Kristin Engvig, Fondatrice e Ceo di WiN: "Una società senza gender gap è più ricca e felice"

- di: Redazione
 

La splendida realtà di WiN (Womens’ International Networking), diventata una pietra miliare nella leadership al femminile, la sua vision, mission e i suoi obiettivi, l’annuale WiNConference tenuta a Roma in occasione dei primi 25 anni dalla sua fondazione, le tematiche emergenti sulla questione femminile, la situazione italiana in tema di divari di genere e molto altro ancora in questa intervista a Kristin Engvig, Fondatrice e Ceo di WiN, nonché membro del Comitato Scientifico e docente della prestigiosa Scuola di Politica “Vivere nella Comunità”.

Intervista a Kristin Engvig, Fondatrice e Ceo di WiN

Lei è Fondatrice e Ceo di WiN, Womens’ International Networking ed è diventata un’autorità globale sulla leadership femminile, portando WiN in tutto il mondo. Quali sono la mission e la vision di WiN, quali i suoi pilastri e quali gli obiettivi finora raggiunti nei primi 25 anni di attività? Lei ha affermato che “WiN è un’iniziativa di leadership femminile internazionale e sociale indipendente che ispira e facilita la trasformazione globale, organizzativa e individuale verso un paradigma più equilibrato e femminile”.

Un punto chiave della nostra mission è quello di connettere tra loro le persone non solo di tanti paesi diversi, ma di background diversi, di età diverse di modi di pensare diversi. Vivere insomma un mondo fatto di diversità e provare a esercitare la nostra capacità di includere. La nostra mission è anche quella di creare un mondo dove tutti abbiano le stesse possibilità di esercitare le loro scelte ed esprimere la propria personalità. Vediamo che purtroppo in molte parti del pianeta non è così e questo, se riguarda in primo luogo le donne, a ben guardare riguarda tutti: perché si è poveri, perché non c’è la possibilità di avere lo stesso stipendio facendo lo stesso lavoro, perché non c’è la stessa possibilità di salire nelle responsabilità professionali, perché non c’è la stessa possibilità nella scuola e così via. Nello specifico della nostra mission, c’è ancora lavoro da fare per aiutare le donne, le ragazze di avere queste possibilità e noi lavoriamo per ampliarle. E lavoriamo anche per valori più umani, nel senso di cambiare il modello della competizione sfrenata con un sistema in cui prevalga la condivisione. Perché è ormai evidente che un modello sociale fondato sull’eccesso di competizione non funziona, né a livello sociale, né a livello personale, né come spinta a far maturare persone aperte ed equilibrate. Bisogna quindi cambiare le cose e noi operiamo in questa direzione, guardando a una società più umana e quindi più felice.

Dal 20 AL 24 settembre si è svolta a Roma l’annuale Global WiNConference, un’occasione unica di incontro per la comunità di WiN Global. Ogni anno, infatti, WiN propone, in collaborazione con il Board, un programma che include l’Assemblea Generale WiN, conferenze tecniche, workshop e tour tecnici e culturali. La WiNConference tenuta a Roma è stata speciale, cadendo nel venticinquesimo anniversario dalla fondazione di WiN e in un momento di forti tensioni geopolitiche nel mondo. Perché avete scelto Roma? Può fare un bilancio dell’evento?

Essere a Roma è importante, perché è una città molto internazionale, cruciale nel bacino mediterraneo. Una città eterna e per questo piena di speranza, perché qui vivi immerso in una storia lunghissima che ti apre però non solo al presente, ma anche al futuro. La WiNConference è stata realizzata quest’anno a Roma per sognare ad occhi aperti il futuro, un futuro diverso, e credo che Roma sia un posto meraviglioso per fare questo, con la sua bellezza, con la sua cultura, con la sua arte che inebria, il suo verde, con la sua tanta acqua. Invece di andare in una città più sterile, con tanti grattacieli, abbiamo voluto attorno a noi tutta la storia vivente, la bellezza, ossia valori importanti per portare avanti le nostre battaglie. Il messaggio che emerge dalla WiNConference di Roma è che, sulla trasformazione globale verso un paradigma più equilibrato e femminile, si vedono i segnali e i rischi di passi indietro, come avvenuto durante l’emergenza Covid dove le donne in termini di occupazione hanno pagato un prezzo più alto, e per questo il nostro sforzo dovrà essere moltiplicato. In un Paese dove le donne vanno indietro tutto il Paese va indietro. Non a caso i Paesi che stanno andando meglio siano quelli che danno maggiore spazio alle donne.

In questo contesto come vede la situazione italiana?

Dove c’è stata maggiore attenzione i risultati si vedono, ad esempio rispetto al passato in Italia ci sono molte più donne nei Consigli di amministrazione delle imprese e più in generale nei ruoli decisionali delle aziende. Ma ci sono ancora lunghi passi da fare in termini di cultura di massa, ad esempio sul ruolo della donna in famiglia, e qui rientra anche la questione delle violenze domestiche, nella ripartizione dei ruoli familiari, nella questione del gap di genere nell’accesso al lavoro. Non mancano le competenze delle donne italiane, dobbiamo però aumentare il rispetto verso di loro, che poi vuol dire più in generale esercitare il rispetto l’uno verso l’altro. Questo abbiamo sognato alla WiNConference di Roma e vogliamo continuare a lavorare perché sempre più questo sogno si trasformi in realtà. Connettersi, confrontarsi, conoscersi, trovare momenti di riflessione comune, di partecipazione comune è fondamentale. E WiN produce questi momenti che fanno maturare, prendere consapevolezza personale per trasformare lo stato delle cose andare verso una società migliore, più equilibrata, creative e meno stressata.

Un modello femminile a cui ispirarsi?

Domanda difficile, ma provo rispondere iniziando dal fatto che, quando ho iniziato questo impegno, come giovane ragazza ero entusiasta ma anche un po’ scioccata perché vedevo tante donne che si adattavano molto al modello maschile della competizione a ogni costo e quindi a tutto ciò che questo comporta, mentre il nostro modello, quello di WiN, è che la donna possa essere sia madre che manager, che possa essere artista o banchiere senza per forza dover subire lo stress della competizione sfrenata, che assorbe tutte le energie, mente e cuore. Competere per competere è un modello che non funziona, è un paradigma vecchio, mentre nel nostro paradigma noi vediamo donne che trovano un loro equilibrio. So che ciò non è facile, che a pieno tale paradigma forse non si riesce a realizzarlo compiutamente nell’arco della vita, ma occorre cercare di andare sul percorso dell’autenticità e dell’integrità. Un modello in cui una persona rifletta circa il fatto che “non sono qui solo per me stessa, solo per guadagnare, ma per condividere” e che veda la comunità come un qualcosa da vivere e a cui contribuire. Una visione, quella della comunità, che è al centro della Scuola di Politica “Vivere nella Comunità” a cui partecipo. Ecco, il modello a cui mi ispiro è questo e quindi ogni donna può essere lei stessa può essere il suo modello. Tutto ciò, ovviamente, non vale solo per le donne, ma anche per gli uomini.

A proposito della Scuola di Politica “Vivere nella Comunità”. È stata nominata nel Comitato Scientifico”, ed è anche docente, di prima Scuola Politica apartitica e multidisciplinare in Italia, con l’obiettivo di formare un ceto dirigente più preparato e consapevole. Una Scuola di altro prestigio, che vanta alcune delle figure più importanti del nostro Paese come i Professori Cassese, Capaldo, Cartabia, Profumo, Mattarella, insieme a Carlo Messina e Stefano Lucchini e a tanti altri. Che significato ha per lei il suo impegno in una realtà così unica e su quali aspetti è particolarmente impegnata?

Sono molto orgogliosa e felice di far parte di una Scuola così autorevole, con obiettivi importanti e a fianco di grandi personalità. Personalmente sono molto impegnata nel rendere le nuove generazioni più consapevoli, nell’aiutarle a credere in sé, sapendo anche riconoscere le manipolazioni ed evitarle. Perché solo diventando più consapevoli e quindi credendo in se stessi possiamo pensare consapevolmente e diventare capaci di evitare, quando non ci piace la strada, di seguire acriticamente la massa. E poi incentivare a collaborare oltre le frontiere e tanti limiti. Io sono norvegese, conosco l’Italia, che amo come adoro Roma, e posso offrire un occhio diverso sulle cose, anche perché ho viaggiato molto svolgendo confronti in tutto il mondo, dall’India al Giappone all’Africa e così via. Sono quindi una persona globale. Credo che l’incontro tra persone diverse ci faccia svegliare, ci faccia superare tanti limiti, possa farci aprire, possa farci imparare molto e quindi evolvere sia come persone che come comunità. Mi piace molto, a questo proposito, che il nome della Scuola di Politica sia appunto “Vivere nella Comunità”.

Guardando da qui a 10anni, in quale mondo vivremo? E Come immagina WiN tra un decennio?

Proprio un momento così difficile per il mondo può essere la soglia di un nuovo Rinascimento, dell’affermazione di nuovi paradigmi e di nuovi valori. La WiNConference di Roma è stata anche questo, la spinta affinché il Rinascimento diventi una realtà sempre più larga e profonda. Davanti a noi ci sono scenari sia negativi che positivi, quindi il quadro è incerto. Ma se alziamo lo sguardo dai problemi quotidiani, se non ci facciamo assorbire e sommergere completamente dai problemi e impostiamo la nostra esistenza nel senso della collaborazione, di un paradigma più equilibrato e femminile, possiamo dare vita a un nuovo Rinascimento scoprendo che dai problemi possiamo uscire solo collaborando, valorizzando la nostra grande creatività. Noi di WiN ci battiamo per questo. Non so se il messaggio passerà completamente lungo il prossimo decennio, ma sono certa che comunque passerà, perché per molte donne è già passato e continua a passare. In fondo, è l’unica chance che donne e uomini anno. E di questa rivoluzione gentile le donne sono protagoniste e lo saranno sempre di più.

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