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Meloni e Von der Leyen rilanciano il Piano Mattei: leader africani a Roma per una nuova alleanza strategica

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Meloni e Von der Leyen rilanciano il Piano Mattei: leader africani a Roma per una nuova alleanza strategica
È Roma il teatro della nuova fase diplomatica del Piano Mattei, l’iniziativa voluta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per ridisegnare il ruolo dell’Italia nei rapporti con l’Africa e riequilibrare i flussi migratori e di sviluppo. Oggi la premier riceve la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per un vertice che si annuncia cruciale: saranno presenti i vertici dell’Unione Africana e i capi di Stato di Angola, Zambia, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania, insieme ai rappresentanti delle principali istituzioni finanziarie internazionali. L’obiettivo dichiarato è costruire un partenariato paritario, lontano da logiche coloniali e capace di generare ricadute concrete per entrambe le sponde del Mediterraneo.

Meloni e Von der Leyen rilanciano il Piano Mattei: leader africani a Roma per una nuova alleanza strategica

Il Piano Mattei – così chiamato in onore del fondatore dell’Eni Enrico Mattei – punta a un nuovo modello di cooperazione con l’Africa, centrato su investimenti in energia, agricoltura, istruzione e gestione sostenibile delle risorse. Meloni intende rafforzare la presenza italiana attraverso partnership pubblico-private che non siano più assistenzialistiche ma strategiche, in grado di creare valore nei territori e contrastare le cause profonde della migrazione. L’agenda del vertice romano prevede incontri bilaterali, una sessione plenaria e la firma di memorandum su progetti concreti: dal sostegno a reti elettriche transnazionali alla formazione di giovani imprenditori africani in ambito green e digitale.

Von der Leyen: “Il futuro dell’Europa si gioca anche in Africa”

La presidente della Commissione europea, che già in passato ha espresso appoggio al Piano Mattei come parte del Global Gateway europeo, ha ribadito la centralità dell’Africa nelle politiche strategiche dell’UE. “Il futuro dell’Europa si gioca anche in Africa – ha dichiarato von der Leyen – ed è nostro dovere costruire insieme un modello di sviluppo sostenibile e condiviso.” Le istituzioni europee vedono nel piano italiano un tassello per consolidare la propria influenza nel continente africano, anche come contrappeso alla crescente presenza di Cina e Russia, che negli ultimi anni hanno ampliato il loro raggio d’azione in ambito economico e militare.

Una sfida geopolitica in un mondo multipolare

Il vertice si svolge in un momento di grande fluidità internazionale. L’instabilità in diverse aree del Sahel, i conflitti interni in Sudan e Congo, e la pressione demografica che attraversa l’intero continente africano rappresentano non solo una sfida umanitaria, ma anche una variabile strategica per l’Europa. L’Italia, attraverso il Piano Mattei, prova a proporsi come hub geopolitico e geoeconomico, investendo in cooperazione anziché in chiusure. “Se l’Africa cresce – ha affermato Meloni – l’Europa sarà più forte e più sicura.”

Le critiche e i nodi ancora da sciogliere

Non mancano però le critiche. Alcune Ong denunciano il rischio che il Piano Mattei possa tradursi in una forma di neocolonialismo mascherato, con progetti calati dall’alto e poco trasparenti. Altri osservatori sottolineano la mancanza di una vera governance multilaterale nel piano, la scarsità di risorse economiche già stanziate rispetto agli annunci e l’ambiguità su alcuni punti, come il controllo dei flussi migratori. Anche sul versante africano, non tutti i Paesi coinvolti si mostrano entusiasti: c’è chi teme che il piano possa privilegiare le esigenze energetiche europee più che quelle dello sviluppo locale.

Italia al centro, ma l’Europa deve fare la sua parte


Il vertice di oggi rappresenta un banco di prova per l’Italia, ma anche per l’Unione Europea, chiamata a uscire da un passato fatto di dichiarazioni generiche e a prendere impegni concreti. Il Piano Mattei, se ben implementato, potrebbe diventare un modello replicabile, capace di sostituire alla logica dei respingimenti quella della corresponsabilità. Ma per farlo serviranno risorse vere, governance condivisa e soprattutto un cambio di passo culturale. Le prossime ore diranno se il vertice di Roma sarà l’inizio di una svolta o l’ennesima occasione mancata.
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