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A Manchester il calcio diventa arte: Boeri celebra Mazzola con un’installazione interattiva

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
A Manchester il calcio diventa arte: Boeri celebra Mazzola con un’installazione interattiva
Nel contesto vibrante del Manchester International Festival, l’architetto Stefano Boeri firma The Playmaker, un’installazione immersiva e interattiva che trasforma lo spazio urbano in un campo di gioco concettuale. Ospitata fino al 24 agosto presso gli Aviva Studios, l’opera celebra il calcio non come semplice sport ma come linguaggio creativo, facendo omaggio a uno dei suoi interpreti più raffinati: Sandro Mazzola. L’iniziativa rientra nel progetto “Football City, Art United”, promosso da Factory International, e coinvolge una rete internazionale di artisti, architetti, ex calciatori e curatori per raccontare il calcio come forma d’arte pubblica e collettiva.

A Manchester il calcio diventa arte: Boeri celebra Mazzola con un’installazione interattiva

L’installazione si articola in tre spazi circolari delimitati da pareti modulari in legno lamellare e pannelli multistrato, disegnati in modo da consentire il passaggio del pallone attraverso aperture studiate da calciatori professionisti. Ogni cerchio contiene tre palloni e può accogliere fino a due partecipanti per volta. Lo scopo è inviare quanti più palloni possibile negli spazi adiacenti, sperimentando agilità, velocità e visione del gioco. Il visitatore è chiamato a entrare fisicamente nell’opera, diventando parte attiva di una partita simbolica dove il gesto tecnico si fa riflessione spaziale. Più che un semplice gioco, si tratta di un’esperienza dinamica che mette al centro il corpo, il movimento e la relazione con lo spazio.

Sandro Mazzola, il pensiero che si fa azione

Figura centrale dell’opera è Sandro Mazzola, storico numero 8 dell’Inter e della Nazionale italiana, uno dei protagonisti assoluti del calcio tra gli anni Sessanta e Settanta. L’installazione prende ispirazione dal suo modo di interpretare il ruolo del centrocampista avanzato, capace di leggere il gioco, dettare i tempi, creare occasioni. Mazzola incarna la visione e la capacità di connettere, elementi che The Playmaker cerca di tradurre in forma spaziale. Più che una celebrazione del singolo, è un omaggio al ruolo di chi costruisce gioco per gli altri, al pensiero tattico che precede l’azione, alla visione che si trasforma in traiettoria.

Un’opera collettiva tra arte, architettura e sport

Il progetto è ideato e realizzato da Stefano Boeri Architetti insieme a Pietro Chiodi, Anastasia Kucherova ed Eduardo Terrazas, autore del concept grafico e del floor design. La curatela è affidata a Hans Ulrich Obrist, figura di riferimento dell’arte contemporanea internazionale. Tra i collaboratori anche l’ex calciatore Juan Mata e il regista Josh Willdigg. Il risultato è un’opera che va oltre l’architettura, diventando performance partecipativa, installazione sensoriale, campo simbolico. Lo spazio non è soltanto progettato: è agito, vissuto, continuamente riscritto dai visitatori che vi prendono parte.

Manchester capitale del gioco creativo

Con The Playmaker, Manchester si conferma crocevia di sperimentazione tra cultura urbana e passioni popolari. La scelta degli Aviva Studios come sede dell’installazione rafforza il legame tra il patrimonio industriale della città e le nuove forme di creatività pubblica. Il progetto coinvolge anche altre icone del calcio mondiale, da Eric Cantona a Vivianne Miedema, e si inserisce in una narrazione ampia in cui lo sport diventa strumento di inclusione, dialogo e produzione artistica. Boeri, in questa operazione, non si pone come regista, ma come architetto di un’esperienza collettiva, dove lo spazio è l’arena della relazione tra corpi, storie e memorie condivise.

Fino al 24 agosto, un invito a “giocare sul serio”

L’installazione sarà visitabile gratuitamente fino al 24 agosto e propone ogni giorno nuove interazioni, trasformando ogni partecipante in attore di un racconto in divenire. Non ci sono tribune, non ci sono spettatori passivi: solo un invito a entrare in campo, a leggere lo spazio come possibilità, a immaginare il calcio come metafora concreta di connessione e creatività.
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