Il Labour, con vista su Downing Street, annuncia la sua agenda

- di: David Lewis
 
Quando si avvicinano delle elezioni, nel Regno Unito (ma credo che sia pratica comunque in ogni parte del mondo) la politica si impegna a elaborare la propria agenda, promettendo questo o quello, probabilmente nella consapevolezza che difficilmente riuscirà ad onorare tutti gli impegni.
Oggi, anche se la data della celebrazione delle elezioni generali non è stata ancora fissata (devono comunque tenersi entro il mese di gennaio del prossimo anno), i grandi partiti della Gran Bretagna sono alle prese con l'elaborazione dei programmi. Un momento che vede i conservatori del primo ministro Rishi Sunak in difficoltà, poiché non riescono proprio a scollarsi di dosso l'etichetta di predestinati alla sconfitta. Non sono solo i sondaggi a dirlo, ma anche l'esito di recenti elezioni suppletive che per i Tories si sono dimostrate devastanti, perdendo anche in quelle che, da decenni, erano considerate roccaforti del partito.

Il Labour, con vista su Downing Street, annuncia la sua agenda

Per questo bisogna porre atenzione alle mosse dei laburisti e del loro leader, sir Keir Starmer, che deve dire oggi quello che vuole fare domani, che deve spiegare la sua agenda politica non appena avrà preso possesso dell'appartamento al n.10 di Downing Street, oggi occupato da Sunak, il quale respira già l'aria dello sfratto, anche se non ha ancora cominciato a fare gli scatoloni.
Il programma che Starmer vuole proporre agli elettori si incentra essenzialmente su pochi punti, tra i quali spiccano la garanzia della stabilità economica e interventi decisi in materia di sanità pubblica, con l'assicurazione che sarà elevato di 40.000 visite ospedaliere il numero di quelle che oggi vengono fatte ogni ogni settimana e che spesso si traducono per i pazienti in lunghe attesa prima di potere vedere il medico specialista.

Quindi innanzitutto l'economia, tema caldissimo per i britannici, devastati da una lunghissima stagione di inflazione alta e dei risvolti che essa ha determinato, a cominciare da tassi di interesse elevati che hanno messo in ginocchio il settore immobiliare. L'impegno di Starmes è soprattutto quello di rendere il Regno Unito la grande economia in più rapida crescita entro la fine del primo mandato laburista al governo e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette di carbonio entro il 2030.

Due obiettivi ambiziosi, pur sempre raggiungibili, ma che impongono una netta inversione di rotta rispetto alle politiche sin qui portate avanti dai conservatori che, pur considerando le difficoltà dell'economia globale, ci hanno messo anche del loro per portare il Paese nella condizione in cui si trova oggi.
Starmer ha poi aggiunto che il suo governo farà della lotta all'evasione fiscale un punto fermo della propria politica.
E poi la sanità, dopo anni in cui il sistema nazionale ha mostrato, con la pandemia, le sue insufficienze e la insoddisfazione, spesso diventata rabbia, di chi vi presta la sua opera.
Le anticipazioni (assicurazioni, a detta del popolo conservatore) non hanno convinto tutti, perché a Starmer è stato ricordato come il partito conservatore aveva in precedenza mostrato grandi ambizioni, che sembrano essere state ridimensionate con l'avvicinarsi delle elezioni.

Critiche alle quali i conservatorio rispondono dicendo che il partito ha un "piano grande e audace", ma "abbiamo bisogno dei primi passi". Come dire: da qualche parte bisogna pure partire.
Comunque, volendo essere sintetici, il programma che i conservatori vogliono proporre agli elettori - nel rispetto delle competenze e delle prerogative attribuite a Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord - si può sintetizzare in pochi punti: attenzione alla spesa per garantire la stabilità economica; tagliare le liste d'attesa del servizio sanitario; rafforzare, istituendo una struttura di sicurezza specifica, il controllo alle frontiere; creare una società pubblica di energia pulita; aumentare la presenza della polizia nei quartieri, per reprimere comportamenti antisociali, aumentando le sanzioni per chi trasgredisce; aumentare il numero di insegnanti (+ 6,500), da assumere abolendo le agevolazioni fiscali per le scuole private.
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