Inflazione: dati positivi dall'inizio del 2023 ma restano vive le incertezze

- di: Daniele Minuti
 
L'inizio del nuovo anno continua a dare segnali incoraggianti sul fronte dell'inflazione, che a gennaio frena con intensità anche maggiore rispetto ai mesi precedenti, stando ai dati preliminari dell'Istat.

Inflazione: dati positivi dall'inizio del 2023 ma restano vive le incertezze

L'indice nazionale dei prezzi al consumo registra infatti un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, frenata dovuta all'inversione di tendenza dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -10,9%) e di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%).

In controtendenza invece i prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%), dei Beni non durevoli (da +6,1% a +6,8%) e dei Servizi relativi all'abitazione (da +2,1% a +3,2%). La "inflazione di fondo", quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale da +5,8% a +6%, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2%.


Su base annua sono in rallentamento i prezzi dei beni (da +17,1% a +14,2%), mentre c’è un lieve incremento per i servizi (da +4,1% a +4,2%). L'aumento dell'indice generale si deve prevalentemente ai prezzi dei Servizi per l'abitazione (+1,6%), degli Alimentari lavorati (+1,5%), dei Beni durevoli e non durevoli (+0,8% per entrambi), degli Energetici non regolamentati (+0,7%). Con il segno meno, invece, i prezzi degli Energetici regolamentati (-24,7%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-1,6%).

L'Ufficio Studi Confcommercio ha commentato così: "Dopo quelle riguardanti la dinamica dell’economia, ulteriori buone notizie giungono dal versante dell’inflazione. L’anno si apre con una crescita dei prezzi inferiore alle attese grazie a una forte riduzione dei prezzi dei beni energetici regolamentati, e con un tendenziale che risulta compresso a poco più del 10%. Nel confronto internazionale, l’indice armonizzato scende nell’euroarea di quattro decimi di punto, in Italia dell’1,3%, a conferma, se ce ne fosse bisogno, di un sistema produttivo-distributivo, ben funzionante. Non mancano fattori che inducono a moderare gli entusiasmi: la core inflation è infatti in crescita di mezzo punto percentuale e raggiunge il 6% su base annua. Ciò significa che gli impulsi di fondo continuano ad alimentare la dinamica inflazionistica, la trasmissione da monte a valle dello shock energetico non si è esaurita e la crescita dei prezzi del paniere acquistato in alta frequenza d’acquisto, che contribuisce a formare le aspettative d’inflazione delle famiglie, raggiunge il 9%, con accentuati potenziali effetti depressivi sulla propensione al consumo. Che l’orizzonte si rassereni sul versante dei costi dell’energia non significa che i problemi per la crescita economica dell’anno in corso siano automaticamente risolti".

Mario Resca, presidente Confimprese
, ha dichiarato: "Le rilevazioni Istat sull’inflazione di gennaio mostrano un quadro in leggero miglioramento, che rispecchia i dati del Pil registrati nel 2022, entrambi in controtendenza rispetto alle previsioni pessimistiche degli ultimi mesi. Si tratta di un segno positivo che mostra la buona tenuta dell’economia italiana, in parte dovuta alla stabilizzazione dei prezzi energetici regolamentati. Auspichiamo che i segnali positivi continuino e si rafforzino, nonostante l’incertezza del quadro internazionale".

Dello stesso tono, le dichiarazioni contenute in una nota di commento di Confesercenti: "Il nuovo anno si apre positivamente sul fronte dei prezzi: l’inflazione ha iniziato a rallentare in modo abbastanza significativo, grazie all’inizio di ripiegamento dei prezzi energetici, in particolare quelli regolamentati che diminuiscono di 80 punti e scendono in campo negativo rispetto a dicembre. Ma il 2023 presenta ancora molte incognite, a partire dal potere d’acquisto perduto delle famiglie e dunque della tenuta dei consumi. Non si prospetta, dunque, un anno facile: le previsioni per il 2023 segnalano comunque una variazione dell’indice dei prezzi tra il 5 e 6% all’incirca, un livello ancora elevato e capace di erodere il potere d’acquisto dei redditi delle famiglie, che hanno ridotto alcuni consumi a favore delle spese più necessarie, come quelle per l’abitazione. Se la tendenza al rallentamento degli energetici, però, dovesse rafforzarsi, l’incremento dell’inflazione per l’anno in corso potrebbe anche scendere sotto la soglia del 5%, con un effetto domino positivo sui prezzi di beni e servizi. I provvedimenti nazionali ed europei per arginare la cavalcata dell’inflazione hanno senz’altro contribuito a superare il momento più critico, anche se in alcuni paesi europei sono stati più incisivi. Nel complesso, perciò, va mantenuta alta l’attenzione considerando che l’inflazione di fondo si attesta ancora intorno al 6%, mentre quella acquisita per l’anno è 5,3. Bisogna, inoltre, evitare ridimensionamenti di consumo eccessivi, sia perché impattano negativamente sul sistema economico, sia perché si lascia campo libero ai meccanismi di indicizzazione esplicita presenti nel sistema – pensioni, canoni di locazione o altro – che rischiano di irrigidire i comportamenti di tutti gli operatori. Per questo ribadiamo che la strada principale da percorre è quella del sostegno alla domanda interna, con provvedimenti a favore dei redditi delle famiglie e dunque dei consumi, a partire dal fisco".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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