Elezioni 2022 - Meloni: bene l'abiura del fascismo, ma ora passi ai fatti
- di: Diego Minuti
Le parole di Giorgia Meloni, chiare e per questo inequivocabili, di condanna del fascismo, che soppresse la democrazia e promulgò le vomitevoli leggi che misero all'indice gli ebrei, erano attese da tempo, quasi scontate, essendo questo un passaggio strategicamente necessario per allontanare da sé e dal suo partito le critiche per non avere preso con nettezza le distanze, anche ideologiche, da un regime che portò l'Italia nell'inferno della guerra e, prima ancora, nel baratro della vergogna.
Giorgia Meloni allontana il fascismo ma deve agire in maniera più netta
Affermazioni che non possono essere interpretate, tagliando ufficialmente ogni residuo legame con un passato che, in fin dei conti, non era mai stato denunciato così nettamente. Ma forse da Giorgia Meloni ci si deve attendere altro, ben altro, se vuole proporsi come il credibile leader politico di tutto il Paese (anche di chi non la pensa certo come lei), per guidarlo per il conseguimento del bene comune.
Però le sole parole forse non bastano e cerchiamo di spiegarlo.
Giorgia Meloni ha un trascorso politico che la collocava in un'area ben definita che aveva nel Movimento Sociale il suo riferimento politico. Lei, come migliaia di giovani.
Questo, connotandola ideologicamente, quasi la costringe oggi a denunciare il fascismo, non ancora come ''il male assoluto'', come fece quasi vent'anni fa, in Israele, Gianfranco Fini, ma certamente come qualcosa di inaccettabile.
Dando per scontato che la denuncia del fascismo nasca da una profonda convinzione, le parole di Meloni potrebbero essere interpretate, a volere pensare male, come qualcosa da fare per accreditarsi, anche all'estero, come una determinata assertrice della democrazia quale valore assoluto.
Ora però dal presidente di Fratelli d'Italia si deve legittimamente aspettare qualche altro passo. Come ad esempio - per come ha già detto di volere fare - ammonendo le strutture del suo partito, soprattutto, par di credere, quelle periferiche -, blindare i confini di FdI per evitare imbarazzanti contiguità o addirittura contaminazioni.
Quindi sarebbe bene per Meloni e i suoi luogotenenti dire a chiare lettere che esternazioni di sapore nostalgico non saranno più tollerate, non perché è meglio così, ma perché esse sono aliene alla morale del partito.
Cosa però facile a dirsi, perché poi si va a cozzare con realtà nel territorio ben diverse, come ha dimostrato il caso dell'europarlamentare di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza che, partecipando ad una manifestazione, salutò con il braccio destro teso, non certo per un problema d'artrosi, perché accompagnò il gesto con un ''caro e partecipato'' ricordo di un ex imbianchino, austriaco di nascita, che portò il mondo intero in guerra.
La domanda è semplice: basta l'abiura del fascismo pronunciata dal presidente di Fratelli d'Italia per ripulire il partito di nostalgici o peggio?
Giorgia Meloni sa benissimo che ogni suo gesto, ogni parola è stata, é e sarà vivisezionata da chi (e non parliamo solo degli avversari politici di oggi) vorrebbe trovare argomenti sui quali attaccarla. Ci sta, la politica non è certo cambiata. Per questo siamo sicuri che, oggi, non parlerebbe ai neofranchisti di Vox con i toni e i temi che toccò nell'ormai celeberrimo discorso dello scorso giugno in Andalusia. Non cadrebbe più nell'errore di cedere alla foga e all'entusiasmo con parole che oggi certo non l'aiutano nella delicata operazione di costruzione di una immagine internazionale di leader.