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Migranti: l'Italia lasciata sola

- di: Redazioni
 
Migranti: l'Italia lasciata sola
Il dossier migranti è quotidianamente una sfida per l'Italia, sia per le difficoltà oggettive che esso pone, sia anche perché la linea del governo deve tenere conto delle diverse anime che si agitano al suo interno (pencolando tra una Lega muscolare e gli altri, che lo sono un po' meno).
La linea che Giorgia Meloni ha scelto, almeno sino ad oggi, è stata quella di chiedere che di questo problema si faccia carico l'Europa adottando, almeno come principio, il piano - che lei chiama Mattei, ricordandone la visionarietà del manager - che prevede di intervenire non per reprimere gli arrivi, ma per creare, laddove nasce il fenomeno, migliori condizioni di vita. Sempre che si riesca a convincere i Paesi di partenza ad aderire al piano (e, aggiungiamo noi, a usare i fondi per la gente, non per ingrassare i corrotti).

Migranti: l'Italia lasciata sola

Un piano di cui Meloni non si nasconde certo le difficoltà e le ambizioni, ma, mettendola giù brutalmente, da qualche parte bisogna pure cominciare e lei, il presidente del consiglio, si sta spendendo con tutti pur di trovare la chiave risolutiva di questo problema.
Ma la complessità di questa vicenda è data anche dalle sue diverse componenti, la prima delle quali è composta dai milioni di persone che potrebbero decidere di dare l'assalto alle coste italiane, considerandole una tappa e non la meta. Uno degli aspetti più delicati è come accogliere questi disperati, quali criteri adottare per concedere loro status privilegiati, le modalità di inserimento nel nostro tessuto sociale, nel rispetto della loro cultura, che però non può cancellare o soperchiare la nostra.

Mille temi, mille ipotesi, ma al momento la sola risposta che lo Stato italiano può dare viaggia su due direttrici: accogliere e assistere chi ha diritto; riservarsi di respingere chi non ha titolo. E, quindi, dotarsi degli strumenti per portare avanti la sua linea, anche se qualche soluzione (come chiedere a chi, migrante, arriva in Italia un contributo in denaro per snellire la sua pratica) suona forse stonata, ma solo se la si estremizza, privandola di umanità.
Ma è una guerra (le battaglie si combattono quotidianamente) che non si può vincere da soli, soprattutto se c'è chi, in Europa, piuttosto che tenderci la mano, preferisce stenderla verso a chi - seppure animato da spirito solidale - contribuisce ad aumentare i flussi, che già sono numericamente spaventosi da soli.

Sapere che la Germania - come governo - finanzia robustamente le Ong che vanno in giro per il Mediterraneo, raccogliendo migranti per poi portarli in Italia considerando così la loro missione finita, è capire che c'è forse la stessa sensibilità tra Roma e Berlino, ma non lo stesso spirito di collaborazione. Che poi la Germania abbia anch'essa un ''problema migranti'' è vero. Ma oggi, dopo che anni fa Angela Merkel ha accolto un milione e 200 mila siriani (oggi, nella quasi totalità, sulla via della completa integrazione), i tedeschi cominciano ad essere insofferenti ai nuovi arrivi, anche se si tratta di ucraini.
Riecco, quindi, che l'Italia e il suo governo si ritrovano alla casella di partenza, perché niente sembra fermare gli arrivi, forse neanche il mare che, con l'autunno, ostacola le partenze.
Tanto per essere chiari, le varie attestazioni che giungono da altri Paesi se restano a livello di semplici dichiarazioni non ci aiutano certo a risolvere il problema. Che non è, e lo diciamo con il massimo, dovuto rispetto per papa Francesco, solo un problema di accoglienza, che l'Italia (con rarissime eccezioni) ha sempre garantito, ma di capacità di sopportare ancora un peso che è insieme economico e sociale.
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