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Manovra, il caso degli affitti brevi apre una frattura nella maggioranza

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Manovra, il caso degli affitti brevi apre una frattura nella maggioranza

La misura sugli affitti brevi contenuta nella Legge di Bilancio fa emergere una linea di faglia dentro la maggioranza. Forza Italia si smarca con parole nette, denunciando l’inserimento della norma senza concertazione preventiva e chiedendone un ripensamento. Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione, parla di “assoluta contrarietà” e afferma che il testo “non era stato discusso né nelle interlocuzioni preliminari né in Cdm”.

Manovra, il caso degli affitti brevi apre una frattura nella maggioranza

È un passaggio non soltanto tecnico, ma politico: si tratta di una materia identitaria per gli azzurri, che rivendicano la difesa della proprietà immobiliare come fonte di integrazione del reddito familiare, soprattutto nelle città turistiche dove il piccolo proprietario si sente esposto all’incertezza regolatoria.

Il nervo scoperto: l’emergenza abitativa e la pressione delle grandi città
Il cuore della tensione, però, è urbanistico ed economico. Roma, Milano, Firenze, Bologna e Venezia vivono da anni un effetto di sostituzione strutturale dell’offerta: meno affitti residenziali di lungo periodo e più locazioni turistiche, con la conseguente spinta verso l’alto dei canoni ordinari. Il fenomeno è ormai percepito come un’emergenza sociale nei quartieri storici e nelle aree centrali, dove studenti e lavoratori a medio reddito faticano a restare. La gentrificazione non è più solo trasformazione estetica dello spazio urbano, ma un vettore di esclusione che altera gli equilibri demografici e professionali, erodendo la funzione residenziale stabile delle città.

L’Italia non è un’eccezione: Barcellona ha imposto licenze e limiti stringenti per contenere la pressione turistica, Lisbona ha frenato i permessi dopo aver registrato una crescita vertiginosa di residenze a breve termine, Berlino e Vienna hanno introdotto forme di tutela per l’affitto abitativo tradizionale. Parigi, infine, ha adottato requisiti autorizzativi e controlli più serrati per evitare che interi isolati venissero assorbiti dal mercato turistico, con effetti destabilizzanti sui prezzi. In tutti questi casi, lo Stato o i Comuni sono intervenuti perché il mercato, lasciato senza correttivi, tende a drenare l’offerta dall’abitazione permanente alla rendita breve.

Forza Italia teme l’impatto sul “proprietario medio”
Nel fronte interno della maggioranza, il dissenso nasce dal diverso perimetro del bersaglio. Forza Italia considera la norma sbilanciata, perché rischierebbe di coinvolgere proprio i piccoli proprietari che non gestiscono un portafoglio turistico, ma una o due unità immobiliari messe a reddito in modo occasionale. È questo il humus elettorale su cui gli azzurri rivendicano identità politica: la casa come bene rifugio e come strumento di stabilità economica del ceto medio. Per questo Zangrillo chiarisce che il partito chiederà correzioni nelle Aule parlamentari, puntando a distinguere nettamente tra locazione amatoriale e attività di tipo imprenditoriale.

Il nodo politico: due idee di città e di politica economica

La distanza tra alleati è dunque la spia di due visioni divergenti. Da un lato chi ritiene necessario un riequilibrio di mercato per riportare disponibilità abitativa nei centri metropolitani, costringendo l’offerta turistica a una maggiore regolazione. Dall’altro chi teme che un intervento troppo rigido possa generare disinvestimento immobiliare e nuovi contenziosi. Sulla Manovra il tema va oltre la clausola fiscale: tocca il modello urbano e la traiettoria di sviluppo delle città, tra turismo permanente e diritto all’abitazione.

Capitolo banche: disponibilità al dialogo, non un bersaglio politico

Sul versante finanziario Zangrillo ribadisce l’approccio liberale di Forza Italia. Nessuno scontro frontale con gli istituti di credito: le banche non vengono identificate come soggetto da colpire, ma come possibile partner nella fase di sostegno alla crescita. Il riferimento al cosiddetto “extraprofitti” è liquidato come un “non-tema”, con l’indicazione che l’obiettivo del governo non è entrare in conflitto con l’intermediazione finanziaria, bensì sollecitare un maggiore impegno nel credito all’economia reale.

Una partita ancora tutta parlamentare

La fase più delicata si sposta ora nelle Camere, dove la norma sugli affitti brevi diventerà il barometro dei rapporti di forza interni. La maggioranza deve decidere se privilegiare la linea della regolazione simile a quella già adottata in altre capitali europee o la tutela del proprietario familiare, cuore dell’elettorato moderato. Dietro l’intervento fiscale si muove il tema più profondo della trasformazione urbana e dell’equilibrio tra vocazione turistica e diritto all’abitare, destinato a restare il vero banco di prova degli equilibri politici nelle prossime settimane.

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