Meloni presenta la manovra, frutto di ''visione politica'', non ''ragionieristica''

- di: Redazione
 
È una manovra da 'vorrei, ma non posso'' la prima che Giorgia Meloni ''firma'' da presidente del Consiglio. II motivo è abbastanza semplice: le misure che sono state definite - che ora dovranno ottenere il via libera dal Parlamento - sono la diretta conseguenza delle condizioni certo non floride delle nostre finanze. Quindi, scremando le decine di proposte venute dalla maggioranza di governo (alcune decisamente fuori registro, per non dire strampalate), alla fine è stato messo a punto un pacchetto che certamente non risolve i problemi della ''famiglia media'' dell'Italia, ma quanto meno cerca di aiutarla, e questo già è positivo.
Alcune delle misure annunciate - come l'abolizione a partire del 2024 del tanto vituperato reddito di cittadinanza o l'adozione di un meccanismo di tassa piatta - sembrano rispondere all'esigenza di onorare le promesse fatte in campagna elettorale, anche se l'ampiezza dei loro effetti è ridimensionata dalla condizione della ''cassa''.

Meloni presenta la manovra, frutto di ''visione politica'', non ''ragionieristica''

Fratelli d'Italia, che voleva fare strame del reddito di cittadinanza, ha dovuto accettarne una fine post-datata perché in questo momento storico l'aiuto a chi è disagiato prevale sulla consapevolezza che i buchi della legge che ha istituito il beneficio in materia di controlli l'hanno reso anche uno strumento di illecito arricchimento. Cioè, che il reddito di cittadinanza sia da ripensare, in termini di condizioni per accedervi, è chiaro, ma non da subito, considerato che in qualche modo ha aiutato chi meno ha, pur se c'è chi abbia lucrato senza averne titoli.

Sul punto le parole del primo ministro sono state chiare, dicendo che dal 2024 non percepirà più il beneficio ''chi può lavorare''. Con rifermento anche alle parole del leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte (''Vedo forze politiche che chiamano la piazza''), Giorgia Meloni ha detto: ''Va bene tutto. Però vorrei sapere se chi lo ha pensato lo ha immaginato come uno strumento dello Stato per occuparsi delle persone dai 18 ai 60 anni. C’è gente che lo prende da tre anni: evidentemente non ha funzionato. Credo che lo Stato debba occuparsi di loro a trovare un posto di lavoro''.

La stessa ''fat tax'' proposta oggi è diversa da quella che avrebbe voluto la Lega (Salvini ne è da anni un convinto sostenitore), ma è quel che si potrebbe definire dalle parti di via Bellerio, un buon inizio.
La tassa sarà accessibile dagli autonomi con ricavi fino a 85 mila euro. Poi ci sono altre due ''tasse piatte'' che Giorgia Meloni ha indicato in quella sui ''redditi incrementali alle partite Iva che hanno una tassa piatta del 15% sul maggiore utile conseguito rispetto al triennio precedente con soglia massima 40 mila euro'' e nell'introduzione di una al 5% ''sui premi di produttività fino a 3mila euro contro il 10% previsto attualmente, che fa il paio con l’estensione fringe benefit''. Poi ci sarà bonus sociale per le famiglie con Isee a 15 mila euro, mentre la tassa sugli extraprofitti passa dal 25 al 35 per cento.
Comunque, Meloni ci ha tenuto a rimarcare che la manovra varata è ''coraggiosa, coerente'', rivendicando per essa ''una visione politica, non un lavoro ragionieristico'', aiutando i redditi medi e non quelli ricchi. Ma, ha scandito, ''quando mancano le risorse non si pensa al consenso''.
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