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Manovra, il gran finale: tasse giù, spese su e crescita al minimo

- di: Matteo Borrelli
 
Manovra, il gran finale: tasse giù, spese su e crescita al minimo
Manovra, il gran finale: tasse giù, spese su e crescita al minimo
Famiglie e imprese al centro, banche nel mirino e conti pubblici sotto osservazione.
 
(Foto: la Camera dei deputati sta per chiudere il sipario sulla Manovra 2026).

Il sipario sta per calare. Dopo oltre due mesi di passaggi parlamentari, emendamenti e aggiustamenti, la legge di Bilancio arriva al voto finale alla Camera con un impianto ormai blindato. Il conto complessivo è chiaro: 22,3 miliardi di interventi nel 2026, frutto di 7,9 miliardi di tagli fiscali e 14,4 miliardi di nuove spese.

Un equilibrio delicato, che il ministro dell’Economia ha sintetizzato con parole nette: “prudente, non stagnante”. Un’etichetta che racconta bene l’obiettivo politico: aiutare famiglie e imprese senza mettere a rischio i conti pubblici.

Crescita debole e deficit sotto il 3%

La manovra non spinge sull’acceleratore dello sviluppo. Le stime ufficiali indicano una crescita ferma allo 0,7% nel 2026, sostenuta soprattutto dall’ultimo anno pieno di risorse del Pnrr. Il vero traguardo è un altro: portare il deficit sotto il 3% già nel 2025, con un anno di anticipo rispetto alle previsioni iniziali.

Un risultato che consentirebbe all’Italia di uscire dalla procedura europea per disavanzo eccessivo e di gestire con maggiore flessibilità l’aumento delle spese per la difesa, tema centrale nell’agenda Nato.

Irpef e fisco: chi guadagna di più risparmia di più

Il cuore fiscale della manovra è la riduzione della seconda aliquota Irpef, che scende dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro. L’intervento vale 2,9 miliardi nel 2026 e circa 3 miliardi a regime dal 2027.

I benefici maggiori si concentrano tra i 50.000 e i 200.000 euro, soglia oltre la quale il vantaggio viene compensato da un taglio alle detrazioni fiscali. Un meccanismo che riduce l’effetto redistributivo e privilegia i redditi medio-alti.

Pesano anche altri interventi:

  • Rottamazione delle cartelle fino al 31 dicembre 2023: 1,5 miliardi
  • Aliquota al 5% sugli aumenti contrattuali per redditi sotto i 28.000 euro: 420 milioni
  • Premi di risultato tassati all’1%: 535 milioni
  • Trattamento accessorio nel pubblico impiego: 359 milioni

Pensioni: conto rinviato, ma salato

Il capitolo previdenza presenta un impatto limitato nel breve periodo ma significativo nel medio. La sterilizzazione parziale dell’aumento dei requisiti pensionistici scatterà dal 2027 e costerà 1,2 miliardi. Una scelta politica che rimanda il peso finanziario agli anni successivi.

Famiglia, sanità e welfare: interventi mirati

La sanità riceve 2 miliardi aggiuntivi, una boccata d’ossigeno per un settore sotto pressione. Sul fronte famiglia, le misure guardano soprattutto alle madri lavoratrici:

  • 630 milioni per integrare il reddito delle lavoratrici con due o più figli
  • 225 milioni per favorire l’esonero contributivo

Rilevante anche la revisione dell’Isee, che esclude la prima casa fino a 200.000 euro nelle grandi città: un intervento da 466 milioni. Rifinanziata la social card con mezzo miliardo e cancellato il mese di sospensione dell’Assegno di inclusione, per un costo di 440 milioni.

Imprese: incentivi oggi, benefici domani

Le imprese incassano nel 2026 2,3 miliardi per il credito d’imposta della Zes unica. Il superammortamento non pesa subito sui conti, ma vale 541 milioni nel 2027 e un miliardo nel 2028.

Completano il quadro i fondi per i macchinari, gli aiuti alle filiere turistiche e il rinvio di plastic e sugar tax, che da solo vale 385 milioni nel primo anno.

Chi paga davvero il conto

A finanziare la manovra sono soprattutto banche, assicurazioni e ministeri. I dicasteri subiscono tagli per 2 miliardi, compensabili con rimodulazioni interne. Per il settore finanziario pesa l’aumento dell’Irap, che vale tra 1,2 e 1,3 miliardi.

Ma anche i cittadini contribuiscono: 552 milioni arrivano dall’aumento delle accise sui carburanti e 213 milioni dal rincaro dei tabacchi. Più contenuto l’impatto della stretta sugli affitti brevi, che produrrà 138 milioni, ma solo dal 2027.

Una manovra di equilibrio, non di slancio

Il quadro finale restituisce una legge di Bilancio che tiene insieme rigore e consenso, senza però imprimere una vera svolta alla crescita. Una scelta consapevole, che guarda più alla stabilità dei conti che all’espansione economica.

Come ha ammesso lo stesso titolare dell’Economia, “è stato un percorso tortuoso”. Ora il traguardo è vicino. E il giudizio, come sempre, arriverà dai numeri.

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