(Il ministro a Economia e Finanze, Giovanni Giorgetti).
Nel pieno della trattativa parlamentare, la manovra economica per il 2026 del governo è finita nel fuoco incrociato di imprese, sindacati e forze politiche. Le organizzazioni di rappresentanza – dalla Confindustria alla CGIL – tracciano un quadro severo: una scelta di bilancio che appare incapace di imprimere slancio e rischia di scaricare il conto sulle fasce più vulnerabili. Nel frattempo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti respinge le critiche, sostenendo che siano «utile per capire come migliorare».
Fisco, imprese e consumatori: il peso della manovra
Le imprese segnalano che le nuove misure sul fisco sono «penalizzanti e incerte»: in prima fila la tassazione sui dividendi e il divieto di utilizzare crediti d’imposta per compensare debiti previdenziali e assicurativi. Il messaggio è chiaro: «Servono risorse dal PNRR per almeno 8 miliardi l’anno per un triennio» e «misure immediate per ridurre il prezzo dell’energia». I sindacati, da parte loro, lanciano l’allarme: la manovra è «palesemente inadeguata, ingiusta e controproducente», con salari e pensioni che negli ultimi tre anni avrebbero subìto perdite cumulabili superiori ai vantaggi ottenuti.
Le forze politiche e il pressing sugli emendamenti
All’interno della maggioranza il confronto si fa incandescente. Forza Italia ha già fissato i suoi paletti su tre temi: casa, forze dell’ordine e dividendi. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per venerdì 14 novembre, e la commissione Bilancio del Senato della Repubblica dispone di quasi quattro settimane per l’esame del testo con l’obiettivo di arrivare all’approvazione in Aula entro il 15 dicembre. Il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha convocato una riunione ad hoc per definire il numero dei relatori: quattro, uno per ciascun gruppo di maggioranza.
Affitti brevi, materiali da costruzione e altri fronti aperti
Tra le norme più controverse figura l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi – da 21 % a 26 % – che secondo la Confedilizia danneggia l’erario favorendo il nero, e che la piattaforma Airbnb ritiene un boomerang per il turismo. Nel comparto edilizio l’Ance esprime forte preoccupazione: nessuna misura sul caro materiali rischia di mandare «molti cantieri pubblici al collasso». Dall’industria assicurativa, Ania ammette di volersi fare carico di un contributo versato alla sanità, purché «proporzionato, equo e ragionevole».
Giorgetti non si smuove: «È tutto naturalissimo»
Il ministro Giorgetti, intervenendo da Milano, ha liquidato le critiche affermando: «È tutto naturalissimo: i banchieri difendono gli interessi delle banche, gli industriali difendono gli interessi degli industriali, eccetera. Io faccio l’interesse generale, che è una cosa diversa». Una dichiarazione che non stempera le tensioni, anzi le aggiunge un elemento di divergenza politica e sociale attorno al piano del governo.
Qual è la posta in gioco per il Paese?
In un contesto economico caratterizzato da crescita stagnante e debito pubblico tra i più elevati dell’Eurozona, la manovra funge da termometro della capacità del governo di trasformare promesse in valori concreti. Secondo le organizzazioni produttive e i sindacati, l’assenza di un piano industriale straordinario e di interventi strutturali per stimolare consumi e investimenti rischia di compromettere le prospettive di rilancio. La partita non è soltanto contabile: è strategica.
Con la discussione parlamentare che entra nel vivo, è inevitabile che sul tavolo emergano nuovi equilibri, alleanze e contrapposizioni. Se la manovra resta bloccata in compromessi che tagliano margini di crescita, l’Italia rischia di restare incagliata in una logica di montaggio correttivo, anziché di cambiamento vero.