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Landini riempie Roma: “Chi teme le piazze ha paura della democrazia”

- di: Vittorio Massi
 
Landini riempie Roma: “Chi teme le piazze ha paura della democrazia”
Oltre 200mila persone in corteo con la Cgil. Il leader evocò lo sciopero e accusò il governo: “Chi teme le piazze ha paura della democrazia”.

È stata una mattinata di folla, cori e bandiere rosse nel cuore della Capitale. La grande manifestazione nazionale della Cgil, intitolata “Democrazia al lavoro”, riempì le vie di Roma con oltre 200mila persone, secondo gli organizzatori. Dalla piazza della Repubblica a San Giovanni, il corteo attraversò la città sulle note di “Imagine” di John Lennon e di “Bella Ciao”, diventando una marea di colori, cartelli e slogan.

Dal palco di piazza San Giovanni, il segretario generale Maurizio Landini lanciò un messaggio netto: “Non escludiamo nulla. Se il governo non cambierà rotta, la mobilitazione non si fermerà”. Un avvertimento che sapeva di sciopero generale e che accese la piazza.

Una piazza che volle farsi sentire

Il corteo partì poco dopo le dieci del mattino. Dietro lo striscione principale, accanto a Landini, sfilavano delegazioni di lavoratori, studenti, pensionati, precari e rappresentanti dei movimenti pacifisti. La parola d’ordine era rimettere al centro il lavoro e la persona.

“Chi demonizza le piazze teme la democrazia”, dichiarò Landini dal palco tra gli applausi. Il leader sindacale accusò il governo di “non ascoltare un Paese reale che chiede futuro, giustizia e dignità”.

Il futuro al centro del discorso

Nel suo intervento, Landini parlò di una “domanda di futuro e di libertà che cresce”. Descrisse un capitalismo “che si sta sostituendo alla politica”, un sistema che – secondo il segretario – “alimenta indifferenza e diseguaglianza”.

Il sindacato chiese con forza una nuova stagione di diritti e partecipazione, con misure per il salario minimo, la lotta alla precarietà e la riduzione del carico fiscale su chi lavora. “Le piazze – sottolineò Landini – stanno colmando il vuoto della politica”.

La manovra economica nel mirino

Al centro della protesta vi era la manovra economica del governo Meloni, giudicata “sbagliata” dalla Cgil. Per Landini, il testo “non affronta i veri problemi del Paese: salari fermi, precarietà, pensioni inadeguate, sanità sottofinanziata”.

“Mi sembra un teatrino della maggioranza – ironizzò –: si dividono su banche e affitti brevi, ma poi sono tutti d’accordo quando si tratta di non aumentare i salari o tagliare la sanità”.

Dalla pace al lavoro, un filo unico

Accanto alle bandiere della Cgil sventolarono anche quelle della pace e della Palestina. Dal palco, la portavoce della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, denunciò “l’economia di guerra come radice di inflazione, blocco dei salari, crisi della scuola e della sanità”.

Landini collegò la battaglia sociale a quella contro il riarmo, ribadendo che “non ci sarà giustizia economica senza pace”. Un messaggio che trovò eco tra le migliaia di giovani in piazza.

Politica e opposizione in corteo

Alla manifestazione parteciparono delegazioni del Partito Democratico, con Arturo Scotto, Gianni Cuperlo e Nicola Zingaretti, e di Verdi e Sinistra, con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

Bonelli dichiarò: “C’è un’Italia che dice basta alle bugie del governo Meloni, a un Paese dove cresce la povertà e si taglia il trasporto pubblico per finanziare il Ponte sullo Stretto”. Fratoianni aggiunse: “Meloni racconta un Paese dei balocchi, ma la realtà è ben diversa”.

La libertà di stampa tra i temi centrali

Landini espresse solidarietà al giornalista Sigfrido Ranucci, invitato sul palco, denunciando “un attacco alla libertà di stampa e al giornalismo d’inchiesta”. “La democrazia – ricordò – si difende praticandola, non limitandola”.

Un messaggio che resta

La manifestazione si concluse nel pomeriggio con un lungo applauso e la promessa di non fermarsi. “È stata una giornata bellissima – concluse Landini – e voglio ringraziare tutti. Andremo avanti insieme finché non cambierà questa manovra sbagliata”.

La sensazione, al termine della giornata, fu che qualcosa si fosse mosso davvero. Le piazze, ancora una volta, parlarono. E la politica – quella che spesso le teme – dovrà trovare il coraggio di ascoltarle.

Le prospettive

Nei giorni successivi, la Cgil annunciò che avrebbe valutato l’apertura di una nuova fase di mobilitazione o di uno sciopero generale. L’obiettivo, ribadì Landini, era “costruire un cambiamento vero, dal basso, che ridia voce al lavoro e alla democrazia”.

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