La banca vaticana fa sul serio: primo report di sostenibilità e investimenti allineati alla dottrina.
(Foto: il cardinale Christoph Schönborn, presidente della Commissione cardinalizia dello Ior).
È un venerdì decisivo per Istituto per le Opere di Religione (Ior). Dopo anni di riforme, ora la “banca vaticana” pubblica il suo primo Rapporto di sostenibilità — con norme ambientali, sociali e di governance — e dichiara l’adesione alle regole del Basilea III per la trasparenza finanziaria.
Numeri e distribuzione del valore: un bilancio rivisto
Secondo i dati riferiti al 2024: utile netto di circa 31-32 milioni di euro e un “valore economico complessivo” generato di 50 milioni. Di questo, quote sono state assegnate al Santo Padre (27%), ai dipendenti (30%) e ai fornitori (18%), con il resto reinvestito per garantire sostenibilità a lungo termine. Oltre a ciò, la gestione del patrimonio dei clienti ha creato un valore aggiuntivo stimato in 157 milioni.
Alla regola Basilea III si aggiunge un codice etico rigoroso
Con il nuovo report lo Ior chiarisce i criteri etici degli investimenti: via libera a società conformi alla dottrina della Chiesa, ma esclusione — esplicita — da attività legate ad armi (anche leggere o da guerra), energia nucleare, combustibili fossili come carbone e olio di palma, industria del tabacco, alcool, pornografia, gioco d’azzardo, aborti, contraccezione, ricerca con cellule staminali embrionali, test su animali senza policy trasparenti, e ogni impresa che violi i principi del Global Compact delle Nazioni Unite.
Un passo che va oltre la finanza: etica e trasparenza al centro
Il presidente del Consiglio di sovrintendenza dello Ior, Jean‑Baptiste Douville de Franssu, afferma che l’obiettivo è offrire “una panoramica trasparente e completa delle misure adottate” per garantire investimenti pienamente coerenti con la fede. Allo stesso tempo, per il responsabile del risk management, Aurelio Amaduzzi, il banco vaticano conferma la volontà di restare “buon investitore” senza rinunciare a principi morali fondamentali.
Ma la governance cambia: niente più monopolio assoluto
Tuttavia la svolta non riguarda solo la trasparenza economica, ma anche la struttura di potere del Vaticano. Con la lettera apostolica Coniuncta cura, firmata da Papa Leone XIV a fine settembre 2025, lo Ior perde l’esclusiva assoluta sulla gestione degli investimenti finanziari della Santa Sede. Adesso l’ente titolare è Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), che “generalmente” potrà continuare a utilizzare lo Ior, ma — se lo riterrà opportuno — anche altri intermediari. La decisione mira a introdurre il principio di “corresponsabilità” e una maggiore efficienza gestionale.
Un segnale per la finanza vaticana — e non solo
La mossa di Papa Leone XIV potrebbe essere letta come una svolta storica. L’idea è chiara: unire finanza, trasparenza e valori morali, aprendo la porta a una gestione più moderna, regolata e in linea con gli standard internazionali — ma anche con l’etica cattolica.
Si tratta di una dichiarazione netta: la finanza del Vaticano non dovrà più essere un mistero — né in termini di conti né di coscienza.