Queen Giorgia vince il confronto politico con Elly

- di: Redazione
 
Tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein chi ha portato a casa l'alloro della vittoria nello scontro dialettico a distanza di ieri?
L'evidenza pare essere impietosa per il segretario del Partito democratico dal momento che ieri Giorgia Meloni ha celebrato il suo trionfo (il suo, non quello di Fratelli d'Italia, segnando in modo plastico la differenza di appeal rispetto ad un partito che stenta a stare al passo dalla sua leader) monopolizzando l'attenzione dei media, nazionali e anche di molti stranieri. Con qualche inciampo da parte del servizio pubblico che ha garantito una copertura mediatica al pur importante intervento di Meloni che ha provocato mugugni e anche proteste ufficiali.

Queen Giorgia vince il confronto politico con Elly

Non era certo in dubbio che il lungo discorso del presidente del Consiglio - circa 70 minuti - diventasse l'evento mediatico e politico del giorno. Quello che forse non era completamente atteso è che, ancora, Giorgia Meloni non marca la differenza sostanziale tra l'essere premier e presidente del partito e che viva questa condizione come se dovesse sempre e comunque difendersi da qualcuno o da qualcosa, quando forse il suo ruolo di inquilino di Palazzo Chigi dovrebbe consigliarle un distacco istituzionale - anche se solo apparente -.
Non ha fatto eccezione l'intervento in agenda ad Atreju, nel corso del quale Meloni ha, come giusto che facesse, rivendicato al suo governo successi e meriti, ma non ha resistito al fascino del palco per caricare a testa bassa chi fa opposizione, accomunando avversari politici ad altri (Chiara Ferragni, Roberto Saviano) che, pur senza essere menzionati per nome e cognome, sono stati facilmente individuati da una platea plaudente e dai giornalisti.

E' questa una tattica che in politica non è certo rara, ma che, quando si fa, espone ad un rischio: quello, paradossale, di dare statura di avversari politici a chi questa statura non ce l'ha sicuramente.
Perché additare i comportamenti di chi non fa parte dell'agone politico lo fa automaticamente crescere mediaticamente, mentre forse ignorarlo potrebbe alla fine dimostrarsi più produttivo.
Ma sono scelte strategiche e quelle di Giorgia Meloni stanno pagando, in termini di consenso.

Tornando al confronto tra Meloni e Schlein, bisogna dire che il segretario del Pd sembra non riuscire a sfruttare le possibilità politiche che alcune scelte del governo non sempre sul filo della coerenza e della continuità stanno dando all'opposizione. Sembra quasi che il Pd si perda sul filo della contrapposizione ideologica, piuttosto che sfidare il governo sul terreno della concretezza. Si ha l'impressione, in sostanza, che l'azione di contrasto dei Democratici nei confronti del governo somigli terribilmente agli anni in cui la Dc regnava sovrana e incontrastata e il Pci controbatteva portando il confronto sul piano delle disquisizioni semantiche e non invece imponendo la discussione su un piano di concretezza.
Se questa è la strada scelta dalla segreteria del Partito democratico per contrastare efficacemente il governo, è fortemente giustificato il sospetto che potrebbe risolversi in una debacle elettorale per le prossime europee.
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