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Legge 104, cambia la mappa dei diritti: cosa prevede la nuova 106 dal 1° gennaio 2026

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Legge 104, cambia la mappa dei diritti: cosa prevede la nuova 106 dal 1° gennaio 2026

Dal 1° gennaio 2026 entra in vigore la Legge 106/2025 che integra la storica 104/1992 e ridisegna tutele e strumenti per chi convive con patologie gravi o assiste familiari con disabilità o fragilità. L’impianto punta a rendere più semplice la conciliazione tra tempi di cura e occupazione, rafforzando congedi, permessi e flessibilità organizzativa, con l’obiettivo di impedire che la disabilità diventi causa di esclusione dal mercato del lavoro o di rinuncia forzata all’occupazione. È un aggiornamento che riconosce la pluralità delle situazioni, dal caregiver familiare allo stesso lavoratore con disabilità, e prova a creare un percorso unitario tra pubblico e privato.

Legge 104, cambia la mappa dei diritti: cosa prevede la nuova 106 dal 1° gennaio 2026

Il cuore dell’intervento riguarda la razionalizzazione dei permessi retribuiti e dei congedi straordinari, con una cornice più chiara su cumulo, alternanza tra familiari aventi diritto e modalità di fruizione a ore. L’estensione della platea e la digitalizzazione delle procedure riducono i tempi di riconoscimento, minimizzando interruzioni lavorative e contenziosi amministrativi. La logica è passare da un sistema di deroghe episodiche a un diritto esigibile con tempi certi, anche quando l’assistenza si alterna tra più componenti della famiglia o quando la fragilità non è permanente ma richiede cicli di cura intensiva.

Flessibilità organizzativa e lavoro agile come strumenti-ponte

La nuova 106 mette la flessibilità al servizio della cura. Per le mansioni compatibili si rafforza il diritto di chiedere lavoro agile, modulazione degli orari, banca-ore e soluzioni miste presenza/da remoto, con l’obbligo per i datori di motivare un eventuale diniego e di cercare alternative ragionevoli. Nel pubblico impiego la spinta è verso accordi quadro che stabilizzino le prassi sperimentate negli ultimi anni, evitando che l’accesso a smart working e turnazioni sia legato alla sensibilità del singolo ufficio. Nel privato, la leva contrattuale e la bilateralità diventano canale per costruire soluzioni settoriali, soprattutto nelle filiere a forte presenza femminile.

Definizione del caregiver e diritti collegati
Un tassello atteso è la definizione più puntuale di caregiver familiare, con diritti collegati alla formazione, al supporto psicologico e all’orientamento nei servizi sanitari e sociali. La riforma prevede percorsi di upskilling e tutela della continuità contributiva quando i periodi di assistenza riducono l’orario o determinano sospensioni temporanee dell’attività. L’idea di fondo è evitare che la cura diventi penalizzazione economica, soprattutto per le lavoratrici che, in Italia, sostengono ancora la quota prevalente del carico familiare.

Semplificazione amministrativa e interoperabilità delle banche dati
Per ridurre oneri e incertezze, le domande e i rinnovi puntano su piattaforme unificate e su un maggior dialogo tra INPS, sanità territoriale e datori di lavoro. L’interoperabilità delle banche dati dovrebbe abbreviare i tempi di istruttoria, limitare le visite ripetute e rendere automatici i passaggi in caso di aggravamento o di mutamento del quadro clinico. La tracciabilità digitale dei permessi rende più semplice programmare turni e sostituzioni nelle imprese e nelle amministrazioni, abbassando il costo organizzativo della conciliazione.

Impatto su imprese e PA: dal costo alla produttività sociale

Per aziende e pubbliche amministrazioni il passaggio non è neutrale: servono pianificazione, formazione dei manager e investimenti minimi in riorganizzazione dei processi. Ma il bilancio atteso è positivo se si considera la riduzione del turnover involontario, la minore assenza di lungo periodo e l’effetto di fidelizzazione dei talenti. Dove la conciliazione è progettata, cala il rischio di fuoriuscita dal lavoro e aumenta la produttività sociale, intesa come capacità di tenere insieme benessere, occupazione e continuità dei servizi.

Le criticità aperte: risorse, controlli e tempi di attuazione
Il successo della riforma dipenderà dall’adeguatezza delle risorse, dalla rapidità dei decreti attuativi e dalla capacità di monitorare gli abusi senza trasformare i controlli in ostacolo burocratico. Resta il nodo delle differenze territoriali nell’accesso ai servizi sanitari e socioassistenziali, che può vanificare la migliore architettura normativa. La sfida sarà accompagnare la nuova cornice con piani regionali di prossimità, reti aziendali di welfare contrattuale e sportelli unici capaci di orientare rapidamente famiglie e lavoratori.

Un cambio di paradigma che aggiorna il patto sociale
La 106/2025, innestata sulla 104, prova a spostare il baricentro dalla “tolleranza” della cura alla piena cittadinanza del lavoro delle persone con disabilità e di chi le assiste. Più che un elenco di benefici, è una grammatica della flessibilità che mette al centro la continuità occupazionale e la dignità della vita familiare. Se istituzioni, imprese e parti sociali ne sosterranno l’attuazione, dal 2026 potrà aprirsi una fase in cui inclusione e competitività smettono di essere termini alternativi e diventano, finalmente, parti dello stesso progetto.

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