Immobiliare, tasso di sforzo: "Per l’affitto è passato dal 27,5% al 30,1% nell’ultimo anno"

- di: Barbara Leone
 
Nel secondo trimestre del 2024, il tasso di sforzo per affittare una casa è cresciuto del 2,6%. Secondo uno studio pubblicato da idealista, portale immobiliare leader nello sviluppo tecnologico in Italia, la percentuale di reddito familiare necessaria per l’affitto di un’abitazione con due stanze da letto è aumentata dal 27,5% nel secondo trimestre del 2023 al 30,1% nello stesso periodo del 2024. Per quanto riguarda l’acquisto, invece, il tasso di sforzo rimane stabile, attestandosi al 19,5%, invariato rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Per Vincenzo De Tommaso, responsabile dell'Ufficio Studi di idealista: “L’incremento costante dei canoni di locazione, unito alla crescente domanda di affitti, particolarmente calda nelle aree metropolitane e nelle principali città universitarie, accentua le difficoltà da parte delle fasce più fragili della popolazione, giovani e donne in primis, ma anche famiglie monoreddito e studenti fuori sede. Parallelamente, le condizioni più restrittive per l'accesso ai mutui rendono sempre più difficoltoso l’acquisto della casa, rischiando di aggravare ulteriormente le disuguaglianze economiche e sociali. In questo contesto, la necessità di politiche abitative più inclusive e di soluzioni innovative per supportare le famiglie in difficoltà diventa sempre più urgente”.

Immobiliare, tasso di sforzo: "Per l’affitto è passato dal 27,5% al 30,1% nell’ultimo anno"

Dall’indagine emerge che  Massa, è la città dove la percentuale di reddito familiare da destinare all'affitto è la più alta, con il 46,6%. Anche a Venezia (41,8%), Napoli (41,2%), Milano (38,9%), Firenze (37,7%) e Roma (37,3%) le richieste dei proprietari superano la soglia di un terzo del reddito familiare speso per l'abitazione. Dietro i principali mercati, anche Como (35,9%), Vicenza (34,1%), Verbania (34%) e Rimini (31,7%) si posizionano sopra la media del periodo. Negli altri capoluoghi, lo sforzo economico per la locazione è inferiore alla media nazionale, con percentuali che variano dal 29,6% di Latina al 13,1% di Biella e Terni, le città più economiche in rapporto alle possibilità degli inquilini. Nel secondo trimestre, la maggior parte dei centri monitorati ha registrato aumenti, con variazioni che vanno dal 9,8% di Vicenza allo 0,4% di Foggia. Tra questi, Napoli (7,3%), Trieste (5,6%), Firenze (5,1%) e Cagliari (4,9%) hanno segnato gli incrementi più rilevanti. Altri 13 capoluoghi hanno superato la media nazionale degli aumenti, fissata al 2,6% annuo, tra cui Bari (4,2%), Roma (3,7%) e Genova e Catania (entrambe con un aumento del 3%). In controtendenza, Milano ha registrato un calo del tasso di sforzo per l’affitto dell'1,5%. Anche altri 30 capoluoghi, tra cui Venezia (-2,8%) e Bologna (-1,7%), hanno mostrato una diminuzione del tasso di sforzo. Le riduzioni più significative si sono verificate a Messina (-5,1%), Bolzano (-7,6%) e Massa (-8,4%).

In totale, sono ben 23 le province dove i canoni di affitto superano il 30,1% del reddito familiare, la media nazionale secondo lo studio, vale a dire circa un terzo del reddito netto mensile, soglia massima consigliata dagli esperti. Ravenna e Rimini, entrambe con un tasso di sforzo del 59,4%, seguite da Lucca con il 54,9%, sono le province dove le famiglie devono sostenere il maggior impegno economico per affittare un immobile. Milano si posiziona al sesto posto con il 43,7% e Roma all'ottavo con il 38,5%. Biella (13%), Alessandria (13,6%) e Terni (13,8%) sono invece le province con i tassi di sforzo più bassi tra quelle analizzate.

Nel secondo trimestre del 2024, in 34 capoluoghi italiani il tasso di sforzo per l'acquisto di una casa supera la media nazionale del 19,5%, ma soltanto in 5 casi l’effort finanziario per un trilocale va oltre la soglia di guardia di terzo del reddito raccomandato dagli esperti, come accade a Venezia (39,5%), Milano (35,8%), Bolzano (35,1%), Napoli (34,6%) e Rimini (33,3%). Roma (28%) si colloca al nono posto del ranking; Aosta, con il 19,5%, si allinea alla media nazionale, mentre le altre 71 città capoluogo registrano valori inferiori, dal 19,3% di Lecco fino al 6,6% di Biella, dove l'impegno economico per l'acquisto è il più basso in Italia. Il tasso di sforzo per l'acquisto è aumentato in 49 capoluoghi su 107 rispetto all'anno scorso. I maggiori incrementi sono stati registrati a Vicenza e Verbania (2,7%), Napoli (2,4%), Trieste (2,3%) e Pordenone (2%). Altri aumenti annuali sono compresi tra l'1,8% di Macerata e lo 0,1% di Frosinone e Reggio Calabria. A Torino e Ancona il tasso di sforzo è rimasto invariato rispetto al 2023. In controtendenza, Roma ha visto un calo del tasso di sforzo dell'1,1%, mentre Milano ha registrato una diminuzione del 3,7%. Altri 53 capoluoghi hanno registrato cali, con Bolzano che ha segnato la variazione più significativa (-7,1%). Nel contesto provinciale, Bolzano registra il tasso di sforzo più alto (38,9%), seguita da Imperia (34,7%), Savona (34,3%) e Rimini (33%). In altre 33 province, il tasso di sforzo supera la media nazionale del 19,5%, con Napoli (29,6%), Venezia (26,9%), Milano (26,5%), Firenze (25,2%) e Roma (25%) che richiedono il maggiore impegno economico. Invece, 69 province hanno un tasso di sforzo inferiore alla media nazionale, variando dal 19,4% di Caserta al 5,1%, il più basso in Italia.

Il tasso di sforzo misura il peso della casa sul potere d'acquisto della famiglia. In particolare, nel caso dell’affitto, presso idealista/data misuriamo il tasso di sforzo come la quota annuale del reddito netto medio della famiglia destinata a pagare l’affitto di una tipica casa con due stanze da letto (trilocale). I valori degli affitti provengono direttamente dalla fonte dati idealista, che contiene i prezzi per ogni città. I dati sul reddito netto familiare, invece, provengono dall'ISTAT. Allo stesso modo, nel caso della vendita, il tasso di sforzo è calcolato come la quota annua del reddito netto del nucleo familiare destinata al pagamento di un mutuo “tipico”, nel senso che è stipulato con caratteristiche medie in termini di durata e tasso di interesse. A causa dei recenti aumenti dei tassi di interesse, il calcolo è stato aggiornato tenendo conto dei dati pubblicati dalla BCE.

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