Caso Juventus: una sentenza che cancella il senso della Giustizia sportiva

- di: Redazione
 
Quanto difficile è il mestiere del giudice, anche quelli che giudicano dilettanti allo sbaraglio che si offrono, come vergini sacrificali, alla belva assetata di sangue giovane. Ormai, nel nostro Paese, non c'è un momento in cui non si giudichi qualcuno, perché è la logica dell'arena in cui solo uno può sopravvivere.
Gli altri? Chi se ne frega se li si umilia, se si cancellano le loro speranze. L'importante è che si trovi l'highlander di turno. Figurarsi, quindi, quanto ci ha sorpreso la decisione-non decisione del Coni di chiedere un nuovo giudizio sulle presunte irregolarità costate alla Juventus, in primo grado, la bellezza di quindici punti di penalizzazione, che l'avevano ricacciata nella seconda metà della classifica.
Non stiamo qui a chiosare di cavilli, ricorsi, appigli e altre amenità del genere, ma consentiteci di dire la nostra su questa ennesima strana manifestazione della giustizia in Italia, quale che sia l'ambito in cui essa viene chiamata ad esprimersi.

Caso Juventus: una sentenza che cancella il senso della Giustizia sportiva

Forse, nel collegio giudicante del Coni, sono prevalse soltanto logiche meramente regolamentari, in base alle quali una condanna della Juventus così grave è poco motivata e quindi necessita di un nuovo esame, che dia una qualificazione dell'accaduto che faccia tesoro delle evidenze e non delle sensazioni.
Ma se questo è l'aspetto meramente pratico, ce ne sono altri che non possono essere sottaciuti perché, com'era scontato, il passo indietro della giustizia sportiva (di una istanza diversa da quella che ha irrogato la prima sanzione) ha tutto il sapore di una beffa, e non solo per i paladini della colpevolezza a strisce bianconere. Perché questo secondo pronunciamento della giustizia sportiva alimenta quello che caratterizza, da tantissimi anni, il senso di ingiustizia che la Juventus avverte intorno a sé, sin dai tempi dello scandalo che la scaraventò in serie B. Ma, dopo la sentenza di ieri, anche il complottismo di chi, nella società torinese, vede ancora la grande mallevadrice di scandali e abusi, con radiazioni e penalizzazioni devastanti.

Da quale lato la si voglia guardare, questa storia è la sintesi di un sentimento comune che è quello che la Giustizia non riesce ad accreditarsi come un valore assoluto, assecondando logiche che restano difficili da capire. Certo è che, in tutta questa vicenda, i non juventini (categoria che resta maggioritaria) vedono un regalo alla Vecchia signora, che, anche ieri, dopo la sentenza, con le prime dichiarazioni di suoi esponenti, non ha saputo tenere a freno una certa supponenza, sostenendo che il pronunciamento dei giudici non poteva essere diverso essendo palesi gli errori della prima condanna. D'altra parte, non è la Juve a fare vanto di un numero di scudetti diverso da quelli ufficiali, tanto da celebrarli come se nulla fosse accaduto, come se il teorema Moggi non fosse mai esistito?

Forse, in un'altra dimensione (parliamo di galassie), prima di innalzare peana, i dirigenti juventini avrebbero aspettato. Cosa? Almeno le motivazioni perché non è proprio detto che esse siano un lasciapassare verso l'assoluzione completa. Anche perché, al netto degli hip hip hurrà che si sentono arrivare dalla sede della Juventus, se la sentenza di ieri sarà totalmente assolutoria il significato è e resta solo uno: i primi giudici sono degli incompetenti. E su questo abbiamo forti dubbi perché ci sono carte ed evidenze, non solo interpretazioni, che hanno giustificato il primo pronunciamento. Certo resta una giustizia che non decide, che non sa cosa decidere, gettando sull'intero movimento del calcio professionistico l'ennesima vagonata di dubbi e sospetti. Perché la decisione di ieri catapulta l'intero campionato di serie A nel limbo dell'incertezza, con tutto quel che ne consegue. Il non decidere è una scappatoia, che in ogni caso dà una mano alla Juventus pur se l'oggetto dell'indagine si basa su un concetto aleatorio (la valutazione economica di un calciatore) che in ogni caso procura sempre un vantaggio alle società, che vendano o acquistino giocatori usati come vacche al mercato. Ora è una corsa contro il tempo per cercare che questa storia si definisca entro l'ultima giornata del campionato, e non è detto che ci si riesca, restando sempre il dubbio, in caso di riconosciuta responsabilità della Juve, quando fare scontare l'eventuale condanna, se in questo o nel prossimo torneo. E tra la prima e la seconda ipotesi a ballare sono decine di milioni di euro.
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