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Stage retribuiti: basta lavoro gratis, arrivano contratti e tutele

- di: Jole Rosati
 
Stage retribuiti: basta lavoro gratis, arrivano contratti e tutele
Stage retribuiti: l’Eurocamera lancia il giro di boa
Contratti scritti, tutele certe e stop allo sfruttamento: Bruxelles prova a trasformare il tirocinio da sogno ambiguo a passaggio serio verso il lavoro.

(Foto: giovani stagisti).

Quando si parla di stage in Europa, spesso si toccano nervi scoperti: promettono formazione, esperienza, contatti — ma non sempre portano a uno stipendio o a tutele concrete. Fino ad ora, migliaia di giovani hanno vissuto l’“internship” come una zona grigia, in cui il lavoro è mascherato, la retribuzione scarsa o assente e i diritti labili. Ma qualcosa sta cambiando, e Bruxelles ha appena compiuto un passo decisivo.

L’ok che rompe il ghiaccio: cosa ha deciso la commissione Affari sociali

Il 23 settembre 2025, la commissione Affari sociali dell’Europarlamento ha approvato — con 42 voti favorevoli, 9 contrari e 6 astensioni — una bozza che introduce regole vincolanti per i tirocini: stage retribuiti, contratto scritto e tutele minime. L’obiettivo è chiaro: trasformare il tirocinio in un ponte tra studio e lavoro, non in un lavoro gratuito camuffato.

  • Contratto scritto con compenso, obiettivi, diritti e doveri definiti.
  • Durata limitata e compiti coerenti con la funzione formativa.
  • Divieto di stage gratuiti privi di tutoraggio o valutazione.
  • Campanelli d’allarme su abusi: tirocini ripetuti nella stessa azienda, bandi opachi, assenza di supervisione.
  • Trasparenza: su richiesta, le imprese dovranno indicare numero di stagisti, durata e condizioni applicate.

Restano esclusi dal perimetro soltanto i tirocini obbligatori legati ai percorsi accademici o all’apprendistato.

“Oggi mandiamo un messaggio forte ai giovani: il loro lavoro conta e i loro diritti devono essere rispettati”, ha sottolineato Alicia Homs, relatrice del testo per i Socialisti e Democratici.

“È una giornata storica: abbiamo messo nero su bianco che i tirocini non devono essere sinonimo di sfruttamento”, ha dichiarato Nicola Zingaretti, capodelegazione del Pd.

“È un passo che parla anche ai giovani italiani, spesso costretti a lasciare il Paese per condizioni di lavoro pessime e precarietà”, ha aggiunto l’eurodeputato del M5S Gaetano Pedullà.

Il contesto: perché questa svolta arriva adesso

La proposta non nasce dal nulla: già nel 2024 si lavorava a una cornice europea per porre fine alla pratica degli stage non retribuiti e alla mancanza di standard minimi comuni. La spinta dell’Europarlamento mira ora a rendere più stringenti i requisiti, rafforzando la tutela dei tirocinanti e la convergenza tra Paesi.

Il parallelo con la battaglia sui rider è inevitabile: anche in quel caso si è cercato di ridurre le aree grigie del lavoro, tra stop and go e resistenze dei diversi schieramenti politici.

Dall’“internship” al “job bridge”: opportunità e nodi critici

Le opportunità: diritti garantiti per gli stagisti, trasparenza contrattuale, segnale politico a favore dei giovani e riduzione delle distorsioni competitive tra Stati membri.

I nodi: possibili resistenze nazionali durante i negoziati con i governi, timori di costi aggiuntivi per le PMI, necessità di rafforzare i controlli per evitare che le norme restino lettera morta. Resta inoltre aperto il tema della retribuzione minima e del coordinamento con le regole europee sul salario minimo.

Cosa cambia per i giovani italiani

In Italia, la realtà dei tirocini è spesso fatta di compensi simbolici o nulli e progressioni incerte. Con il nuovo impianto, le aziende dovranno adeguarsi a contratti chiari, obiettivi formativi espliciti e retribuzione definita. Chi non lo farà rischia non solo sanzioni, ma anche di minare la propria reputazione tra gli aspiranti candidati.

Le prossime tappe

La plenaria di Strasburgo della prima settimana di ottobre potrà adottare il testo senza voto formale in assenza di obiezioni. Seguirà il negoziato finale con i governi dei Ventisette, la fase più delicata. Poi toccherà ai Paesi membri recepire le nuove regole negli ordinamenti nazionali.

Un piccolo grande salto

Non è una rivoluzione, ma la direzione è tracciata: mettere fine al far west degli stage e restituire dignità, trasparenza e merito alle prime esperienze di lavoro. Se l’Europa terrà il punto, i tirocini potranno diventare davvero ciò che promettono: un passaggio serio verso l’occupazione.

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