Cronache dai Palazzi - E se Giorgia Meloni fosse già davanti ad un bivio?

- di: Redazione
 
Giorgia Meloni, certo non per sua volontà, si trova davanti ad un problema, che, prima ancora che politico, è, per dirla con un parolone, filosofico. Nel senso che, nonostante i suoi sforzi, nonostante il fatto che quotidianamente si spenda, soprattutto con i partners stranieri, per fare tornare l'Italia al centro del villaggio, il suo governo non sembra seguirla per come lei forse spera. Almeno, non sembra farlo con la determinazione che dovrebbe esserci in un esecutivo che, arrivato con l'obiettivo di ''spaccare tutto'', sembra non riuscire a capitalizzare appieno l'enorme credito che vanta nel Paese. E questa evidenza - la doppia velocità tra le intenzioni del premier e i risultati effettivi, non quelli strombazzati - potrebbe indurre il presidente del consiglio a domandarsi se l'esecutivo abbia bisogno di una correzione di rotta, magari affidandone in parte le sorti a persone diverse.

Cronache dai Palazzi - E se Giorgia Meloni fosse già davanti ad un bivio?

Si sa che il percorso di un governo - di qualsiasi governo espressione di una democrazia - può non essere spedito, può inciampare in qualche episodio che ne offusca impegno e risultati. Ma negli ultimi tempi gli inciampi si stanno moltiplicando, quasi che i registi della coalizione - che non necessariamente sono i ministri - non riescano a gestire una maggioranza talmente ampia da consentire di andare avanti speditamente.
L'errore in cui sono già caduti i partiti della coalizione di governo è quello di non avere saputo ''domare'' l'aula, come dimostrano gli infortuni in cui essa è incorsa. Poco conta dire che poi questi errori sono stati corretti, richiamando all'ordine parlamentari non sempre disciplinati, ma certo l'immagine di una maggioranza che fa della coesione il suo punto di forza è uscita un po' appannata.

Ora il presidente del Consiglio, nelle settimane in cui l'attività del parlamento sarà ferma e quella di governo focalizzata solo su alcuni argomenti, probabilmente ripenserà a quanto è stato fatto, a quanto si sarebbe voluto fare e alle ragioni che sono alla base di performance non esaltanti dell'esecutivo e, più in generale, dell'azione di una maggioranza che ha inteso il suo ruolo in modo talvolta aggressivo, quando invece un dialogo con le opposizioni avrebbe potuto essere costruttivo, anche se non necessariamente finalizzato ad una coincidenza di obiettivi e risultati. E' comunque di tutta evidenza che la maggioranza ogni tanto va fuori giri, soprattutto quando a prevalere sono gli interessi dei singoli partiti che la compongano, aleggiando su tutto la prossima scadenza elettorale europea, verso cui tutti sono impegnati e, quindi, alla ricerca di consensi.

E' palese che Lega e Forza Italia, davanti allo strapotere di Fratelli d'Italia, in termini di voti, cerchino di riposizionarsi per potere accorciare la distanza con il partito di Giorgia Meloni. Ci può stare. Meno ci può, però, stare che in seno al governo ci siano diverse velocità, con alcune di esse che sono, per così dire, in apparente distorsione con quella che dovrebbe essere la comunione di intenti.
Quindi, è questa la domanda che forse è arrivato il momento di farsi, il presidente del consiglio può ancora puntare sull'attuale composizione del governo o, per migliorarne la tenuta e le ''prestazioni'', potrebbe pensare ad apportare qualche correttivo?

Certo, un eventuale ''rimpasto'' - chiamiamolo con il suo nome - disinnescherebbe casi che, in prospettiva, potrebbero essere un problema. Cambiare oggi uno insieme ad altri (perché, ad esempio, magari più esposto a problemi giudiziari) non sarebbe un terremoto, ma di certo eviterebbe di dovere chiedere a qualcuno di fare un passo indietro, sancendo un errore di valutazione fatto all'alba della composizione del governo, quando magari non si conoscevano fatti e circostanze che oggi sono di un qualche imbarazzo.
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