Task Force Italia: "Il nostro è il contributo che la società civile offre al Paese"

 
Task Force Italia (TFI), piattaforma unica di knowhow, è stata organizzata e lanciata con l’obiettivo di individuare e presentare soluzioni innovative per ‘riaccendere i motori’ del Sistema Italia. Le interviste a Valerio De Luca, Presidente di TFI, alla Vice Presidente Dina Ravera e a Fabio Tomassini, Coordinatore del tavolo di lavoro Ricerca e Innovazione.

Presidente De Luca, come è nata l’idea di dare vita a Task Force Italia e quali sono i suoi obiettivi chiave? Con quali criteri avete scelto i personaggi che ne fanno parte?
"Task Force Italia è il contributo concreto che la società civile offre all’Italia in un momento di elevata incertezza e di difficoltà economica. Il recupero delle competenze è centrale per contrastare l’emergenza e per dare forma al potenziale unico dell’Italia in una prospettiva di rinascita e di cambiamento. L’idea è nata fin da subito, a febbraio. Ci siamo riuniti, in qualità di esponenti responsabili della società civile, per offrire un contributo concreto all’Italia in un momento di elevata incertezza. Sentiamo il dovere di cooperare per tradurre idee, proposte e competenze tecniche in nuovi paradigmi, azioni strategiche e soluzioni innovative da porre al servizio della collettività e della competitività nazionale su scala europea e globale. A TFI partecipano, a titolo volontario, persone di elevato standing, abituate quotidianamente a gestire momenti di crisi e a trovare soluzioni pragmatiche. Neutralità e indipendenza dagli interessi di parte - ad esempio nessuno dei partecipanti è indicato dalla politica - si combinano con l’interdisciplinarità e la trasversalità di competenze tecniche ed accademiche. L’invito che ho lanciato è stato accolto da professionisti con esperienze consolidate nella gestione e nel risanamento di grandi gruppi industriali e bancari; nella governance di importanti società quotate in qualità di amministratori indipendenti; vertici di aziende pubbliche e private; accademici di fama internazionale, di prestigiose Università italiane e straniere, dalla Sapienza, Bocconi e Luiss ad Harvard, Oxford, King’s College e Science Po. E hanno aderito anche capi di gabinetto di importanti ministeri, il che è fondamentale perché la loro funzione rappresenta la cinghia di trasmissione tra la decisione politica e l’azione amministrativa. In definitiva, Task Force Italia è una piattaforma unica di know how".

Può farci qualche esempio concreto di proposte e soluzioni emerse dal lavoro di confronto ed elaborazione che avete svolto in questi mesi?
"Questa è l’occasione per rilanciare una grande opera di modernizzazione del Paese, che è possibile solo attuando veramente le riforme strutturali: il taglio della burocrazia, la semplificazione normativa, l’efficientamento del sistema sanitario nazionale, il rilancio del turismo. Utilizzando i fondi straordinari con liquidità a basso costo possiamo finalmente finanziare un piano di investimenti nella sanità, nella ricerca, nella formazione e nelle infrastrutture, basati sui paradigmi della sostenibilità e dell’innovazione. Centrale è l’attuazione delle grandi opere. Bisogna evitare il ricorso eccessivo alle deroghe e riscrivere le norme, utilizzando gli strumenti esistenti, come la procedura semplificata di assegnazione degli appalti, già prevista dal relativo codice, e la previsione contenuta nella recente comunicazione europea, che consenta di evitare la pubblicazione del bando europeo. Ed è fondamentale utilizzare la leva fiscale, prevedendo una proroga delle scadenze fiscali o la riduzione dell’Iva nei settori più a rischio come il turismo e il food. E per contenere la profonda crisi del mondo della cultura e rilanciarlo, puntiamo sulla possibilità che ciascuna istituzione culturale, pubblica o privata, possa emettere un ‘art & culture bond’, oppure fare uso dello strumento del crowdfunding per stimolare il mecenatismo e raccogliere capitali di rischio. Quanto all’innovazione, c’è bisogno di un’unica infrastruttura di rete a più corsie digitali, così da semplificare la trasformazione ed accelerare, con la banda larga e il 5G, lo sviluppo delle Pmi soprattutto nelle aree più disagiate e nei settori strategici più a rischio. ‘Last but non least’, l’upskilling e l’alfabetizzazione digitale, che sono decisivi per ridurre il digital divide e sostenere il lavoro e la formazione continua in questo periodo di distanziamento sociale".

Lei ha affermato che “la task force evolverà necessariamente in una piattaforma permanente e di impatto con il compito di informare, formare e trasformare”.
"È così. C’è bisogno di una resilienza trasformativa. È per questo che la task force evolverà in una piattaforma permanente e di impatto. Si tratta e si deve trattare di un impegno, di uno sforzo permanente, di un’implementazione continua. Lo stakeholder engagement e la partecipazione attiva di ampi settori della cultura, della ricerca scientifica e dei media sono fondamentali per favorire le azioni sistemiche e la diffusione delle conoscenze multitasking".

Organizzazione e funzionamento

Ingegner Ravera, come funziona operativamente TFI, quali le sue modalità organizzative?
"Dopo una prima fase in cui sono state discusse e individuate le principali tematiche, ci siamo organizzati in 13 tavoli di lavoro generali (Infrastrutture; Digitalizzazione, Ricerca & Innovazione
tecnologica, Corporate governance & Sostenibilità; Turismo, Arte & Spettacolo; Fashion; Media; Pmi italiane (incluse le filiere manifatturiere italiane); Real estate; Educazione; Sanità; Finanza; Difesa & Sicurezza; Fiscalità/PA), alcuni dei quali composti da tavoli specifici, per un totale di 20 tavoli ai quali partecipano 90 esperti (alcuni presenti in più tavoli), di cui 25 autorevoli interlocutori esterni (numerica in continuo aumento). Questi ultimi svolgono un ruolo molto rilevante perché durante i webinar, in veste di attori principali dei settori analizzati, danno un importante contributo per individuare e qualificare le priorità di azione, con il pragmatismo e la concretezza necessaria per rafforzare la capacità di far accadere le cose. Nel suo complesso, il processo prevede un percorso in tre fasi"
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Quali sono in dettaglio le tre fasi?
"Nella prima, terminata intorno a luglio, come detto TFI ha aggregato attori nell’ambito delle grandi aziende nazionali e multinazionali, della ricerca, delle Istituzioni che hanno partecipato a webinar dove sono state discusse le principali tematiche rilevanti per il Paese anche con interlocutori esterni a TFI. La seconda fase, conclusa a settembre, ha visto la costituzionedi tavoli di lavoro per ‘mettere a terra’ le idee e le iniziative discusse. Sono state identificate le principali tematiche che poi sono state organizzate in tavoli di lavoro che hanno lo scopo di analizzare proposte e di essere una continua fonte di progetti a miglioramento del Paese. La terza fase prevede la conclusione delle proposte dei tavoli di lavoro, in modo che possano essere presentate ai vari Ministeri ed alla Presidenza del Consiglio, rappresentando uno qualificato strumento a supporto delle Istituzioni competenti, per integrare, prioritizzare e rendere ancora più concrete/misurabili i piani di attuazione degli interventi che Le stesse stanno analizzando".

Quale clima si respira nei tavoli operativi e nei momenti di sinergia tra di loro? In altre parole, si percepisce un clima di svolta?
"Viviamo una vera emergenza globale che, per essere contrastata con efficacia e tempestività, richiede la collaborazione attiva e trasversale di tutte le forze responsabili che compongono il Sistema Paese, con l’obiettivo di guidare la grande trasformazione in atto, piena di rischi inediti ma anche di grandi opportunità. Nei tavoli si avverte forte la necessità di ‘fare sintesi’ e di concertare gli sforzi nelle realtà maggiormente rappresentative del Paese. TFI è quindi costruttrice di ponti tra le istanze della società civile, il mondo delle istituzioni, i policy makers e il tessuto economico-finanziario".

Tavolo di lavoro “Ricerca e Innovazione”

Dottor Tomassini, quali sono le premesse del tavolo di lavoro Ricerca e Innovazione di cui lei è coordinatore?
"La premessa è sicuramente nella “digital disruption”, che sta cambiando in maniera profonda e decisiva le aspettative ed i comportamenti culturali e le dinamiche di mercato in tutti i settori. La digital disruption si manifesta in termini di “capacità digitali” in senso lato che sono fortemente differenziali rispetto al panorama competitivo anche solo di pochi anni fa. In aggiunta a questo, vi è il fatto che l’attuale mercato impone in molti settori anche l’incremento della dimensione minima necessaria alle imprese per essere competitive. Questo elemento determina la necessità di favorire la crescita dimensionale del tessuto tipico del sistema nazionale, caratterizzato dalle piccole e medie imprese (Pmi): la crescita dimensionale delle Pmi dovrebbe quindi essere una priorità per il Paese. In questo senso, incentivare la trasformazione digitale consentirebbe un utilizzo più efficiente del capitale necessario per supportare tale crescita, sia essa per linee interne o per linee esterne".

Qual è il primo obiettivo?
"Identificare un sistema di incentivi fiscali volti alla crescita dimensionale delle Piccole e Medie Imprese italiane attraverso l’adozione del cloud, da intendersi come leva per la trasformazione digitale. Certamente lo sviluppo di nuove tecnologie rimane una giusta ambizione che il Paese deve perseguire, ma è anche vero che questo richiede comunque tempi più lunghi per il ritorno dell’investimento. Di contro, riteniamo che per garantire il mantenimento della competitività del Paese sia prioritario focalizzare gli sforzi e le risorse per favorire l’adozione delle tecnologie già oggi disponibili, fatto che può favorire lo sviluppo e la crescita anche dimensionale sopra citata. Rispetto a questo, si consideri che già l’emergenza Covid ha esasperato le differenze tra aziende “fisiche ed analogiche” e quelle “digitali e smart”. L’obiettivo del tavolo di lavoro è quello di favorire come prima proposta ‘l’innovazione di processo’, da intendersi nell’accezione più ampia del termine, identificando interventi per favorire l’adozione delle tecnologie disponibili da parte delle aziende nazionali ed accelerare così il processo di digitalizzazione".

Tra le possibili modalità di intervento che cita, lei insiste molto sul favorire l’adozione del ‘cloud’. Perché è così cruciale?
"Innovare attraverso l’adozione del cloud significa in primo luogo incentivare la trasformazione digitale, oltre che consentire un utilizzo più efficiente di capitale, e quindi generare una maggiore crescita a parità di risorse investite. Su questo è importante essere molto chiari: la digitalizzazione delle imprese non coincide con la gestione in remoto delle attività di ufficio, ma in realtà consiste in un processo di trasformazione più profondo a supporto dei nuovi modelli di business, che richiede nuove competenze in tutti i processi produttivi, con impatti sull’intera organizzazione aziendale e quindi su tutta la catena del valore. L’accelerazione dell’adozione delle tecnologie che impattano sull’operatività dell’azienda potrebbe essere favorita dalla piena diffusione del cloud, che presenta nativamente le caratteristiche indispensabili per competere nell’attuale contesto, ovvero: possibilità di essere adottato in sicurezza, scalabilità, velocità di esecuzione, accessibilità alla tecnologia ‘on the edge’. Certamente non è l’unico elemento, ma la diffusione del cloud nel tessuto produttivo nazionale è un elemento decisivo per accelerare la digitalizzazione delle imprese, favorendo una competizione ‘scalabile’, garantendo anche il pieno supporto alle aziende che devono sviluppare la propria vocazione internazionale (elemento indispensabile nell’attuale scenario competitivo), creando così un contesto digitalizzato ampio e diffuso che a propria volta sarà un volano per le prossime fasi dello sviluppo del Paese".
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