Istituto per il Credito Sportivo raddoppia la base clienti: parla il presidente, Andrea Abodi

- di: Redazione
 
Il ruolo nella Scuola Politica Vivere nella Comunità, la missione dell’Istituto per il Credito Sportivo (ICS), le ragioni dello sprint realizzato negli ultimi anni nell’erogazione dei finanziamenti e nella base Clienti, le prospettive dell’industria italiana dello sport, l’allargarsi delle funzioni di ICS, le azioni messe in campo durante la pandemia, la sua anima sociale e imprenditoriale riunite in una originale sinergia. Faccia a faccia con il Presidente Andrea Abodi.

Intervista al Presidente dell'Istituto per il Credito Sportivo, Andrea Abodi

Lei è Presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo (ICS), ente pubblico economico, banca sociale per lo sviluppo sostenibile dello Sport e della Cultura, e membro del Board esecutivo della Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’, la prima Scuola Politica apartitica e multidisciplinare in Italia. Una scuola che mira a formare un ceto dirigente più preparato, consapevole e caratterizzato da una spinta all’impegno civile in tutte le sue sfaccettature. Cosa significa per lei fare parte di un progetto formativo così qualificato, prestigioso e unico nel suo genere?
La presidenza ICS e l’Advisory Board della Scuola Politica “Vivere nella Comunità” rappresentano, su piani diversi, due meravigliose opportunità in relazione tra loro, di mutua utilità dal punto di vista dell’arricchimento di esperienze, competenze e relazioni, al servizio della stessa buona causa: il bene comune. È gratificante dal punto di vista personale e professionale ricoprire il ruolo apicale nell’ultima banca pubblica italiana, alla quale 65 anni fa è stata affidata l’affascinante missione di favorire lo sviluppo delle infrastrutture sportive e culturali, materiali e immateriali, del nostro Paese. Missione, tra l’altro, ancora assolutamente attuale e fondamentale. D’altro canto, questo ruolo si coniuga molto bene con quello che mi è stato generosamente offerto dai vertici della Scuola Politica, un’esperienza che qualifica e arricchisce, al servizio della crescita qualitativa di nuova classe dirigente della quale l’Italia ha “tremendamente” bisogno.

La Scuola Politica conta alcune delle figure più importanti del nostro Paese come i Professori Cassese, Capaldo, Cartabia, Profumo, Mattarella, insieme a Carlo Messina e Stefano Lucchini e a molti altri. Cosa rappresentano queste straordinarie personalità per lei e per gli studenti che frequentano la Scuola?
Persone di grande qualità e autorevolezza, nella diversità dei ruoli, che rappresentano per me - e non solo - la possibilità di migliorare, ascoltando, osservando, leggendo, riflettendo, interagendo e imparando, e al tempo stesso di trasferire questo arricchimento nelle esperienze lavorative quotidiane e anche nel più efficace svolgimento del ruolo di membro dell’Advisory Board, che ha un senso compiuto solo se vissuto in modo attivo e propositivo, in linea con lo spirito di chi questa Scuola l’ha pensata, voluta e realizzata. Un pensiero in tal senso va proprio agli studenti, la ragione dell’esistenza di “Vivere la Comunità”, e alla affascinante possibilità di crescita professionale e umana, garantita dai promotori di questa piattaforma formativa, dai docenti e dal programma didattico.

L’Istituto per il Credito Sportivo (ICS) è leader in Italia nel finanziamento all’impiantistica sportiva, grazie alla tradizione e all’esperienza consolidata in oltre sessant’anni di attività. Negli anni, per via legislativa, si sono aggiunte numerose altre importanti funzioni. Può sintetizzarci quale è oggi la missione aggiornata di ICS e delineare sinteticamente la vostra attività operativa?
Una missione affascinante, caratterizzata dall’essere l’unica banca pubblica per lo sviluppo al mondo - tra oltre 500 – all’esclusivo servizio dello Sport e della Cultura in Italia. Dal miglioramento quali-quantitativo delle infrastrutture sportive di tutte le discipline, alla valorizzazione del patrimonio culturale ad ampio spettro, attraverso un portafoglio di prodotti e servizi che consente di svolgere efficacemente una quotidiana attività di impresa bancaria in ogni angolo del Paese. E siamo orgogliosi che, negli ultimi due anni, sulla spinta del Piano Industriale dell’Istituto e la necessità di servire al meglio le esigenze emergenziali determinate dall’impatto Covid-19 sui due settori di nostra competenza, la banca sia cresciuta come numero di persone e qualità del capitale umano e abbia attivato la necessaria trasformazione digitale, adeguando al tempo stesso i suoi processi operativi al servizio di un più ricco portafoglio di prodotti a favore dei nostri Clienti, dimostrando di saper essere utile al nostro Paese e di produrre utili, con una gestione efficace ed efficiente.

In un’intervista ha affermato: “Negli ultimi cinque anni abbiamo erogato poco meno di un miliardo e mezzo di euro di finanziamenti e nell’ultimo anno abbiamo raddoppiato la base Clienti”. Quali i motivi di questo sprint? A chi è rivolta la vostra offerta e chi può accedervi? Dopo un bilancio di esercizio 2021 nel quale avete registrato 350 milioni di euro di impieghi, il migliore della storia di ICS, contate di crescere ulteriormente in termini economico-finanziari e non solo?

È sempre gratificante poter offrire riscontri oggettivi del lavoro fatto insieme ai Colleghi, il frutto dell’impegno di tutti che si proietta nei numeri di questi ultimi anni, rappresentando il senso dell’utilità di questa banca pubblica che sta dimostrando, tra grandi difficoltà, di saper interpretare il suo ruolo sociale, di strumento per lo sviluppo sostenibile dell’Italia attraverso lo Sport e la Cultura. Il Credito Sportivo (e Culturale) è cresciuto ogni anno, negli ultimi cinque, in termini di impieghi (record nel 2021) e di Clienti (raddoppiata in due anni la sua base). E lo scorso anno è raddoppiato anche il perimetro operativo, con l’attivazione del bando e dei prodotti a favore dei sistemi culturali, dedicati rispettivamente ai Clienti pubblici e privati. Si è consolidata l’advisory sport e ha iniziato a operare quella per la cultura, abbiamo offerto nuove opportunità legate al finanziamento dei crediti fiscali e al factoring. L’auspicio è che si riesca a crescere anche quest’anno, con l’ulteriore spinta dell’azione commerciale che l’ICS ha elaborato e promosso per sostenere con un plafond di un miliardo di euro il co-finanziamento delle eventuali esigenze delle misure PNRR relative a progetti per lo sport e la cultura. Ma il principale obiettivo che cercheremo di perseguire, con ancor più forte determinazione, riguarderà la crescita dell’utilità dell’Istituto, che consacra anche moralmente e in senso civico il nostro lavoro.

La progettazione e la realizzazione di nuove infrastrutture e la gestione degli oltre ottantamila attuali impianti sportivi generano una significativa contribuzione al PIL nazionale, alla quale si aggiunge quella di tutte le altre attività dirette, collegate e connesse allo Sport. Come vede l’evoluzione dell’industria dello sport nei prossimi anni? Quale spinta arriverà dal PNRR?
L’evoluzione dell’industria sportiva nei prossimi anni passerà, secondo me, per crescenti consapevolezze della sua funzione nell’economia sociale del nostro Paese. L’obiettivo più qualificante sarà quello di allargare la base dei praticanti di tutte le fasce di età, di condizione sociale e fisica, realizzando nuove infrastrutture dove necessario, e riqualificando le esistenti quando necessario, consolidando il ruolo dello sport quale strumento per migliorare il benessere e la qualità della vita delle persone, e del contesto territoriale nel quale vivono. Lo Sport come vera e propria difesa immunitaria sociale. Questo processo sono certo che sarà accompagnato dalla raccolta e l’elaborazione di dati e informazioni che dovranno consentire una lettura più intellegibile della “catena del valore” generato dallo sport e del suo contributo al PIL, anche come strumento di pianificazione degli interventi e di allocazione delle risorse. Di sicuro non sarà più possibile che del PIL Sport si possa parlare con eccessiva approssimazione, potendo dire, come sta succedendo troppo frequentemente, che sia indifferentemente l’1%, il 2 o il 3 del prodotto interno lordo nazionale, a seconda delle circostanze e delle persone che lo dichiarano, senza certezza della metodologia e delle fonti. Al tempo stesso sarà interessante e utile associare a questi dati economici anche la misurazione globale e parziale dell’impatto diretto, indiretto e indotto dello sport in tutte le sue forme. A questa prospettiva mi auguro dia il sostegno sperato anche il PNRR, con le sue misure dedicate allo sport che è riuscita a conquistare con merito la Sottosegretaria Vezzali, ma di questo tema preferirei parlare a conti fatti e bandi chiusi, ricordando non solo che le risorse comunitarie non si limiteranno in futuro a questo Piano, ma che avremo sempre più il dovere di intercettarle, meritarle, portarle e investirle virtuosamente in Italia,

Alla fine del millennio e all’inizio degli anni 2000, con l’avvento di giochi e lotterie concorrenti, si è assistito ad una crisi senza precedenti del gioco del Totocalcio, fonte principale del finanziamento a tutto il mondo sportivo, con una riduzione molto forte delle risorse destinate a ICS. Come avete superato quella crisi e quali sono oggi le fonti che permettono la vostra attività in crescita? Lei ha ribadito, anche di recente, che ICS ‘è una banca sana’. Qualche numero?
Questo tema meriterebbe ben più di una risposta, ma cercherò di sintetizzare. La storia a cavallo tra il secolo scorso e quello attuale su Totocalcio, giochi, lotterie e scommesse sportive è stata caratterizzata da una serie di errori che hanno contribuito alla perdita di autonomia finanziaria da parte del settore sportivo gestito dal CONI. Ne ha pagato un prezzo, per fortuna riuscendo a limitare i danni, anche il Credito Sportivo, non tanto come banca dentro la quale non c’è 1 euro pubblico, ma come Fondi Speciali che la banca gestisce, in regime di separatezza e gratuitamente. I Fondi Speciali consentono di mettere a disposizione incentivi (garanzie e contributi in conto interessi) a sostegno degli investimenti pubblici e privati sulle infrastrutture sportive e culturali italiane. Successivi rifinanziamenti dei Fondi da parte del Governo hanno consentito di poter sviluppare efficacemente l’azione commerciale della banca. L’ultimo in ordine di tempo, per quanto riguarda lo sport, è stato prodotto dal Governo nella finanziaria 2018 e replicato in quella 2021, determinando la devoluzione dei dividendi ICS di pertinenza del MEF al Fondo Contributi in Conto Interessi, fino all’approvazione del bilancio d’esercizio 2022. Da sottolineare che la crescita degli impieghi da parte della banca verso la Clientela è sostenuta da fonti di provvista esclusivamente private, a partire da BEI, CEB e Cdp. L’articolazione ormai ampia delle fonti di provvista è determinata dal fatto che la banca è certamente sana, come testimoniano i suoi indicatori patrimoniali (patrimonio netto di 915 milioni di euro e CET 1 al 79%) e, più in generale, tutti i principali indicatori di bilancio, che trovano riscontro anche nelle valutazioni di Standard & Poors, che lo scorso anno ha migliorato l’outlook dell’ICS da neutrale a positivo, recentemente confermato, come il rating BBB.

Come avete vissuto la pandemia da Covid-19? Quale è stato il vostro supporto al mondo dello sport e della cultura? Con quali ottiche strategiche siete intervenuti?
L’abbiamo vissuta come tutti i cittadini, rispettando le norme d’emergenza, ma garantendo la piena operatività dell’Istituto, in una fase della storia italiana nella quale c’era ancora più bisogno anche di noi. Siamo intervenuti con uno spirito coerente con la natura della banca, pubblica e socialmente impegnata, con misure di emergenza legate al finanziamento della Liquidità, assistite dalle garanzie dello Stato e da contributi in conto interessi che ci sono state affidate in ambito sportivo. Abbiamo fatto un’esperienza lavorativa e umana di grande intensità e con modalità operative implementate in pochissimi giorni, gestendo in “lavoro remoto” l’intero rapporto con Clienti appartenenti principalmente al terzo settore sportivo. Si è trattato in grandissima parte di soggetti non censiti, con la difficoltà di raccogliere da remoto tutta la documentazione, stipulare i contratti di finanziamento a distanza e gestire responsabilmente gli aspetti formali, a partire dalla “adeguata verifica”. Si è trattato di un’esperienza che ci ha fatto crescere velocemente, nella quale abbiamo fatto il nostro dovere senza “incidenti” e con grande apprezzamento proprio da parte di chi aveva bisogno. Cosa non scontata per una banca e, di questo, siamo tuttora molto orgogliosi. Non avevamo una strategia per affrontare l’imprevedibile, ma abbiamo dovuto strutturarla in pochi giorni per gestire vari livelli emergenziali, configurando prodotti e processi. Un patrimonio nato dall’emergenza che è entrato pienamente nel dna del Credito Sportivo, rendendolo certamente ancora più consapevole del suo ruolo, della sua funzione, della sua missione. Molto più di una semplice banca.
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