Lavrov: un colpo giornalistico, ma con poco giornalismo

- di: Redazione
 
L'intervista-monologo del ministro degli Esteri della Federazione russa, Sergej Lavrov, ha scatenato un putiferio nel quale si stanno mischiando, come sempre accade, ragioni politiche, ma anche giornalistiche.
In molti sono insorti sentendo le parole di Lavrov che, sino a ieri (uno ''ieri'' storico), era considerato un moderato e che si è dimostrato, al contrario, un falco.

Fa discutere l'intervento a Retequattro del ministro degli Esteri della Federazione russa, Sergej Lavrov

Come se, invitandolo a parlare a Retequattro, si potesse sperare che aspettasse una tv italiana per cospargersi il capo di cenere e chiedere scusa per le atrocità di cui i russi si stanno macchiando in Ucraina.
Quello che ha detto se lo aspettavano tutti e, quindi, insorgere oggi contro le sue argomentazioni è un controsenso, quasi ipocrita, perché chi gli ha concesso di parlare crediamo avesse messo in conto che difendesse il suo Paese, pur se aggressore.

E comunque sentire le ragioni di una ''parte'' è nelle dinamiche della democrazia, anche se parliamo di un Paese che con questa materia non ha una frequentazione quotidiana.
In ogni caso, guardandola in un'ottica esclusivamente giornalistica, l'intervista concessa da Lavrov a Retequattro è stata un ''colpo'' che, però, necessitava di ben altra preparazione.
Portare in tv un esponente russo non è certo cosa da poco e, probabilmente, nel momento in cui la diplomazia russa ha concordato come l'intervista dovesse essere fatta (non condotta...) , ha chiesto delle garanzie, ma quasi sicuramente a senso unico.

Io vengo se posso parlare, ha forse detto Lavrov. Cosa che ha comportato il monopolio dell'intervista, non lasciando al giornalista che uno spazio esiguo di manovra. E per ''manovra'' intendiamo definire la possibilità che si ha sempre di uscire dallo schema formale dell'intervista per fare domande non concordate o, come sarebbe stato normale, se non proprio formularne a sua volta, almeno per controbattere le tesi spregiudicate che sono state il cuore delle affermazioni di Sergej Lavrov.

Non si può, tanto per fare un esempio concreto, pensare che il giornalista di Retequattro possa conoscere a menadito la storia del nazismo e quella dei suoi protagonisti. Ma magari se, insieme a lui, in studio ci fosse stato qualcun altro maggiormente padrone della materia, forse sarebbe stata controbattuta la panzana di un Adolf Hitler d'origine ebraica, usata per uno spericolato accostamento al presidente ucraino Zelensky (lui sì di famiglia israelita) per ''giustificarne'' la supposta adesione al nazismo.

Ma il giornalista era solo e si è limitato ad ascoltare. Come ha fatto davanti ad altre affermazioni di Lavrov anche contro il nostro Paese, che ha destato a Mosca sorpresa - a detta del capo della diplomazia del Cremlino - per essersi schierato contro l'invasione, quasi denunciando una amicizia che si riteneva talmente profonda da farci chiudere gli occhi davanti alle nefandezze che si stanno compiendo in Ucraina.
Ma questo poco o nulla toglie al valore intrinseco dell'intervista che dovrebbe avere svelato il vero volto dei governanti di Mosca, anche a coloro che sostengono, più o meno manifestamente, la tesi di una Russia attaccante, ma solo per non essere attaccata. Così come dovrebbe avere confermato l'inesistenza di spazi per una trattativa diplomatica con un Paese che, per giustificare quanto sta facendo, fa ricorso a falsi storici demoliti già al loro insorgere. Come la storiella di un Hitler nipote di un agiato ebreo che avrebbe violentato la nonna del futuro Fuhrer, tirata fuori dall'ex governatore nazista della Polonia, Hans Frank, impiccato a Norimberga nel 1946.

È comunque facile dire oggi che la trasmissione è solo da censurare, viste le cose che Sergej Lavrov ha potuto dire senza contraddittorio. Il giudizio avrebbe potuto essere diverso se quella che doveva essere una intervista e si è dimostrata un monologo non fosse stata la possibilità regalata ai governanti russi di esprimere un punto di vista che lascia aperta, sempre e comunque, la possibilità di affidarsi alle armi per sostenere i loro sogni di tornare ai fasti antichi della Russia zarista o sovietica. Ed è questo che dovrebbe fare paura, soprattutto a coloro che sperano nella pace.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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