Il tribunale penale di Parigi ha condannato Marine Le Pen per appropriazione indebita di fondi pubblici dell’Unione Europea, nell’ambito del processo relativo al presunto uso illecito di risorse destinate agli assistenti parlamentari del Parlamento europeo. Oltre alla leader del Rassemblement National, sono stati riconosciuti colpevoli altri otto ex eurodeputati del suo partito. Secondo i giudici, Le Pen e gli altri imputati avrebbero utilizzato impropriamente circa 2,9 milioni di euro, impiegando queste risorse non per lo svolgimento dell’attività parlamentare a Strasburgo, come previsto, ma per finanziare il funzionamento del partito in Francia attraverso assunzioni fittizie.
Marine Le Pen condannata per appropriazione indebita di fondi UE: chiesti cinque anni di reclusione e l’ineleggibilità
La sentenza rappresenta l’atto finale di un’indagine iniziata nel 2016, quando l’Ufficio europeo antifrode (Olaf) segnalò irregolarità nel reclutamento di collaboratori del gruppo politico di Le Pen. Dopo anni di indagini e udienze, i magistrati hanno accertato che numerosi assistenti parlamentari risultavano formalmente assunti presso il Parlamento europeo, ma in realtà lavoravano stabilmente presso le sedi del Rassemblement National in Francia, occupandosi esclusivamente dell’attività politica del partito e non di quella legislativa.
Sulla base di questi elementi, la Procura ha richiesto per Le Pen una pena di cinque anni di reclusione, di cui tre con sospensione condizionale, una multa di 300.000 euro e l’immediata interdizione dai pubblici uffici, ovvero l’ineleggibilità. Una misura che, qualora confermata in via definitiva nei gradi successivi di giudizio, potrebbe compromettere seriamente la carriera politica della leader di estrema destra, che da anni si prepara a un’ulteriore corsa all’Eliseo, dopo essere arrivata al ballottaggio nelle elezioni del 2017 e del 2022.
Le reazioni politiche e le ricadute sul fronte elettorale
La sentenza ha avuto un effetto deflagrante sul clima politico francese, già acceso in vista delle prossime elezioni europee di giugno. Marine Le Pen ha definito la decisione del tribunale “una vergogna giudiziaria” e ha immediatamente annunciato ricorso. I vertici del Rassemblement National hanno denunciato “una caccia alle streghe” nei confronti della loro leader, parlando apertamente di un processo politico orchestrato per ostacolare l’ascesa del partito.
Nonostante la strategia di difesa basata sull’accusa alla magistratura di interferenze politiche, la condanna rischia di aprire una frattura all’interno dello stesso RN e tra i suoi elettori. La figura di Marine Le Pen, che negli ultimi anni aveva lavorato per dare un’immagine più istituzionale e moderata al partito, subisce un duro colpo di credibilità. Gli analisti politici francesi ritengono che questa vicenda potrebbe accelerare il processo di transizione della leadership verso Jordan Bardella, giovane presidente del partito e considerato l’erede designato.
Le implicazioni a livello europeo
Al di là del contesto interno francese, la condanna di Marine Le Pen si inserisce in un momento cruciale per gli equilibri politici in Europa. Il Rassemblement National guida attualmente i sondaggi per le elezioni europee, e la vicenda giudiziaria rischia di influenzare l’orientamento dell’elettorato, alimentando il dibattito sul rapporto tra legalità e rappresentanza politica. Inoltre, il caso riaccende la discussione sul controllo dei fondi pubblici da parte delle istituzioni europee e sulle misure necessarie per prevenire l’uso distorto delle risorse comunitarie da parte dei partiti nazionali. La decisione finale sul ricorso di Le Pen è attesa nei prossimi mesi e potrebbe diventare uno dei dossier centrali del dibattito elettorale europeo.