L'incubo di Alice, in manette per ore durante l'incoronazione, suona a condanna della polizia britannica
- di: David Lewis
Chi vive al di là della Manica e non avverte il fascino della monarchia britannica, la fine delle cerimonie e degli spettacoli per ll'incoronazione di Carlo III è un semplice fatto di cronaca. Ma per noi, che viviamo ''al di qua'' del canale, la fine degli eventi legati al nuovo status di Carlo è stata anche la conclusione di un periodo, fortunatamente breve, in cui la vita dei londinesi o di chi arriva nella capitale per lavoro è stata stravolta, e non in senso positivo. L'importanza dell'evento e le questioni di sicurezza ad esse legate hanno imposto l'adozione di misure di cui i cittadini si sono fatti carico, non sempre con il sorriso, ma nella consapevolezza che era un prezzo da pagare alla buona riuscita dell'incoronazione e degli appuntamenti che hanno fatto da corollario.
L'incubo di Alice, in manette per ore durante l'incoronazione
Tutto (quasi), per fortuna, è andato per il verso giusto e il sospiro di sollievo che i vertici del Ministero dell'Interno e della Polizia hanno tirato sarà stato grandissimo, perché nulla di veramente grave ha turbato lo svolgimento della cerimonia e il resto.
Ma la tensione è stata altissima perché, anche se tutto era stato programmato al millesimo di secondo, il timore che qualcosa di negativo potesse accadere è stato in agguato per molti giorni. Alla fine però qualche problema c'è stato, perché, sull'altare della sicurezza, sono state sacrificate le abitudini dei londinesi, costretti dai preparativi a cambiare itinerario per tornare a casa o andare e venire dal lavoro.
Ma tutto è stato accettato, per la migliore riuscita di un evento che tornava dopo 70 anni. Ma sabato, almeno per qualcuno, non è stato solo il giorno dell'incoronazione, ma anche quello di una disavventura di cui mai sospettava di potere essere, suo malgrado, protagonista.
Come è accaduto ad una professionista, l'architetta Alice Chambers, trentaseienne d'origine australiana, che ha trascorso tredici lunghissime ore per essersi trovata, come si usa dire, nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Mentre a Westminster risuonavano formule vecchie di secoli e sulla testa di Carlo III veniva imposta la corona, fuori Alice Chambers aspettava, come migliaia di britannici e turisti, di vedere passare il corte regale. Solo che, per caso o distrazione, si è messa, in un centro commerciale, accanto ad un gruppo di ambientalisti, dell'associazione Just Stop Oil, che manifestavano contro l'uso di combustibili fossili. La polizia ha individuato il gruppetto e ha deciso di fermarne i componenti. Solo che, tra essi, c'era, ma solo fisicamente, anche la professionista che è stata bloccata, ammanettata, caricata su un cellulare, portata in una stazione di polizia, identificata, con tanto di presa delle impronte digitali. Il fatto che abbia detto e ripetuto che non c'entrava niente con la protesta non è stato nemmeno preso in considerazione della polizia, che ha trattenuto Alice Chambers per tredici, lunghissime ore, rilasciandola quando la cerimonia era abbondantemente conclusa e chi vi aveva partecipato o assistito era probabilmente tornato a casa.
Ora la polizia dice che sta cercando di capire come sia potuto accadere. Intanto, per quello che ormai può valere, l'architetta ha detto di avere passato ore, ammanettata, in un cellulare della polizia, in gran parte trascorse a dire agli agenti che lei, con gli ambientalisti, non c'entrava nulla, ma senza ottenere granché.
"Ho provato a dire - ha detto in una intervista ad un quotidiano - che non facevo parte di quel gruppo di manifestanti, ma niente che li convincesse. Ho fornito loro i miei dati; ho mostrato loro il mio documento d'identità, ma sembrava che non potessi dire nulla che facesse davvero la differenza".
Ora ovviamente è il momento degli accertamenti, per capire come sia stato possibile l'arresto di una persona sulla base di meno di un sospetto. Da quel che dicono i vertici della Met Police, pare che a fermare e arrestare la professionista sia stato un ufficiale, proveniente dalla polizia del Lincolnshire e ingaggiato per l'evento. Come se questo possa cancellare o giustificare l'accaduto.
Ma Alice Chambers non è stata la sola a finire ammanettata. E' successo anche al capo del gruppo antimonarchico Republic e di altri cinque attivisti, nonostante la loro protesta fosse stata autorizzata.