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Meloni ricorda Moro e Impastato: “Due destini, un’unica ferita nella storia d’Italia”

- di: Redazione
 
Meloni ricorda Moro e Impastato: “Due destini, un’unica ferita nella storia d’Italia”

Nel giorno del ricordo delle vittime del terrorismo, Giorgia Meloni torna a parlare del 9 maggio 1978, una data che continua a interrogare le coscienze del Paese. E lo fa scegliendo i social, un luogo sempre più centrale nella comunicazione istituzionale, per affidare un pensiero personale che unisce due simboli distanti ma accomunati dalla violenza politica e mafiosa: Aldo Moro e Peppino Impastato.

Meloni ricorda Moro e Impastato: “Due destini, un’unica ferita nella storia d’Italia”

“Due figure diverse che hanno segnato la storia recente d’Italia, accomunate da un tragico destino”, scrive la presidente del Consiglio, affidando al Giorno della Memoria un significato che va oltre la commemorazione. Le parole di Meloni si inseriscono in un contesto in cui il ricordo assume i tratti della responsabilità collettiva. Non si limita a un esercizio di stile, ma mira a tenere vivo un filo diretto tra istituzioni e storia, tra passato e presente. Il riferimento alle “forze oscure – le Brigate Rosse e Cosa Nostra – che hanno insanguinato la nostra Nazione” è un richiamo netto a una stagione che ancora oggi solleva interrogativi profondi sulla tenuta democratica e civile del Paese.

Un racconto che unisce anime diverse
La scelta di accostare Moro, statista democristiano, e Impastato, militante di sinistra e attivista antimafia, non è scontata. Anzi, è politicamente e simbolicamente potente. Meloni riconosce implicitamente che la storia repubblicana è fatta di voci differenti, talvolta antagoniste, ma che tutte meritano dignità nel momento in cui vengono colpite dalla violenza. “Il 9 maggio 1978 persero la vita per mano di due delle forze oscure che hanno insanguinato la nostra Nazione”: così la leader di Fratelli d’Italia chiude il cerchio della memoria, consegnando alla riflessione nazionale un passaggio che travalica i confini ideologici.

Il no alla violenza come linea politica
Meloni ribadisce “il no alla violenza politica, di qualsiasi colore”, con un’affermazione che sembra voler neutralizzare ogni tentativo di rilettura partigiana degli anni di piombo. È un posizionamento che cerca di fare sintesi: da un lato la condanna ferma di ogni forma di terrorismo, dall’altro l’idea che la memoria debba servire anche come antidoto ai nuovi estremismi. Un messaggio che arriva in una fase politica complessa, in cui le tensioni sociali e le polarizzazioni tornano a farsi sentire, e in cui l’uso della memoria rischia spesso di diventare un terreno di scontro.

Un’identità che si costruisce anche sul dolore
Nel ricordo di due vittime emblematiche, Meloni rivendica una narrazione patriottica e repubblicana che non rinnega le diversità del passato. È un tentativo di costruire un’identità nazionale più inclusiva, che non si limita alla celebrazione dei padri fondatori della destra, ma abbraccia storie diverse, tragicamente segnate dalla violenza e dall’emarginazione. Moro, il leader cristiano ucciso dalla lotta armata. Impastato, il giovane siciliano ribelle assassinato dalla mafia. Due volti, due linguaggi, due battaglie. Ma un unico messaggio: la Repubblica deve sapere custodire ogni frammento della propria storia.

Un’eredità che interpella le nuove generazioni
Il messaggio della presidente arriva in un momento in cui il rapporto tra giovani e memoria è quanto mai fragile. Gli anni Settanta appaiono sempre più distanti, e il rischio di una rimozione silenziosa è concreto. Meloni sembra voler invertire questa tendenza, utilizzando un linguaggio accessibile e diretto, ma senza cedere al revisionismo o alla retorica. È un modo per dire che le ferite del passato non possono essere archiviate, che il sacrificio di Moro e Impastato è parte integrante dell’educazione civile di ogni cittadino.

Una politica della memoria come atto di governo
Nel farlo, Meloni non rinuncia a dare al suo ruolo istituzionale un profilo che unisce la guida politica alla funzione pedagogica. Il Giorno della Memoria non è solo una ricorrenza. È, nelle sue parole, un’occasione per rafforzare il patto di cittadinanza, per ribadire il primato della legalità, per contrastare ogni forma di oppressione. Anche “quella mafiosa”, aggiunge, ampliando il perimetro del ricordo a una battaglia ancora aperta. La lotta alla mafia e la condanna del terrorismo, nella visione della premier, non sono temi da consegnare alla retorica delle celebrazioni, ma questioni vive, politiche, attuali.

Un messaggio trasversale, in cerca di ascolto
Meloni affida il suo pensiero ai social, consapevole che la comunicazione pubblica si costruisce oggi anche attraverso quei canali. Ma lo fa scegliendo toni sobri, evitando slogan, puntando su una memoria condivisa che cerca ascolto anche oltre la propria parte politica. È un’operazione che cerca di ricucire, laddove per decenni si è strappato. E che, almeno per un giorno, prova a riscrivere la storia recente d’Italia come un racconto comune.

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