A Milano e Roma l’autunno è nel segno di Munch

- di: Samantha De Martin ​
 

L’appuntamento è uno dei più attesi degli ultimi 40 anni. Tanti ne sono passati da quando Milano ha accolto la mostra dedicata al pittore de L’Urlo, Edvard Munch.

Adesso il maestro norvegese si accinge a tornare in Italia in due attesissime tappe.

La prima, dal 14 settembre 2024 al 26 gennaio 2025, lo porterà a Milano dove Palazzo Reale accoglierà la mostra Munch. Il grido interiore.

Il ritorno dopo 40 anni

A comporre l’ampia retrospettiva incentrata sull’intero percorso umano e artistico di Munch saranno cento opere, tra le più note e iconiche della storia dell’arte, prestate eccezionalmente dal Munch Museum di Oslo per la più importante mostra in Italia dedicata al genio.

Promossa da Comune di Milano – Cultura, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, in collaborazione con il Museo Munch di Oslo,

l’esposizione renderà omaggio al precursore dell’Espressionismo nonché a uno dei più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento, interprete per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano.

“Nella mia casa di infanzia abitavano malattia e morte. Non ho mai superato l’infelicità di allora” scriveva Munch.

E infatti la vita dell’artista di Ådalsbruk è stata segnata da grandi dolori che lo hanno trascinato ai limiti della follia. La perdita prematura della madre e della sorella, la tragica morte del padre, la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen contribuirono ad alimentare la poetica di Munch, che, grazie a un eccezionale talento, riuscì a esprimere il suo grido interiore trasformandolo in capolavori senza tempo.

Un viaggio in cento opere tra capolavori senza tempo

Muovendosi tra volti senza sguardo, paesaggi stralunati, l’uso potente del colore, il pubblico avrà modo di scovare in ogni opera messaggi universali e il malessere esistenziale che affligge ogni essere umano. È stata proprio questa capacità a determinare la grandezza di Munch, rendendolo uno degli artisti più iconici del Novecento.

Curato da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo di Munch, il percorso ripercorrerà tutto l’universo dell’artista, l’itinerario umano, la sua produzione, attraverso capolavori inaspettati, come una delle versioni litografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), ma anche quadri straordinariamente poetici come La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–19249), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901), Danza sulla spiaggia (1904).

Il pittore de L’Urlo, emblema dell’angoscia dell’uomo

“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.

Con queste parole Munch descriveva le circostanze che lo indussero a dipingere L’urlo, uno dei quadri più celebri dell’arte mondiale ed ineguagliabile emblema dell’angoscia dell’uomo.

Ispiratosi a una mummia ritrovata in Perù, l’artista pone al centro della tela un uomo urlante, al quale affida il suo crudo stile pittorico. Il suo grido, carico di angoscia, raggiunge anche lo spettatore, quasi deformando l’innaturale paesaggio, caratterizzato da un cielo striato da venature color rosso sangue e da un mare nero e oleoso.

Oltre al personaggio al centro, si intravedono sullo sfondo le sagome di due uomini del tutto ignari di quel lancinante grido di disperazione.

Un artista “scandaloso”

Era il 1892 quando il giovane Munch, ancora sconosciuto, scandalizzava la borghesia di Berlino con dipinti di radicale novità. La sua prima personale in città dovette chiudere a pochi giorni dall’inaugurazione. Da quel momento il pittore ha incarnato la figura dell’artista eversivo e maledetto. La sua esistenza, vissuta ai margini della follia, culminò in periodi di alcolismo e ricoveri in case di cura tra il 1908 e il 1909.

Nonostante le sue opere siano state bandite nella Germania nazista come “arte degenerata”, la maggior parte di esse resistette alla seconda guerra mondiale.

Una festa per Munch

In concomitanza con la mostra milanese è previsto un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che consentirà di approfondire la figura dell’artista, esplorando diversi linguaggi, dal cinema all’architettura, dalla musica alla letteratura.

Emblema dei tormenti esistenziali dell’uomo della Belle Epoque, Munch è infatti, al pari di Picasso, Klimt, van Gogh, un pittore universale. Rappresentato dappertutto, dalle cover alle tshirt, attraverso una deriva in chiave pop, L’Urlo emoziona ancora oggi.

Oltre a uno spazio immersivo, per buona pace del popolo dei selfie, nella mostra a Palazzo Reale ci sarà un’intera sala dedicata al rapporto di Munch con l’Italia, con la presentazione di opere realizzate dall’artista norvegese in occasione del suo Grand Tour nel belpaese che descrisse ampiamente nei suoi diari di viaggio.

“Munch - spiega la direttrice del museo di Oslo Tone Hansen - riscuote sempre grande successo di pubblico e un enorme attenzione da parte dei media. Al Museé d’Orsay l’esposizione chiusa nel gennaio del 2023 ha attratto oltre 700mila persone. Un numero record che speriamo sia di buon auspicio per raggiungere grandi risultati a Palazzo Reale a Milano e poi nel 2025 con continuazione a Roma a Palazzo Bonaparte”.

Munch protagonista nell’inverno di Palazzo Bonaparte

Sono trascorsi 80 anni dalla morte del pittore de L’Urlo che, nel corso della sua carriera artistica ha esplorato questioni di perenne significato esistenziale sfidando le espressioni dell’arte.

Nella tappa milanese, ma anche nella mostra romana, il pubblico sarà invitato a compiere un viaggio dal 1880 alla morte del pittore, avvenuta nel 1944.

Dal 18 febbraio al 2 giugno 2025 l’esposizione si sposterà nella capitale. Protagonista della tappa romana sarà Palazzo Bonaparte. Qui la curatela del progetto oltre che a Patricia Berman sarà affidata anche allo storico dell’arte Costantino d’Orazio.

Il Museo di Munch di Oslo: la più grande collezione dedicata al pittore de L’Urlo

Autentico gioiello affacciato sul fiordo di Oslo, tredici piani per 60 metri di altezza, una superficie di 26 mila metri quadri, undici gallerie e una collezione di 42 mila pezzi, il nuovo Museo di Munch, dedicato al gigante del modernismo scandinavo, ha aperto i battenti a ottobre del 2021 con la sua architettura all’avanguardia incastonata nel vivace quartiere di Bjørvika.

Progettato dallo Studio Herreros accoglie l’eredità che Munch lasciò alla sua città nel lontano 1944: quasi 27 mila tra opere d’arte, tra lettere, fotografie, oggetti personali e strumenti del mestiere.

Oltre ad ospitare una delle più grandi collezioni d’arte di tutti i tempi, il Museo offre una vista mozzafiato sullo skyline cittadino, stabilendo un legame tra l’arte di Munch e la rigenerazione dell’area urbana circostante.

Oltre ad ospitare diverse versioni de L’Urlo, con lo stesso soggetto dipinto a tempera, disegnato su carta o riprodotto dall’artista in stampe litografiche, il museo accoglie anche Il Sole, copia autografa a grandezza naturale del monumentale dipinto murale che l’artista realizzò per l’aula magna dell’Università di Oslo. Il pubblico viene travolto da questa esplosione di energia e vitalità apparentemente in contrasto con l’angoscia che traspare dall’Urlo, testimonianza di un’arte sempre intensa e poliedrica.

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