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Italia 2035, tra nucleare sostenibile e rinnovabili: la nuova strategia energetica nazionale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Italia 2035, tra nucleare sostenibile e rinnovabili: la nuova strategia energetica nazionale

Nel corso di un confronto promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, si è delineata con chiarezza la visione strategica del governo sul futuro energetico dell’Italia, proiettata verso il 2035. Al centro della riflessione, le direttrici del Piano nazionale integrato Energia e Clima che prevede un profondo ribaltamento degli attuali equilibri: portare le fonti rinnovabili a due terzi del fabbisogno complessivo, riducendo il peso del fossile a un terzo. Un cambiamento che richiede tecnologie in grado di garantire continuità nella produzione e sicurezza negli approvvigionamenti.

Italia 2035, tra nucleare sostenibile e rinnovabili: la nuova strategia energetica nazionale

“Il nucleare sostenibile è una di queste opportunità – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratine affiancherà la crescita delle rinnovabili, stabilizzandone l’intermittenza. L’orizzonte del 2035 è una traiettoria concreta che richiede interventi immediati. Puntiamo a una trasformazione produttiva, economica e sociale in chiave ambientale, rafforzando anche filiere come l’idroelettrico e la geotermia”.

Assetti amministrativi e capacità di governance: la sfida del multilivello
A sottolineare la necessità di una maggiore efficienza nel passaggio dalla norma al progetto, è intervenuto Massimiliano Atelli, presidente della Commissione ministeriale Pnrr per il Ministero dell’Ambiente, evidenziando il bisogno di strutture amministrative coerenti su tutto il territorio nazionale. “Le regole comunitarie sono solo il punto di partenza – ha spiegato – ma è fondamentale costruire infrastrutture decisionali nei diversi livelli, evitando commistioni tra organi valutatori e amministrazione, come purtroppo accade in alcune realtà regionali. Serve una simmetria con il modello statale, dove le valutazioni tecniche sono affidate a strutture autonome”.

Transizione digitale e fabbisogno energetico: la pressione dei data center
Una parte significativa del dibattito ha riguardato la crescita dei consumi energetici legati alla transizione digitale. Il settore dei data center rappresenta oggi una delle sfide infrastrutturali più complesse, con un impatto crescente sul piano energetico e ambientale. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2022 i data center hanno assorbito tra i 240 e i 340 TWh di elettricità, superando l’1% della domanda globale. La diffusione dell’intelligenza artificiale sta rapidamente aumentando questi valori, sollevando interrogativi urgenti sulla sostenibilità della capacità computazionale e sull’adeguatezza del sistema di regolazione, ancora in fase di armonizzazione nei diversi Paesi europei.

Contro la disinformazione, serve un linguaggio condiviso per la transizione

L’amministratore delegato di un fondo specializzato in investimenti green, Ciro Mongillo, ha invitato a non ridurre il tema ambientale a una questione ideologica. “La transizione riguarda tutta l’economia reale – ha spiegato – dall’istruzione alla sanità, dall’industria alla finanza. È una trasformazione sistemica che rappresenta anche una straordinaria opportunità di sviluppo e leadership industriale. I dati devono restare il fondamento del dibattito”.

Fusione nucleare: prossima alla fase di mercato, Italia pronta a investire

A dare uno sguardo al futuro più avanzato della produzione energetica è stato Francesco Volpe, fisico e fondatore di una società attiva nella ricerca sulla fusione. “I primi dispositivi sperimentali mostrano già un bilancio positivo tra energia in ingresso e in uscita – ha annunciato – ed entro pochi anni saranno pronte le prime applicazioni commerciali, non solo elettriche. Dalla radio-farmaceutica alla produzione di calore industriale per la siderurgia, fino allo stoccaggio energetico e alla propulsione spaziale, le potenzialità sono enormi. Ma per farcela servono due condizioni: capitali adeguati e attrazione di talenti. L’Italia può farcela, ha il bisogno e ha le competenze”.

Processi autorizzativi e sinergie istituzionali: il ruolo degli enti locali

Nel dibattito è intervenuto anche il mondo delle professioni contabili, attraverso la voce di Sabatino Broccolini, commercialista e revisore legale, che ha posto l’accento sullo stato attuale dei processi di transizione nei diversi Paesi europei: “Alcuni segnali recenti fanno temere un rallentamento. Dobbiamo chiederci se le misure disponibili siano sufficienti o se siano necessarie nuove leve per garantire l’attuazione concreta dei piani. Serve maggiore coordinamento tra Stato, Regioni ed enti locali per accelerare l’autorizzazione degli interventi senza derogare alle tutele ambientali”.

Neutralità climatica e sicurezza energetica: una corsa a ostacoli

In chiusura, Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale degli esperti contabili, ha tracciato un bilancio delle politiche in corso: “Il piano italiano è ambizioso ma deve trasformarsi in fatti, come accaduto in altri Paesi europei che hanno raggiunto l’80% di energia carbon free partendo da numeri inferiori ai nostri. Anche sul fronte del gas, l’Italia ha diversificato molto: ha triplicato le importazioni dagli Stati Uniti, aumentato del 20% quelle dalla Norvegia e ridotto la dipendenza dalla Russia dall’iniziale 40% all’11%. Tuttavia, il ciclo del gas liquefatto resta oneroso e complesso. La transizione energetica, se vuole essere competitiva, dovrà saper coniugare sostenibilità, sicurezza e accessibilità economica”.

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