Medio Oriente: Netanyahu sfida gli Stati Uniti e continua la ''sua'' guerra

- di: Redazione
 
Benjamin Netanyahu, in palese difficoltà sul fronte interno, dove si moltiplicano le accuse contro di lui sulla gestione del conflitto, anche per come esso sia maturato senza che Israele riuscisse a prevenirlo, e della questione degli ostaggi in mano di Hamas, è entrato in evidente rotta di collisione con il suo più forte alleato, l'America, dichiarando di essere contrario di creare uno Stato palestinese a guerra finita a Gaza.
Nel corso di una conferenza stampa, Netanyahu ha ribadito la sua intensione di proseguire l'offensiva a Gaza "fino alla vittoria completa", aggiungendo, comunque, che per la distruzione di Hamas e il ritorno degli ostaggi potrebbero volerci "molti altri mesi".

Medio Oriente: Netanyahu sfida gli Stati Uniti e continua la ''sua'' guerra

Le pressioni che gli Stati Uniti stanno esercitando sul premier israeliano, quindi, non hanno sortito alcun effetto, nonostante i numeri della guerra. Secondo il Ministero della Sanità di Hamas, i morti palestinesi a Gaza sono quasi 25 mila e l’85% della popolazione della Striscia è stata costretta a sfollare.
Quindi, davanti all'allargarsi del fronte internazionale che spinge affinché le parti in conflitto comincino a dialogare, la posizione dura di Netanyahu sembra allontanare ogni ipotesi di pace. Lo stesso portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, è sembrato prendere atto della totale diversità di vedute, riconoscendo che Usa e Israele "ovviamente" vedono le cose in modo diverso.

A rendere lo scenario ancora più fosco è stato un passaggio della conferenza stampa di Netanyahu, quando ha detto che Israele deve avere il controllo di sicurezza su tutto il territorio a ovest del fiume Giordano, che includerebbe il territorio di qualsiasi futuro Stato palestinese. In particolare, il primo ministro di Israele ha detto che questa ''è una condizione necessaria ed è in conflitto con l'idea di sovranità'', riferendosi ai palestinesi.
''Cosa fare?" - si è chiesto retoricamente - "Dico questa verità ai nostri amici americani, e ho anche fermato il tentativo di imporci una realtà che danneggerebbe la sicurezza di Israele''.

Kirby ha detto che gli Stati Uniti sono stati "estremamente chiari" su come vogliono che sia Gaza dopo la guerra, con ''un governo a Gaza che sia rappresentativo delle aspirazioni del popolo palestinese, che abbia un voto e una voce in capitolo su come appare e che non vi sia alcuna rioccupazione di Gaza".
I problemi interni di Netanyahu intanto crescono, con la sempre maggiore pressione delle famiglie degli ostaggi, spalleggiate da gran parte dell'opinione pubblica, convinta che il ritorno a casa di coloro ancora in mano di Hamas sia prioritario rispetto all'obiettivo di distruggere il gruppo terroristico.
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