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Sette soldati israeliani uccisi a Khan Yunis, il conflitto a Gaza infiamma la tregua

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Sette soldati israeliani uccisi a Khan Yunis, il conflitto a Gaza infiamma la tregua
Un'esplosione devastante ha colpito un veicolo blindato dell’esercito israeliano nel cuore di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Sette soldati sono morti sul colpo. È l’attacco più grave contro le forze israeliane da settimane, e arriva proprio quando gli occhi del mondo sono puntati sulla fragile tregua tra Tel Aviv e Teheran. L'ordigno, collocato presumibilmente sotto la carreggiata, è stato attivato al passaggio del mezzo, distruggendolo completamente. Il boato ha squarciato il silenzio di un quartiere già segnato da mesi di combattimenti, riaprendo una ferita che la diplomazia internazionale non ha mai davvero sanato.

Sette soldati israeliani uccisi a Khan Yunis, il conflitto a Gaza infiamma la tregua

“È una mattina molto dolorosa per il nostro Paese”, ha dichiarato il presidente israeliano Isaac Herzog poche ore dopo l’attentato. Il messaggio di cordoglio alle famiglie è stato accompagnato da un appello all’unità nazionale e alla vigilanza. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) stanno conducendo indagini per capire come un’area già bonificata sia potuta diventare teatro di un simile attacco. Alcune fonti interne all’esercito parlano di un sofisticato ordigno artigianale fornito dall’esterno, forse tramite i tunnel ancora attivi al confine con l’Egitto. L’ipotesi di un coinvolgimento indiretto di Hezbollah o di cellule addestrate dall’Iran non è esclusa.

La Striscia come campo minato: torna la guerriglia ad alta intensità

L’attacco conferma quanto Gaza sia tornata ad essere un territorio imprevedibile. Nonostante gli accordi internazionali e le tregue formali, sul terreno la realtà è ben diversa. Le milizie palestinesi hanno affinato tattiche sempre più vicine alla guerriglia urbana: non più razzi o scontri diretti, ma ordigni a impatto psicologico, capaci di colpire duramente e improvvisamente. L’area di Khan Yunis, da tempo considerata una roccaforte logistica e militare, è ormai al centro di operazioni sempre più sofisticate, anche grazie al supporto esterno di reti internazionali.

Pressioni sull’esecutivo, l’opinione pubblica chiede reazione

La strage di militari mette ora sotto pressione il governo di Benjamin Netanyahu. Se da un lato il premier ha incassato il sostegno della comunità internazionale per aver evitato uno scontro aperto con l’Iran, dall’altro è chiamato a rispondere a un'opinione pubblica che teme il ripetersi di attacchi letali come quello di ieri. All’interno della coalizione governativa si moltiplicano le richieste per un’offensiva più ampia nella Striscia, mentre l’intelligence cerca i responsabili del gesto. I droni da ricognizione sono tornati a sorvolare a bassa quota Khan Yunis, segno che una risposta militare è già in fase di pianificazione.

Gaza soffre in silenzio: sfollati, ospedali al limite, diplomazia assente

Nel frattempo, la popolazione civile di Gaza continua a vivere in condizioni sempre più difficili. Gli sfollati sono decine di migliaia, gli ospedali non hanno più forniture sufficienti, e molte zone della Striscia restano isolate. Le organizzazioni umanitarie lanciano l’allarme ma ricevono risposte tiepide, mentre la diplomazia tace. L’Unione Europea non ha ancora diffuso alcuna nota ufficiale sull’accaduto. Gli Stati Uniti, concentrati sulla campagna elettorale e sul fronte iraniano, osservano senza intervenire. L’attacco di Khan Yunis diventa così l’ennesimo episodio di una guerra che, pur senza dichiarazioni ufficiali, non si è mai davvero fermata. E che ora rischia di tornare al centro del palcoscenico internazionale.
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