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Italia–Israele: ascolti record su Rai1, ma la partita accende anche le piazze

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Italia–Israele: ascolti record su Rai1, ma la partita accende anche le piazze

La partita Italia–Israele, valida per le qualificazioni ai Mondiali 2026, ha registrato un ascolto da record su Rai1, con 7 milioni 666 mila spettatori e uno share del 36,2%.
Un risultato che, tuttavia, si intreccia con un clima politico e sociale particolarmente teso, segnato dal conflitto in corso a Gaza e dalle sue ricadute sull’opinione pubblica internazionale.

Italia–Israele: ascolti record su Rai1, ma la partita accende anche le piazze

A fare da contrappunto alla serata sportiva sono state le proteste pro-palestinesi organizzate in diverse città italiane, tra cui Udine, sede della partita.
Nella città friulana, alcuni gruppi di manifestanti hanno cercato di bloccare l’accesso allo stadio, provocando momenti di tensione con le forze dell’ordine. Nel corso degli scontri, sono rimasti feriti due giornalisti e undici agenti, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani durante l’informativa alla Camera.

Il vicepremier ha espresso “solidarietà ai giornalisti e agli operatori delle forze dell’ordine aggrediti da estremisti che volevano impedire il normale svolgimento della partita”.
Gli incidenti, ha sottolineato, “sono il segno di una radicalizzazione che non deve entrare nello sport, che resta un luogo di confronto pacifico e di rispetto reciproco”.

Lo sport nel mirino delle tensioni geopolitiche
La coincidenza tra la partita e la crisi in Medio Oriente ha trasformato l’evento sportivo in una rappresentazione simbolica del conflitto, amplificando le emozioni e le divisioni.
Per molti manifestanti, il match è apparso come un atto di “normalizzazione” dei rapporti con Israele, proprio mentre la comunità internazionale discute di tregue e aiuti umanitari per Gaza.

Le autorità italiane hanno rafforzato i controlli per evitare infiltrazioni e incidenti dentro e fuori lo stadio, in una cornice di massima allerta diplomatica e di sicurezza.
“L’Italia difende la libertà di espressione, ma non tollera la violenza”, ha ribadito una nota del Viminale dopo la partita, ricordando come i cortei non autorizzati abbiano messo a rischio la sicurezza di spettatori e operatori.

Rai e la gestione di una diretta “sensibile”
Anche sul piano mediatico, la diretta di Rai Sport ha richiesto un’attenzione particolare.
Durante la telecronaca non sono stati trasmessi cori o slogan provenienti dagli spalti, nel tentativo di mantenere il tono istituzionale e sportivo dell’evento.
La scelta editoriale ha puntato sulla narrazione tecnica e sulla neutralità di linguaggio, evitando ogni riferimento esplicito al contesto politico, in linea con la linea di servizio pubblico e con le direttive dell’azienda.

Dietro le quinte, la Rai ha gestito l’incontro come evento a rischio reputazionale, in un momento in cui le tensioni mediorientali e le prese di posizione internazionali — compreso il recente piano di pace discusso in Parlamento — hanno un forte impatto sull’opinione pubblica italiana.

La doppia lettura: successo sportivo e riflesso sociale
Il successo televisivo di Italia–Israele, con oltre un terzo dell’audience totale, racconta anche la necessità collettiva di momenti di unità e distrazione in una fase segnata da crisi geopolitiche.
Ma la stessa partita diventa inevitabilmente una lente attraverso cui si riflettono le fratture del presente: da un lato la dimensione sportiva, dall’altro la sensibilità politica e umanitaria che attraversa il Paese.

Nei social network, la serata è stata accompagnata da migliaia di commenti che alternavano entusiasmo sportivo e richiami alla situazione di Gaza, segno di una percezione pubblica polarizzata, in cui anche lo sport si carica di significati politici.

Il peso del contesto internazionale
La concomitanza tra il match e le giornate di dibattito politico sul piano di pace per Gaza — presentato alla Camera dallo stesso Tajani — ha reso ancora più evidente l’intreccio tra sport, diplomazia e comunicazione.
In un momento in cui l’Italia ospita anche il Processo di Aqaba sulla sicurezza e il contrasto al terrorismo, l’attenzione mediatica sul rapporto tra sport e geopolitica è diventata un banco di prova per le istituzioni e per i media pubblici.

Lo sport, ancora una volta, si conferma terreno di risonanza politica, capace di unire ma anche di dividere.
E se la partita di Udine è stata un successo televisivo, il suo significato simbolico resta più complesso: un campo di gioco attraversato dalle stesse tensioni che oggi percorrono il Mediterraneo.

Rai1 in testa anche sul mercato pubblicitario
Sul piano economico, il match conferma il valore del calcio come driver di ascolti e raccolta pubblicitaria.
Secondo le prime stime interne, la partita ha generato introiti superiori ai 2,5 milioni di euro in spazi pubblicitari e sponsorizzazioni, con un effetto traino positivo su tutta la serata di Rai1.
Un risultato che rafforza la leadership del servizio pubblico nel prime time autunnale e consolida la sinergia tra evento sportivo e narrazione nazionale, anche in un contesto geopolitico complesso.

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