Mal di schiena: cause, sintomi e rimedi

- di: Giorgio Sassetti
 

Le cause del mal di schiena sono numerose. Prevalentemente colpiscono il tratto lombare ed il tratto cervicale. Il rachide cervicale spesso è interessato da fenomeni posttraumatici tipo colpo di frusta, nel tamponamento in auto,spesso è legato al lavoro che si svolge in particolare colpisce gli operatori al computer. Alcuni studi hanno evidenziato che solo il 20% delle lombalgie è provocato da un problema specifico della colonna vertebrale (patologie rachidee); il restante 80% è provocato da cause non specifiche quali posture e movimenti scorretti, stress psicologici, forma fisica scadente ed eccesso di peso corporeo.
A grandi linee possiamo distinguere due tipi di mal di schiena: lombalgia acuta e lombalgia cronica. La lombalgia acuta è caratterizzata da un tipo di dolore, causato da una lesione muscolare, legamentosa, articolare e discale, che si accompagna a fenomeni infiammatori.
In ogni caso il dolore acuto a livello del rachide è, quindi, un segnale d’allarme per un’avvenuta lesione, una reazione di difesa, uno stimolo a cambiare posizione; ha un ruolo protettivo e adattativo, serve a impedire i movimenti che possono danneggiare ulteriormente la colonna vertebrale.
La chiave di passaggio fra il mal di schiena acuto e quello cronico è data da i fattori secondari, fattori di mantenimento del dolore anche a fronte di una totale guarigione delle strutture rachidee lese. Questi fattori sono detti fattori di rischio di cronicizzazione e sono sia fisici che, soprattutto psichici.
I fattori di rischio fisici sono una pregressa lombalgia, una lunga durata dei sintomi, un dolore esteso, un dolore irradiato agli arti inferiori, una limitazione della mobilità articolare, una errata gestione ergonomica del corpo, un basso livello di attività fisica, il sovrappeso, il fumo e altri disturbi dell’apparato locomotore. I fattori di rischio psichici sono lo stress, la scarsa cura personale, un scarsa autostima, la depressione. Infine, i fattori di rischio sociali sono essenzialmente l’insoddisfazione professionale, il disagio sociale. La lombalgia cronica, quindi, tende a far perdurare il dolore oltre i 3 mesi anche a fronte di una lesione inesistente. Il dolore cronico non ha una funzione protettiva, diventa autonomo, nocivo, riduce la funzionalità del rachide e favorisce la disabilità.
L’obiettivo del medico riabilitatore è costituito da: trattare il dolore con mezzi che riducano il riposo a letto e la dipendenza dai farmaci; Migliorare la funzionalità vertebrale e rieducare la postura; Insegnare una corretta ergonomia vertebrale nella vita quotidiana e nel lavoro; Insegnare al paziente l’autogestione delle manifestazioni a carattere cronico ed infondere fiducia nelle proprie capacità fisiche; Ritorno veloce alle normali attività lavorative e domestiche. Nella lombalgia acuta ,circa 7 giorni, l’obiettivo è: un trattamento basato principalmente sulla fisioterapia e sulla chinesiterapia, limitando al minimo il riposo a letto e l’assunzione di farmaci quali analgesici e miorilassanti. In questa fase è importante condurre il paziente ad autogestire il proprio corpo, riducendo il dolore e prevenendone le recidive e la cronicizzazione.
La ginnastica medica deve essere precoce e passare attraverso questi step: esercizi di rilassamento ed allungamento; Esercizi di educazione posturale.
Al termine della fase acuta, quindi al termine del dolore, è utile iniziare con il seguente protocollo di lavoro: esercizi di rafforzamento in isometria, inizialmente in scarico vertebrale.
Esercizi di stabilizzazione lombosacrale.
Esercizi di mobilizzazione dolce e progressiva.
Questi esercizi devono essere eseguiti quotidianamente rispettando per ognuno la regola del “non dolore”.
Il periodo che va dai 7 giorni alle 7 settimane rappresenta un momento molto delicato, di transizione dalla fase acuta alla fase cronica indicabile con il nome di fase sub-acuta.
In caso di miglioramento, è consigliato un trattamento riabilitativo conservativo, sovrapponibile alle modalità impiegate nella lombalgia cronica. In caso di peggioramento, invece, saranno effettuate ulteriori indagini e proposte differenti soluzioni terapeutiche, eventualmente chirurgiche.
Lombalgia cronica.
Il trattamento in questa fase ha i seguenti obiettivi: insegnare una corretta gestione della colonna; ottenere un buon allenamento funzionale per svolgere le attività lavorative e domestiche; mantenere una buona condizione fisica generale atta a prevenire le recidive ed in grado di garantire una buona qualità di vita; sensibilizzare il paziente verso l’autogestione del proprio problema; ridurre l’importanza dei fattori di rischio individuali, questi infatti possono condizionare l’esito della terapia.

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