ANEV, il Presidente Togni: "Fondamentale il ruolo dell'eolico ma quanti freni dai processi organizzativi"

- di: Redazione
 
Le potenzialità finora espresse dell’energia eolica in Italia e il suo fondamentale contributo al processo di decarbonizzazione previsto dal ‘Green Deal’ e al rilancio economico dell’Italia, il contributo all’innovazione, il freno degli ostacoli burocratici e la necessità di un rapido riassetto della normativa, tecnica e giurisprudenziale. Ne parliamo con Simone Togni, Presidente ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento).

L’energia eolica è chiamata nell’attuale fase di transizione ecologica a dare il proprio contributo per la lotta ai cambiamenti climatici e per favorire la decarbonizzazione, ma ANEV da tempo denuncia che l’eolico incontra troppo spesso sul proprio cammino ostacoli burocratici che ne bloccano lo sviluppo. Da qui nasce lo slogan della campagna straordinaria di comunicazione ANEV “Libera l’energia, segui il vento”. Presidente Togni, qual è la situazione e cosa chiedete in concreto?
Chiediamo che il sistema del processo autorizzativo, rispettoso delle necessarie salvaguardie paesaggistiche ed ambientali, possa finalmente essere riportato a tempistiche coerenti con le normative comunitarie. Oggi la burocrazia impiega oltre 5 anni di media per rispondere ad una richiesta di autorizzazione di un impianto eolico a fronte di un tempo indicato a livello europeo di dieci volte inferiore, inoltre viene concesso un diritto di veto alle soprintendenze anche quando non vi siano dei vincoli specifici da tutelare. Questo è incompatibile con lo sviluppo del settore e deve essere corretto se si vogliono raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione assunti dall’Italia.

Restando sul tema di ‘Libera l’energia, segui il vento’, quali segnali vi sono giunti finora dal Governo Draghi, e in particolare dal nuovo Ministero della Transizione ecologica? Di recente avete organizzato un interessante webinar sul ‘Ruolo dell’energia eolica nella transizione ecologica’ a cui ha partecipato anche la Sottosegretaria alla Transizione ecologica, Ilaria Fontana. Che impressione ha avuto?
Liberare l’energia da queste pastoie è necessario per compiere quella transizione ecologica che i mutamenti climatici ci impongono. L’eolico può e deve svolgere un ruolo centrale e siamo sicuri che lo farà, tuttavia serve maggiore coraggio e coerenza. Un obiettivo del Governo, quale è il PNIEC – Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, indica nel raddoppio dell’eolico al 2030 un elemento necessario e oggi non vi sono gli strumenti per realizzarlo, bisogna avere la coerenza di semplificare o ammettere il fallimento di fronte alle generazioni future che ne pagheranno le amare conseguenze.

Il testo del PNIEC, varato lo scorso gennaio, ha come obiettivo incrementare di 10 GW la capacità eolica in Italia. Lo ritiene un obiettivo realistico? Lei ha affermato: “Non c’è tempo da perdere”.
Guardi, l’obiettivo al 2030 contenuto nel PNIEC per l’eolico probabilmente aumenterà ancora alla luce del nuovo target europeo di riduzione delle emissioni. Il ritardo che abbiamo accumulato ci fa lanciare l’allarme rispetto al tempo rimasto che è sempre meno, quindi possiamo dire che oggi non c’è più VENTO DA PERDERE poiché anche il vento, come il tempo, una volta passato non si recupera, quindi dobbiamo fare presto.

Qual è lo stato dell’arte dell’eolico in Italia, quale il suo peso nell’ambito dell’energia prodotta da rinnovabili e quali sono realisticamente le sue potenzialità? A questo proposito, oggi come si posiziona l’Italia nel confronto con gli altri grandi Paesi sviluppati, in particolare europei?
Oggi l’eolico in Italia produce circa il 6,5% dell’energia elettrica, questo numero al 2030 dovrà raddoppiare e fortunatamente il potenziale è ancora molto alto. L’Italia purtroppo è molto indietro rispetto ai Paesi Europei più avanzati come Danimarca, Germania, Francia e Spagna, e questo ritardo rischia di lasciarci fanalino di coda nonostante una ventosità media del nostro Paese molto elevata.

Nel Manifesto “Per lo sviluppo dell’eolico in Italia”, che ANEV ha lanciato di recente e che indica sette priorità, si afferma che l’Eolico non solo rappresenta un “protagonista di quella riconversione dell’economia in chiave ‘verde’, che è una delle priorità dell’Ue”, ma anche “uno strumento in grado di favorire innovazione tecnologica, occupazione e sviluppo”. Può fare il punto sulla spinta che l’Eolico può dare all’innovazione e all’occupazione dell’Italia?

Nel settore industriale l’eolico sta giocando un ruolo fondamentale, basti pensare che abbiamo fatto nascere e crescere, negli ultimi venti anni una filiera dell’eolico nazionale che oggi ci consente di essere esportatori di tecnologia nell’eolico. Infatti sia nella realizzazione di aerogeneratori, sia nella componentistica abbiamo raggiunto un elevato livello di specializzazione. La transizione ecologica deve essere fatta in modo da consentire all’industria tradizionale di riconvertirsi verso le nuove tecnologie e l’eolico può farlo, per questo bisogna puntare con decisione in questa direzione.

Lei ha dichiarato che “è significativa la proposta del Governo di utilizzare strumenti alternativi per incentivare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, tra cui l’eolico. L’istituzione di strumenti per lo sviluppo dei Power purchase agreement (Ppa) garantirebbe al produttore di energia un’adeguata retribuzione e al consumatore una convenienza economica”. Quali strumenti per lo sviluppo del Ppa suggerisce ANEV?
Per far nascere il mercato dei contratti di lungo termine serve che si vadano a risolvere alcuni aspetti normativi e regolatori che oggi fanno sì che tale mercato non decolli in Italia. In particolare le criticità sono legate alla lunghezza degli accordi e al fatto che il mercato elettrico è altamente oscillante nei prezzi. Servirebbero quindi dei meccanismi di stabilizzazione dei valori, anche grazie a mercati “future” e meccanismi di garanzia, che accompagnino la crescita di questo strumento.

Tra le priorità del Manifesto c’è anche la revisione delle Linee guida nazionali per l’eolico, in modo che siano in linea con l’evoluzione normativa, tecnica e giurisprudenziale. Siamo rimasti molto indietro su questo fronte? In altre parole, si tratta di operare aggiustamenti o intervenire in modo radicale?
Si dovrebbe intervenire con degli aggiustamenti che tengano conto del fatto che oggi le nuove tecnologie consentono impatti assai inferiori in termini di impatti visivi, acustici ed ambientali, inoltre andrebbero anche aggiornati i criteri generali alla luce dell’evoluzione normativa e giurisprudenziale. L’auspicio è che presto si possa arrivare ad avere una discussione serena su questi temi, partendo dalla considerazione che non stiamo più discutendo se fare tali impianti ma sul come.

Eolico offshore, ossia l’utilizzo di parchi eolici costruiti sulla superficie di specchi d’acqua. Quali potenzialità ha nel Mediterraneo e in particolare in Italia? Cosa prevede il Pniec a proposito e cosa si sta facendo?
Nel Mediterraneo ci sono discrete potenzialità per queste applicazioni marine dell’eolico ed è nostro dovere sfruttarle al massimo. L’ANEV crede molto nell’apporto dell’eolico off-shore e per questo ha chiesto di adeguare l’attuale limite di 900MW previsto nel PNIEC ad almeno 5GW al 2030 anche perché le nuove tecnologie flottanti consentiranno di ridurre i costi e di aumentare il potenziale.

Come per tutte le forme di produzione di energia, anche l’eolico deve rapportarsi alle necessarie tutele di valorizzazione e salvaguardia del territorio. Qual è la vostra posizione su tale tema e come sono i rapporti con le associazioni ambientaliste?
La tutela del territorio e del paesaggio sono fin dal 2002, anno di fondazione dell’ANEV, elemento centrale nelle politiche di sviluppo dell’eolico per noi. Proprio per questo crediamo che i protocolli per un corretto inserimento dell’eolico nel territorio e nel paesaggio, sottoscritti dall’ANEV con Legambiente, WWF e Greenpeace siano stati molto importanti. Oggi dobbiamo avere il coraggio di aggiornare tali impegni garantendo il minor impatto possibile, questo è il nostro impegno.

In conclusione, Presidente Togni. Che clima percepisce oggi intorno alla questione energia eolica? Pensa che sia la volta buona o il rischio di un’altra falsa partenza resta forte?
La speranza e che finalmente si sia raggiunta quella consapevolezza che mancava, il dubbio però è che si riesca a “mettere a terra” tutto questo in tempi rapidi. Oggi il vento è buono, ma il rischio vero è che l’entusiasmo iniziale possa essere stemperato dalle vecchie logiche che salvaguardano l’esistente senza avere il coraggio di disegnare un futuro sostenibile.
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