Il governo accelera su tasse e uscite flessibili, ma le risorse ballano: tra bonus confermati e contratti in cerca di aria sana.
(Foto: il ministro all'Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti).
Manovra 2026: tra promesse fiscali e conti in bilico
L’autunno si avvicina e i cantieri del tesoro governativo sono in pieno fermento: la manovra 2026 prova ad abbracciare riduzioni fiscali, pensioni più flessibili, una sfilza di bonus confermati… e magari anche un poco più di ossigeno nei salari. Ma sotto il brillante vaso delle promesse, i vincoli di bilancio e le coperture rimangono ombre minacciose.
Taglio Irpef per il ceto medio: il cuore (sospeso) della manovra
Il piatto forte è il taglio dell’aliquota Irpef per i redditi tra 28.000 e 50.000 €. L’idea è di ridurla dal 35 % al 33 %, con l’obiettivo ambizioso di estenderla persino fino a 60.000 €. Il risparmio atteso per chi percepisce 50.000 € arriva a circa 440 € all’anno; se si allunga la soglia ai 60.000 €, alcuni modelli ipotizzano fino a 1.400 €.
Ma—e qui il colpo di scena—il costo stimato di questa delega sulle tasche del contribuente si aggira intorno ai 4 miliardi di euro.
Non è una sorpresa che mancino le coperture certe: uno studio recente segnala la fragilità del quadro economico, con deficit e spread che impongono rigore sulle spese.
Pensioni: flessibilità in uscita, ma il tappo del budget stringe
Altro dossier caldo: le pensioni. Il governo vuole “sterilizzare” l’aumento automatico dell’età pensionabile previsto per il 2027, che porterebbe l’uscita da 67 a 67 anni e 3 mesi. L’operazione costerebbe almeno 300 milioni di euro all’anno, forse di più.
Poi c’è la proposta del sottosegretario Durigon: uscita anticipata a 64 anni con 25 anni di contributi, anche per chi ha un sistema contributivo misto, ma con assegno ricalcolato secondo il metodo contributivo. Le idee di “Quota 103” o “Quota 41” sono invece praticamente uscite dal tavolo.
Bonus: conferme e addii in bilico
Il capitolo bonus è un mix tra “promosso” e “scadenza in vista”:
- Confermati fino al 2026: bonus ristrutturazione, riqualificazione energetica (36 % per prima casa, 30 % per le altre), incentivi per giovani e donne, bonus per madri lavoratrici (in diverse formule).
- In scadenza: il bonus mobili sembra destinato a uscire di scena alla fine del 2025 — oratorio nel testo della manovra?
Stipendi e lavoro: qualche spinta, ma poco ossigeno
I salari reali continuano a languire. Il governo sta valutando detassazioni per rinnovi contrattuali, sgravi sugli straordinari e premi di produzione, affidabili a datori di lavoro “volenterosi”. Si parla anche di una super-deduzione per le assunzioni e proroghe di fringe benefits fino al 2027. Ma si tratta ancora di scenari allo studio, non misure blindate.
Rottamazione quinquies: pace fiscale (o quasi)
La Lega insiste per la rottamazione quinquies — una sanatoria che permetterebbe di rateizzare i debiti fiscali 2000–2023 fino a 120 rate, senza sanzioni. Il piano includerebbe paletti per i debitori seriali e magari un saldo e stralcio per crediti minori. Ma anche qui, il nodo rimane: tra risorse limitate e vincoli Ue, lo spazio per molta indulgente manovra è ridotto.
Conclusione: la sfida della coerenza tra sogni e numeri
La manovra 2026 si presenta come un cocktail di ambizioni: alleggerire le tasse, dare respiro ai salari, rendere più flessibili le pensioni, confermare i bonus… tanto di moda, quanto costoso. Ma i conti, purtroppo, restano l’epicentro della crisi: mancano le coperture certe, il deficit va tenuto sotto controllo, Bruxelles osserva.
La prossima Nota di aggiornamento al Documento di finanza pubblica, attesa entro settembre, sarà cruciale per capire cosa davvero potrà entrare nel testo di legge di Bilancio. Il governo Meloni dovrà scegliere quali sogni tenere — e quali, purtroppo, rimandare.