Ad aprile 2025 l’inflazione italiana si conferma stabile all’1,9% su base annua, mantenendo lo stesso tasso rilevato nel mese precedente. È quanto emerge dai dati definitivi diffusi dall’Istat, che mostrano una dinamica generale dei prezzi sotto controllo. Tuttavia, dietro questa apparente stabilità si nascondono alcune tendenze che meritano attenzione, in particolare per quanto riguarda i beni di largo consumo.
Istat: inflazione stabile ad aprile, ma aumenta il peso del carrello della spesa
Il cosiddetto “carrello della spesa”, che raccoglie i beni alimentari e i prodotti per la cura della casa e della persona, registra infatti una nuova accelerazione: i prezzi sono cresciuti del 2,6% su base annua, contro il 2,1% del mese di marzo. Un segnale che indica come l’inflazione colpisca in modo selettivo proprio i settori che impattano direttamente sulla spesa quotidiana delle famiglie italiane.
Dinamiche settoriali e impatto sui consumi
La tenuta dell’inflazione generale è dovuta anche alla dinamica contenuta dei prezzi dell’energia, in flessione rispetto ai picchi dell’anno precedente. Questa moderazione ha contribuito a bilanciare i rincari in altri comparti, ma non è riuscita ad arginare l’aumento dei beni essenziali. I consumi alimentari, in particolare, continuano a risentire della crescita dei costi di produzione e distribuzione, traslati sui prezzi finali al dettaglio.
Secondo l’Istat, la situazione evidenzia una polarizzazione tra settori, con comparti stabili o in rallentamento e altri, come appunto quello alimentare, ancora attraversati da significative pressioni. In questo contesto, le famiglie a reddito fisso o basso risultano esposte con maggiore intensità, poiché destinano una parte consistente del budget mensile ai consumi non comprimibili.
Indicatori armonizzati e prospettive europee
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), utilizzato per i confronti tra i Paesi dell’Unione europea, mostra un calo dello 0,5% su base mensile e una crescita dell’1% su base annua. Anche questo dato, pur confermando una dinamica contenuta, si accompagna a un’inflazione percepita diversa nelle singole voci di spesa, segno che il processo di ritorno alla normalità post-inflattiva procede a velocità differenziate.
Il quadro tracciato dall’Istat conferma quindi una fase di transizione, nella quale i prezzi sembrano aver smesso di crescere in modo generalizzato, ma persistono tensioni su alcuni fronti strategici. Il comportamento dei prezzi nel medio termine sarà fortemente influenzato dall’andamento delle materie prime, dai costi dell’energia e dalle scelte di politica monetaria della Banca Centrale Europea.
Il nodo della tenuta sociale
Se l’inflazione appare tecnicamente sotto controllo, il nodo politico ed economico resta quello della sostenibilità sociale. Il rincaro dei beni essenziali rappresenta una sfida per il potere d’acquisto, soprattutto in un contesto in cui i salari reali restano fermi e il sistema di protezione sociale fatica a compensare le disuguaglianze.
Gli osservatori economici guardano con attenzione alle prossime rilevazioni, perché proprio in queste settimane si gioca una partita decisiva: capire se la fase di stabilizzazione dell’inflazione riuscirà davvero a tradursi in una riduzione strutturale dei costi per le famiglie oppure se i segnali odierni preludono a una nuova stagione di aumenti selettivi e persistenti.