In un mercato del lavoro attraversato da transizioni tecnologiche e riconversioni produttive, la fotografia diffusa a Verona nell’ambito di Job&Orienta mostra un Paese in cui la domanda di competenze corre molto più dell’offerta disponibile. Le assunzioni programmate raggiungono 4,4 milioni, spinte da servizi, innovazione e investimenti nella sostenibilità, ma quasi la metà delle figure ricercate è considerata “introvabile”. Un segnale che pesa sulla produttività delle imprese, rallenta la capacità di espansione dei settori più dinamici e incide sull’equilibrio sociale, lasciando molti giovani ai margini proprio mentre le aziende cercano profili qualificati.
Job&Orienta, domanda oltre 4,4 milioni ma il mismatch frena imprese e crescita
Il nodo centrale rimane quello dei tecnici Its. La richiesta è intensa: 27mila ingressi nei servizi alle imprese, 16mila nello sviluppo e innovazione del processo e del prodotto, 13mila nella meccatronica. Per gli under 30 emergono opportunità altissime: mobilità al 94,3% di assunzioni, energia sostenibile al 51,9%, architetture software e data management al 44,6%. Tuttavia, la risposta dell’offerta è insufficiente. Sono difficili da reperire 67mila tecnici Its, pari al 57,3%, con punte del 94,2% nella sostenibilità energetica e nell’economia circolare e dell’87,7% nell’efficienza energetica. Anche settori come dispositivi diagnostici e medicali, moda e innovazione del processo mostrano criticità intorno al 75%, confermando l’incapacità del sistema formativo di produrre volumi adeguati.
Diplomati: richiesta elevata e offerta inadeguata
Uno scenario analogo riguarda i diplomati. Le imprese chiedono 381mila figure in amministrazione, finanza e marketing, 239mila nel turismo, 121mila nella meccanica e meccatronica e 102mila nell’elettronica ed elettrotecnica. Le maggiori opportunità per i giovani si collocano nel liceo artistico con il 51,9% di ingressi under 30, grafica e comunicazione al 46,5%, turismo al 43,4% e informatica e telecomunicazioni al 43,2%. Ma anche qui emergono difficoltà strutturali: risultano introvabili 634mila diplomati, pari al 47,4%, con carenze che raggiungono il 66,4% in costruzioni, ambiente e territorio, il 65,8% in meccanica, meccatronica ed energia, il 60,9% in elettronica ed elettrotecnica e il 58,8% in informatica e telecomunicazioni. Segnali che mostrano quanto il disallineamento tra formazione secondaria e domanda delle filiere produttive sia ormai un freno allo sviluppo di interi comparti.
Un costo economico e sociale crescente
Il mismatch, oltre a rallentare la competitività, genera un costo sociale rilevante. Le imprese più innovative faticano a reperire figure in grado di operare su processi automatizzati, monitorare consumi energetici, gestire infrastrutture digitali o integrare soluzioni data-driven. La mancanza di tecnici intermedi incide sulle scelte di investimento, allunga i tempi di implementazione dei nuovi sistemi produttivi e riduce la possibilità di sfruttare appieno le opportunità legate alla transizione ecologica e digitale. Nei territori a maggiore vocazione industriale le difficoltà di reperimento risultano ancora più acute: dove la crescita è più forte, la scarsità di competenze rischia di frenare la capacità di attrarre nuove produzioni.
Giovani e imprese tra domanda e offerta che non si incontrano
Per i giovani, il divario fra ciò che il mercato richiede e ciò che la scuola offre si traduce in un paradosso che Job&Orienta rende evidente: disoccupazione giovanile elevata e imprese che non trovano tecnici. Molti percorsi di studio continuano a essere scelti senza un orientamento informato, mentre gli indirizzi più richiesti dalle aziende – soprattutto quelli tecnico-professionali – restano sottodimensionati. Il risultato è una sorta di doppia esclusione: da un lato imprese costrette a rallentare l’innovazione, dall’altro giovani che faticano a inserirsi in percorsi stabili e qualificati pur in presenza di una domanda elevata.
Le traiettorie necessarie per la crescita del Paese
I dati indicano con chiarezza la direzione di marcia. La transizione in atto può avanzare solo con un rafforzamento delle competenze tecnico-scientifiche e con un’integrazione più stretta tra scuola, Its e imprese. L’investimento nella formazione, soprattutto nei segmenti più vicini alla trasformazione industriale, diventa così un fattore competitivo e sociale insieme. Job&Orienta conferma che colmare il divario fra fabbisogno produttivo e disponibilità di competenze non è soltanto un’urgenza occupazionale, ma una condizione strutturale per sostenere la crescita del Paese.