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Europa, svegliati! Draghi e Mattarella suonano l’allarme

- di: Bruno Coletta
 
Europa, svegliati! Draghi e Mattarella suonano l’allarme
A Coimbra il vertice Cotec si trasforma in un appello drammatico: “Stare fermi non è più un’opzione”. Difesa comune, energia, salari: la sfida è adesso.
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Non è un concerto d’archi quello che risuona tra le navate del Convento di San Francesco, ma un richiamo assordante. “Nessun dorma”, intona il tenore. Ma a fare tremare le pareti, stavolta, sono le parole. Quelle, nette e pesanti, di Mario Draghi e Sergio Mattarella, che nel cuore dell’antica capitale portoghese trasformano il summit Cotec in un grido d’allarme all’Europa: il tempo dell’attesa è finito.

Il punto di rottura è adesso
“Gli eventi più recenti rappresentano un punto di rottura”, ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio ed ex governatore della Bce, intervenendo al fianco del presidente della Repubblica, del re di Spagna Felipe VI e del capo di Stato portoghese Marcelo Rebelo de Sousa. “L’uso massiccio di azioni unilaterali nelle dispute commerciali e l’esautoramento del Wto – ha scandito Draghi – hanno minato l’ordine multilaterale in modo difficilmente reversibile”.
Il riferimento è esplicito: i dazi imposti da Donald Trump, ma anche il clima sempre più ostile verso l’Europa da parte dell’amministrazione americana. “È un azzardo credere che il commercio con gli Stati Uniti tornerà alla normalità dopo una rottura unilaterale così importante – ha aggiunto Draghi – o che altri mercati possano colmare rapidamente il vuoto lasciato dagli Usa”.

Mattarella: “Il mondo non sarà più come prima”
Se Draghi ha snocciolato dati e valutazioni economiche, Mattarella ha invece innestato il ragionamento politico, con toni insolitamente perentori. “L’immobilismo – ha ammonito – non è più un’opzione. Le condizioni materiali di benessere diffuso sono a rischio”. E ancora: “Siamo di fronte a una sfida epocale per il nostro continente, tanto più urgente se rapportata alle recenti evoluzioni negli equilibri mondiali”.
Un’Europa addormentata, incapace di reagire, rischia l’irrilevanza storica. Per questo il presidente ha invocato una strategia coordinata sulla sicurezza energetica, sugli approvvigionamenti critici e sull’attrazione dei talenti: “Accordi con partner affidabili – ha detto – sono la chiave per garantire stabilità e autonomia”.

Difesa comune e industria sotto pressione
Tra le priorità emerse a Coimbra c’è la costruzione di una vera politica di difesa europea. “L’Europa deve imparare a difendersi da sola – ha sottolineato Draghi – perché non possiamo più permetterci di dipendere da alleanze incerte e da garanzie sempre più condizionate”.
Un messaggio che arriva nel pieno del caos internazionale: dagli scenari instabili in Medio Oriente all’invasione russa dell’Ucraina, fino alle manovre di Pechino nel Pacifico. Il Sud dell’Europa – è la tesi emersa dal summit – può e deve essere il motore di una nuova iniziativa.
Ma c’è anche l’industria a preoccupare Draghi. “I prezzi elevati dell’energia e le carenze infrastrutturali rappresentano una minaccia per la sopravvivenza delle nostre imprese, soprattutto manifatturiere”, ha detto. In Italia, secondo un rapporto di Confindustria, oltre il 20% delle piccole e medie aziende ha visto crescere di oltre il 30% il proprio costo energetico nell’ultimo anno.

Salari stagnanti e competitività a rischio

Altro nervo scoperto: il lavoro. Draghi ha messo nero su bianco un’analisi impietosa: “Nell’eurozona – ha spiegato – i salari reali sono cresciuti molto meno rispetto alla produttività. In pratica, abbiamo volontariamente tenuto bassi i salari per essere competitivi, ma ora ne paghiamo il prezzo in termini di domanda interna, coesione sociale e attrattività”.
Secondo i dati della Bce, tra il 2010 e il 2023, i salari reali nell’area euro sono cresciuti del 5%, contro il 14% degli Stati Uniti. Una forbice che rischia di diventare strutturale e che indebolisce l’Europa sia all’interno che nelle relazioni globali.

Il Sud come laboratorio del rilancio
Non è un caso che il messaggio più forte arrivi da Sud. Italia, Spagna e Portogallo, sottolinea Mattarella, stanno dimostrando coesione e visione. Felipe VI, nel suo discorso, ha parlato di “reazione con saggezza, vigore e audacia”, mentre il presidente portoghese ha elogiato il “nuovo protagonismo del Mediterraneo nel rilancio europeo”.
In questo senso, il Cotec – il consorzio iberico che riunisce imprese, governi e centri di ricerca – si propone come piattaforma per le politiche industriali e tecnologiche dell’Unione. Il suo rapporto annuale, presentato a Coimbra, lancia un segnale chiaro: il continente è in ritardo su green economy, digitalizzazione e filiere strategiche.

“Orgogliosi dell’eccezionalità europea”
In chiusura, Mattarella ha voluto ricordare ciò che rende l’Europa ancora un modello, nonostante le sue fragilità. “Un’economia di mercato aperta, uno stato di diritto consolidato, una democrazia vitale e politiche ispirate al principio di solidarietà: dobbiamo essere orgogliosi della nostra eccezionalità”.
Ma quell’orgoglio, ha lasciato intendere, non basta. Serve azione. Serve coraggio. Serve – come ha ripetuto Draghi – “una nuova stagione di responsabilità condivisa”.

“Nessun dorma”: la sveglia è suonata
È la romanza di Puccini a chiudere idealmente la giornata. Il tenore canta “Vincerò”. Ma la vittoria, sembrano dire Draghi e Mattarella, non è scritta. Va conquistata. Ora o mai più.

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