Il conflitto Israele-Hamas si sposta sulle criptovalute

- di: Redazione
 
La guerra si combatte, ormai, non solo sul terreno, ma anche su altri fronti, come ad esempio le fonti di finanziamento che si ritiene vengano utilizzate per alimentare un conflitto o, come nel caso di Israele ed Hamas, per irrobustire un arsenale militare.

Per questo, come ha rivelato per il quotidiano Haaretz il giornalista Omer Benjakov, Israele alla fine di giugno ha preso di mira il flusso di cassa digitale di Hamas, sequestrando dozzine di portafogli digitali associati al gruppo islamista che governa, con pugno di ferro, la Striscia di Gaza.
Secondo più fonti concordanti, Hamas, inserito come gruppo terroristico nella lista nera di Stati Uniti e Unione Europea, ha utilizzato a lungo le valute digitali per aggirare le sanzioni. Il gruppo utilizza le criptovalute, difficili da rintracciare e che presumibilmente offrono l'anonimato online, per raccogliere fondi e trasferirli nella Striscia utilizzando un sistema di portafogli digitali.
L'Ufficio nazionale contro il finanziamento del terrorismo del ministero della Difesa israeliano ha reso noto di avere sequestrato una serie di portafogli digitali collegati ad Hamas in quella che viene considerata la prima e più aggressiva azione contro l'utilizzo di criptovaluta del gruppo islamista.

Secondo alcune branche dell'intelligence israeliana, durante i più recenti combattimenti tra Israele e Hamas, quest'ultimo ha lanciato una massiccia campagna di raccolta fondi utilizzando le criptovalute. Circostanza confermata anche da un articolo del Wall Street Journal che, in giugno, ha riferito di un picco nelle donazioni di criptovaluta all'organizzazione. Una parte del denaro sarebbe utilizzata per scopi militari e quindi probabilmente destinata all'ala militare di Hamas, Iz al-Din al-Qassam.

Tra gli oltre 70 account sequestrati il 30 giugno c'erano quelli che includevano bitcoin - la valuta digitale più comune e più conosciuta -, ma anche altri tra cui Ethereum e anche Dogecoin, una valuta che ha attirato l'attenzione dei media dopo che Elon Musk vi ha investito.
Il sequestro dei conti è stato autorizzato direttamente dal ministro della Difesa, Benny Gantz, dopo che un'operazione congiunta con una società di monitoraggio di criptovalute "ha scoperto una rete di portafogli elettronici" utilizzati da Hamas per raccogliere fondi.

La notizia arriva mentre gli Stati occidentali stanno valutando di adottare una serie di misure per reprimere i portafogli digitali, grazie ai quali i criminali informatici riciclano le ingenti somme accumulate con attacchi ransomware.
La raccolta fondi bitcoin di Hamas è sempre più complessa, dicono i ricercatori.
"L'intelligence, gli strumenti tecnologici e legali che ci consentono di mettere le mani sul denaro dei terroristi in tutto il mondo costituiscono una svolta operativa", ha detto il ministro Gantz commentando l'operazione.
Di recente, i regolatori statunitensi hanno suggerito di modificare l'architettura dei portafogli digitali in modo che non possano più essere anonimi e di ritenere le società responsabili se i fondi digitali che pagano ai criminali come parte degli attacchi ransomware vengono utilizzati per scopi illegali.
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