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Italia tra resilienza e consumi fermi: l’analisi Confcommercio sulla congiuntura

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Italia tra resilienza e consumi fermi: l’analisi Confcommercio sulla congiuntura

Il Pil italiano ha registrato nel secondo trimestre 2025 una lieve contrazione dello 0,1%. È il dato principale contenuto nella nota congiunturale elaborata dall’Ufficio Studi di Confcommercio. Un numero che in sé potrebbe far pensare a un rallentamento marcato, ma che va letto in un contesto più ampio, in cui altri indicatori mostrano una resilienza significativa del sistema economico nazionale. La stessa Confcommercio sottolinea come il calo non sia il preludio di una recessione, bensì il riflesso di fattori temporanei che hanno inciso sulla dinamica dei consumi.

Italia tra resilienza e consumi fermi: l’analisi Confcommercio sulla congiuntura

Il mercato del lavoro continua infatti a rappresentare uno dei principali motori della tenuta economica. Negli ultimi cinque anni sono stati creati oltre 2,1 milioni di posti di lavoro, con una quota superiore al 90% a tempo indeterminato. Un dato che non solo fotografa un recupero rispetto al periodo pandemico, ma che contribuisce a sostenere la domanda interna. Tuttavia, se l’occupazione cresce, i consumi non seguono lo stesso passo: i redditi disponibili sono sì aumentati, ma gran parte delle famiglie rimane prudente nelle spese.

Redditi e potere d’acquisto
Secondo Confcommercio, il reddito disponibile delle famiglie italiane è tornato a livelli che non si vedevano dal 2011, almeno in termini nominali. Ma la perdita di potere d’acquisto accumulata durante la lunga fase di alta inflazione non è ancora del tutto recuperata. Questo spiega perché la spinta positiva sul versante dei redditi non si traduca automaticamente in un’accelerazione della domanda. I consumi, in altre parole, restano “bloccati in stallo”, soprattutto nei settori non essenziali.

Inflazione sotto controllo, ma fiducia bassa
Il fronte dei prezzi mostra segnali di stabilizzazione. A settembre l’inflazione annua si è attestata intorno all’1,7%, con una variazione nulla rispetto ad agosto. Si tratta di un livello ormai vicino all’obiettivo europeo del 2%. Nonostante questo, le famiglie non sembrano pronte a tornare a spendere con maggiore fiducia. Abbigliamento, calzature, beni durevoli e auto restano comparti in sofferenza, mentre i servizi – turismo, ristorazione e cultura – mostrano dinamiche lievemente più vivaci, insufficienti però a trainare il quadro complessivo.

Consumi e rischi di stagnazione
Il rallentamento dei consumi è l’elemento che più preoccupa gli analisti di Confcommercio. La spesa per beni non alimentari rimane fragile, frenata da incertezza e da un atteggiamento prudente delle famiglie, mentre la crescita nei servizi è selettiva e legata a periodi stagionali, come l’estate. L’indicatore dei consumi stimato dall’associazione fotografa una domanda interna che fatica a decollare nonostante l’occupazione in aumento e i salari più stabili.

Le prospettive per fine anno
Guardando al prossimo trimestre, l’Ufficio Studi non esclude un recupero moderato. Se non interverranno nuovi shock esterni – dal fronte energetico a quello geopolitico – l’ultima parte del 2025 potrebbe vedere un lieve rafforzamento dei consumi, sostenuto da redditi reali in crescita e da un’inflazione sotto controllo. La crescita annua stimata per l’Italia si collocherebbe così tra lo 0,7 e lo 0,8%, un livello non entusiasmante ma sufficiente a consolidare la tenuta del sistema.

Le sfide strutturali
Il quadro delineato da Confcommercio conferma che l’Italia rimane esposta a sfide di lungo periodo: produttività stagnante, investimenti ancora insufficienti e una fiducia dei consumatori che non recupera pienamente. Da qui la richiesta dell’associazione di politiche più incisive per stimolare la domanda interna e sostenere i consumi, anche attraverso un alleggerimento della pressione fiscale e misure di incentivo mirate.

Tra resilienza e cautela
In definitiva, l’analisi di settembre mette in luce un Paese che, pur attraversato da incertezze e contraddizioni, mostra capacità di resilienza. La crescita rallenta, ma il mercato del lavoro tiene; i redditi aumentano, ma la prudenza dei consumatori frena la ripartenza. Il 2025 rischia così di chiudersi come un anno di transizione: non la recessione temuta da alcuni osservatori, ma neppure la ripresa robusta che molti speravano.

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