Una legge elettorale per il premierato: il "Lodo Frosini"

- di: Andrea Colucci
 
Quale legge elettorale con il premierato? Domanda ricorrente in questi giorni, ma ancora non c’è una risposta. Certo, è vero che una legge elettorale per le Camere si potrà fare solamente dopo che sarà stata approvata la riforma costituzionale del premierato. Peraltro, sarà bene che non venga formalmente presentata contestualmente alla modifica costituzionale. Si finirebbe per sovraccaricare oltremodo il voto referendario sul premierato (qualora si prosegua su questa strada), che così rischierebbe di diventare, implicitamente, un voto anche, se non soprattutto, sulla legge elettorale. Come fu con il referendum costituzionale del 2016. Dove il referendum sulla modifica del bicameralismo, sebbene più volte invocata e auspicata in tutte le proposte di riforma della costituzione, si mescolò e si confuse con la legge elettorale cd. “italicum”, ritenuta incostituzionale perché lesiva della rappresentatività. Come poi avvenne per decisione della Corte costituzionale con sentenza n. 35 del 2017. È il rischio di distorsione che corre il voto referendario, il quale anziché essere sulla costituzione viene fatto diventare un voto pro o contro il governo. Questo però attiene alle dinamiche politiche, che nessun legislatore potrà mai normare.

Una legge elettorale per il premierato: il "Lodo Frosini"

C’è tempo per ragionare e progettare. Una cosa è certa: la legge elettorale dovrà favorire il formarsi di una maggioranza collegata al presidente del Consiglio dei ministri eletto direttamente. È inimmaginabile uno scenario che preveda un premier eletto, espressione di una certa coalizione politica, con un parlamento frammentato non composto maggioritariamente da parlamentari della stessa lista o coalizione di liste del candidato destinato alla guida del governo. Il premierato in Israele, ma con sistema elettorale di tipo proporzionale ha molto da insegnare (in negativo) in questo senso.

Dunque, quale legge elettorale? Voglio citare una proposta che sta circolando in questi giorni (pubblicata anche da altre autorevoli testate): La proposta è il c.d. “Lodo Frosini”, che porta il nome del bravo costituzionalista (Tommaso Edoardo Frosini) che lo ha immaginato e se ne sta facendo portavoce ultimamente.

Nella sua ipotesi Frosini evoca il premio di maggioranza quale meccanismo che favorirebbe le liste collegate al premier eletto.  

Ecco la proposta: tornare al cd. “Mattarellum”, la legge elettorale del 1993 (n. 276 e 277), sia pure riveduto e aggiornato. È opinione comune che si tratti della migliore legge elettorale tra le tante sperimentate nel nostro sistema istituzionale. Che dovrebbe avere anche una sua adesione bipartisan e soprattutto scongiurare una censura di costituzionalità. Gli italiani, peraltro, conoscono bene questa legge elettorale per averla praticata e (credo) apprezzata per una dozzina di anni (1993-2005). La legge prevedeva di assegnare il 75 % dei seggi di Camera e Senato con il metodo del maggioritario uninominale e il restante 25% con il metodo proporzionale. Basterebbe fare una piccola modifica, rispetto al criterio di assegnazione dei seggi nella parte residuale del 25 %. Il quale verrebbe assegnato, in parte o per intero, soltanto alle forze politiche collegate al presidente del Consiglio dei ministri eletto, al fine di raggiungere il 55% dei seggi e ottenere così una maggioranza parlamentare certa e stabile. Se non venisse utilizzato l’intero 25% per ottenere la maggioranza del 55%, allora la rimanente percentuale potrebbe essere distribuita proporzionalmente tra tutte le forze politiche che hanno eletto parlamentari nei collegi uninominali. Peraltro, proprio la previsione dei collegi uninominali ovvierebbe alla terribile pratica delle liste bloccate. In questo modo, invece, l’elettore tornerebbe davvero a scegliere il parlamentare. Una competizione aperta fra candidati nei singoli collegi uninominali, che valorizzerebbe le candidature favorendo così l’elettore nella scelta di quel candidato ritenuto il più adatto a rappresentare la Nazione.

Ricapitolando: 300 deputati su 400 verrebbero eletti con il maggioritario nei collegi uninominali, e così 150 senatori su 200. Il restante dei parlamentari (100 alla Camera e 50 al Senato) verrebbero assegnati, in maniera proporzionale, alle sole liste collegate al candidato premier eletto direttamente. Fino a raggiungere il 55% dei seggi parlamentari. Se questa soglia venisse comunque raggiunta con il solo metodo maggioritario allora il residuo 25 % verrebbe distribuito proporzionalmente, in parte o tutto, tra le forze politiche che hanno eletto i propri rappresentanti in uno o più collegi uninominali.

Infine, si tratta di un sistema elettorale che ben si adatterebbe sia con l’elezione a turno unico del premier sia con il ballottaggio. Nel primo caso, il “premio” del 25% (o meno) verrebbe assegnato subito alle forze politiche che appoggiano il premier eletto. Nel secondo caso, invece, al secondo turno, cioè dopo l’esito finale delle votazioni di ballottaggio.  

La mia convinzione è che la proposta del prof Frosini, con le sue articolazioni, potrebbe trovare consenso – seppur nella sana dialettica politica- sia nella maggioranza, sia nell’opposizione. Questo scenario sarebbe auspicabile, se è vero come è vero che il premierato deve valere per il futuro del Paese e per la sua governabilità.

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