Il Rendiconto Sociale 2024 dell’Inps diventa anche l’occasione per una dichiarazione d’indirizzo politico-istituzionale. “L’Inps che immagino è un’istituzione che ascolta, che anticipa i bisogni di tutti i cittadini”, ha spiegato il presidente Gabriele Fava, presentando il documento a Palazzo Wedekind.
INPS, Fava: “Il welfare italiano deve rigenerarsi”
La linea è chiara: spostare il welfare da un modello “consolatorio” a uno “abilitante”, capace di intervenire prima – e non dopo – che le fragilità diventino emergenza sociale. “Dobbiamo restituire all’Inps la consapevolezza della propria grandezza: non è solo un ente che eroga prestazioni, ma un pilastro che genera fiducia e sostiene l’economia reale”.
Un welfare di accompagnamento, non di rincorsa
Fava ha messo al centro un concetto chiave: “rigenerare” il sistema. Non riformare in senso burocratico, ma riqualificare la missione.
Il presidente punta a ribaltare l’approccio tradizionale del welfare italiano: oggi gli interventi arrivano spesso in ritardo, quando il cittadino si trova già in stato di bisogno. L’obiettivo, invece, è passare da istituto “riparatore” a istituto “prevenitore”, soprattutto in un Paese che affronta un cambio demografico senza precedenti. “Il contesto demografico cambia velocemente: dobbiamo anticipare i bisogni, non inseguirli”.
Per l’Inps, significa costruire un rapporto continuativo con i cittadini lungo l’intero arco della vita lavorativa, non solo al momento del pensionamento o della perdita del reddito.
Demografia e lavoro: la vera variabile di sostenibilità
La presentazione del Rendiconto sociale arriva in un quadro macro delicato: in Italia il tasso di fertilità resta tra i più bassi d’Europa, l’età media cresce, l’ingresso nel mercato del lavoro è tardivo e discontinuo. Questo squilibrio mette sotto pressione la sostenibilità della spesa pensionistica e assistenziale, che resta la più alta del continente in rapporto al Pil.
Il messaggio implicito di Fava è che la tenuta dell’Inps non è una questione contabile, ma dipende da un welfare capace di mantenere attiva e produttiva la popolazione. Il “vecchio” welfare si limita a compensare; il nuovo deve abilitare.
La leva digitale: IA come strumento “anti-burocrazia”
La modernizzazione è già in corso: l’app dell’Inps conta oltre 7 milioni di utenti stabili, e il 60% dei 150 milioni di accessi nel 2024 proviene da under 35. Numeri che Fava cita come segnale di fiducia e come prova che la domanda di servizi diretti, semplici e immediati cresce soprattutto tra i più giovani.
La tecnologia – e in particolare l’intelligenza artificiale – è considerata parte integrante di questa trasformazione: “La tecnologia libera l’uomo dalla burocrazia e gli restituisce tempo”, ha detto il presidente.
Ma la condizione è “modernizzare senza disumanizzare”: nessun affidamento cieco all’algoritmo e nessuna trasformazione digitale che lasci indietro anziani o categorie fragili.
Da ente finanziatore a “infrastruttura civile”
Il Rendiconto sociale 2024 fotografa un Inps che non è più solo gestore di prestazioni, ma snodo dell’intero Stato sociale italiano: pensioni, ammortizzatori, assegno unico, sostegni alla natalità, disoccupazione, invalidità. Un ruolo che, secondo Fava, deve allargarsi dalla protezione alla promozione: aiutare a restare nel lavoro prima ancora che rimborsare chi ne esce; sostenere la famiglia prima che la crisi la impoverisca; contrastare l’abbandono lavorativo, non solo certificarlo.
La sfida di fondo: passare da “crisi” a prevenzione
L’istituto guarda anche all’Europa, dove cresce la spinta a impostare i sistemi previdenziali come infrastrutture di prevenzione sociale. Un welfare anticipatorio riduce non solo la spesa futura, ma anche la disuguaglianza di accesso.
Per questo, spiega Fava, l’Inps deve tornare a essere percepito come “presenza” più che come “ufficio”: un attore che accompagna i cittadini e non solo interviene a danno compiuto.