Giorgia Meloni e il governo lanciano la sfida: via al premierato

- di: Redazione
 
Quella che Giorgia Meloni ha già etichettato come la madre di tutte le riforme e che si sostanzia soprattutto con l'elezione diretta del premier è una svolta nella vita delle nostre istituzioni, anche se, per capirne sino in fondo la portata e come essa, realmente, cambierà il corso politico del Paese, occorrerà ancora del tempo.
Non tanto negli obiettivi che il disegno di legge costituzionale - approvato all'unanimità - si pone, quanto nei risultati che alla fine porterà realmente, a conclusione di un iter parlamentare che sarà non necessariamente in discesa, seppure considerando la maggioranza che la coalizione di governo ha nelle due Camere.

Giorgia Meloni e il governo lanciano la sfida: via al premierato

Andando per singoli punti, il Dl - che ha cinque articoli - prevede l'elezione a suffragio universale del presidente del Consiglio. Cioè, alla scadenza di ciascuna legislatura (naturale o perché in parlamento sono venute meno le condizioni per andare avanti a causa dell'impossibilità del premier a proseguire nel mandato), i cittadini sono chiamati al voto per indicare la persona che vogliono li governi per cinque anni.
Non si sa ancora se questa votazione avverrà su un singolo appuntamento elettorale o se è previsto un ballottaggio, magari tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di consensi. Altro passaggio che la maggioranza ritiene importantissimo è la norma che non consente che, nell'ambito della stessa legislatura, quando il premier dovesse perdere la fiducia o decidesse di dimettersi, possa formarsi una coalizione diversa da quella che ha vinto le elezioni.

''Sono molto fiera di questa riforma - ha detto Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa seguita all'approvazione del disegno di legge -. Confido in un consenso ampio in Parlamento e se così non dovesse essere chiederemo agli italiani che cosa ne pensano con un referendum".
Su uno dei timori che, da più parti, sono stati espressi nei confronti di una riforma di questa portata, Giorgia Meloni ha voluto essere chiara: ''Il ruolo del presidente della Repubblica è di assoluta garanzia e noi abbiamo deciso di non toccarne le competenze''.

Precisazione fondamentale perché la nuova architettura prevista dalla riforma appare come un enorme rafforzamento della figura al presidente del consiglio, cui, se venissero toccate o dimensionate le prerogative di quello della Repubblica, finirebbe per essere preponderante, sostanzialmente intaccando il ruolo di garanzia di chi siede al Quirinale.
La riforma, come è stato detto nel corso della conferenza stampa, intende innanzitutto riconoscere al capo del governo la possibilità di restare al suo posto per la legislatura, al riparo da congiure di palazzo sul tipo delle tante che hanno portato in passato a traumatiche defenestrazioni, con il ricorso ad un ''papa straniero'', cioè persone di cui si riconosce statura morale e capacità, ma che non sono espressione del voto popolare.
Insomma, un ''tecnico'', come, in tempi recenti, sono stati Mario Monti, Carlo Azeglio Ciampi e, per ultimo, Mario Draghi.

Una norma che quindi vuole restituire alla politica una centralità che si era andata perdendo, sotto la spinta di emergenze soprattutto legate alla situazione economica del Paese. Se il Dl diventerà legge, a Palazzo Chigi andranno solo esponenti politici e, semmai un tecnico dovesse meritare stima e attenzione da parte della gente, non avrebbe altra strada che accettare il giudizio che passa per il voto popolare.
Già in queste ore si è aperto un dibattito che allarga ulteriormente il solco tra maggioranza e opposizioni, con la sola eccezione, su quest'ultimo fronte, di Matteo Renzi, che ancora recrimina sulla sua riforma costituzionale, bocciata dal referendum. Una possibilità che potrebbe ripresentarsi se, prendendo atto del voto positivo del parlamento, ma non accettandolo, si mettesse in moto il meccanismo referendario che, visto quel che accadde all'iniziativa di Renzi, lascia sempre un grosso margine di incertezza sull'esito.
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