Meloni nomina il questore Pignataro esperto per le politiche anti-droga

- di: Redazione
 
Il consiglio dei Ministri, riunitosi sotto la presidenza di Giorgia Meloni, su proposta del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha nominato il questore Antonio Pignataro Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza e, con il suo collocamento fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli ha conferito l’incarico di ''esperto nell’ambito del Dipartimento delle politiche antidroga''.
Un incarico che segna un ulteriore riconoscimento per Pignataro, che ha cominciato la sua ormai lunga ''storia'' in Polizia (vi è entrato a fare parte giovanissimo, 45 anni fa), alla Mobile di Palermo, dove ha lavorato per un decennio, a stretto contatto con magistrati e servitori dello Stato, alcuni dei quali caduti nella guerra che la mafia dichiarò, in quegli anni, alle istituzioni democratiche. Uomini come Chinnici, Falcone, Borsellino, Cassarà, Montana, Zucchetto, Antiochia, Mondo, Trapassi, Bartolotta che ancora oggi il questore Pignataro considera come eroi del nostro tempo e degni di essere ricordati e additati ad esempio per le nuove generazioni. Per questo, nel corso della sua permanenza a Macerata, si è battuto affinché strade, piazze, spazi comunitari fossero loro dedicati per ricordarli.

Meloni nomina il questore Pignataro esperto per le politiche anti-droga

Una vita di prima linea per Pignataro che, dopo l’esperienza alla Direzione centrale della polizia criminale e nei Commissariati di Roma Casilino, Romanina, Parioli e Viminale, fu promosso Questore e nominato responsabile della Direzione Centrale dei servizi antidroga, alla cui guida restò per due anni, ottenendo grandi risultati.
Nel 2018 il Paese su scosso dalle notizie che arrivarono da Macerata, dove l'arroganza delle bande criminali nigeriane (che avevano occupato il territorio, imponendo la loro legge, fatta di un controllo quasi militare dei luoghi di spaccio) sembrava non potere essere contrastata dallo Stato. L'assassinio e lo smembramento del cadavere di una giovane, Pamela Mastropietro, e quindi il successivo raid di Luca Traini (che, disse, per vendicarne la morte aveva sparato contro degli extracomunitari) imposero una netta inversione della risposta delle Istituzioni. Per questo l'allora ministro dell'Interno, Marco Minniti, garantì a Macerata e alla sua gente che avrebbe mandato un nuovo questore - appunto Antonio Pignataro - per alzare la reazione dello Stato alla violenza.

Nel giro di pochi mesi la promessa di Minniti divenne realtà perché l'azione di Pignataro portò all'eliminazione dello spaccio di sostanze stupefacenti a Macerata e in tutta la provincia, con circa 300 arresti e una miriade di denunce. Le bande di spacciatori nigeriane furono quindi cancellate dalla ''mappa criminale'' della città e dell'intera provincia. Un risultato inatteso, ma solo per chi non conosceva Pignataro, la sua preparazione e, soprattutto, la sua ''qualità'' di mastino contro la droga. Se la lotta agli spacciatori gli valse il plauso delle istituzioni e dei cittadini di Macerata, gli fece anche ''meritare'' minacce quotidiane da parte dei criminali costretti a fermare la loro attività. Pignataro decise, però, di elevare il livello del contrasto alla droga, mettendo nel mirino la cannabis light e la proliferazione di negozi che la commercializzavano, disponendone la chiusura. Una decisione coraggiosa, poi, avvalorata in sede giurisprudenziale, da una sentenza della Corte di Cassazione. Il suo impegno gli è valso, nel 2019, un riconoscimento al quale tiene moltissimo, quello di ''Uomo dell'anno'' conferitogli all’unanimità dai ragazzi ospiti della comunità terapeutica di San Patrignano.
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