L'Italia si mette per traverso, salta voto Ue su stop dal 2035 a vetture non elettriche

- di: Redazione
 
L'annuncio del governo italiano che Roma avrebbe votato contro il regolamento sulle emissioni di Co2 di automezzi nuovi a partire dal 2035 ha fatto saltare il banco e la presidenza svedese di turno dell'Ue è stata costretta oggi a rinviare ogni decisione alla riunione fissata per il 3 marzo. A mettere a rischio l'approvazione del relativo punto dell'ordine del giorno, oltra alla ferma presa di posizione italiana, ci sono anche le perplessità della Germania, che ha di fatto avanzato una controproposta, dicendosi disposta ad approvare la ''tagliola'' del 2035, ma solo se, sempre a fare data da quell'anno, sarà consentita l'immatricolazione di auto e veicoli commerciali leggeri nuovi alimentati da carburanti sintetici. Non è nemmeno certo che un voto positivo giunga anche da Polonia e Bulgaria.

L'Italia si mette per traverso, salta voto Ue su stop dal 2035 a vetture non elettriche

Quindi, il pericolo per i sostenitori della misura, che l'Italia contesta fortemente, è che venga a mancare la necessaria maggioranza qualificata in sede di votazione (il sì di almeno 15 Paesi o che i favorevoli sommino il 65% della popolazione dell'Unione europea), che dovrebbe essere in agenda della riunione del 7 marzo. Ora, il pericolo che l'opposizione al provvedimento raccolga quattro Stati membri (oltre all'Italia, che ha palesato il voto contrario, potrebbero esserci Germania, Polonia e Bulgaria), con la conseguente bocciatura del provvedimento, ha ''consigliato'' la presidenza svedese a spostare ogni decisione al 3 marzo. Un primo commento del Governo italiano al rinvio della votazione è arrivato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: ''Dobbiamo convincere le istituzioni europee ad agire con maggiore pragmatismo, secondo una visione più adeguata alla realtà, alla sfida della transizione ecologica e industriale''.

''Sono convinto
- ha aggiunto Urso - che la prossima Commissione europea rimetterà in discussione molti assiomi ideologici presi in questa legislatura. Quando è stata presa questa strada, con questa tempistica così scandita, il contesto era molto diverso: è giunta prima la pandemia poi la guerra in Ucraina e ci siamo accorti di quanto l’Europa sia debole rispetto ad altri continenti''.
La base delle argomentazioni italiane poggia sull'assunto che, pur dicendosi d'accordo con l'obiettivo della decarbonizzazione, occorre che l'Ue pianifichi un percorso che preveda ''una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa'', che tenga quindi conto della realtà di fatto e che ogni decisione che non ne tenga conto potrebbe impattare negativamente sul quadro economico che varia da nazione a nazione.
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