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L’identikit delle nuove partite IVA: giovani professionisti del Nord e la sfida della pressione fiscale in Europa

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’identikit delle nuove partite IVA: giovani professionisti del Nord e la sfida della pressione fiscale in Europa

Il panorama delle partite IVA in Italia evidenzia tendenze significative sia dal punto di vista demografico che fiscale. Le recenti analisi mostrano una prevalenza di giovani professionisti, soprattutto nel Nord Italia, che optano per il regime forfettario. Tuttavia, la pressione fiscale rimane un tema centrale per chi intraprende la strada del lavoro autonomo, soprattutto se confrontata con gli altri Paesi europei.

L’identikit delle nuove partite IVA: giovani professionisti del Nord e la sfida della pressione fiscale in Europa

Nel terzo trimestre del 2024, sono state aperte 95.994 nuove partite IVA, con una leggera diminuzione dell'1,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Di queste, il 73,7% è stato avviato da persone fisiche, evidenziando una forte componente individuale nell'imprenditoria italiana.

Analizzando la distribuzione territoriale, il 47,7% delle nuove aperture si concentra nel Nord Italia, seguito dal Centro con il 21,8% e dal Sud e Isole con il 30,1%. Questo dato sottolinea il dinamismo economico delle regioni settentrionali.

Per quanto riguarda l'età, il 50,2% dei nuovi titolari ha meno di 35 anni, indicando una forte propensione dei giovani verso l'autoimprenditorialità. Inoltre, il 60,3% delle nuove partite IVA è stato aperto da uomini, mentre il restante 39,7% da donne.

La scelta del regime fiscale: il forfettario in primo piano
Il regime forfettario continua a essere la scelta preferita per molti nuovi professionisti. Nel 2023, 238.766 soggetti hanno aderito a questo regime, rappresentando circa il 49% delle nuove aperture. Questo regime prevede un'imposta sostitutiva del 15%, ridotta al 5% per i primi cinque anni in presenza di determinati requisiti, e semplificazioni burocratiche che lo rendono particolarmente attraente per le piccole attività.

La pressione fiscale: un confronto europeo
Nonostante le agevolazioni del regime forfettario, la pressione fiscale complessiva in Italia rimane elevata. Secondo l'Eurostat, nel 2022 le imposte e i contributi hanno avuto un'incidenza del 42,9% sul PIL italiano, posizionando l'Italia al sesto posto tra i Paesi europei. In Francia, ad esempio, la pressione fiscale raggiunge il 48% del PIL, mentre in Irlanda si attesta al 21,7%.

Per le partite IVA in regime ordinario, l'IRPEF viene applicata con aliquote progressive:

23% per redditi fino a 28.000 euro;

35% per la fascia di reddito tra 28.001 e 50.000 euro;

43% per redditi superiori a 50.000 euro.

A queste si aggiungono l'IRAP, con un'aliquota standard del 3,9% (che può variare a seconda della regione), e l'IVA al 22% sulle vendite di prodotti o servizi.

Confrontando questi dati a livello europeo, emerge che l'Italia ha una delle pressioni fiscali più elevate. Ad esempio, in Spagna la pressione fiscale varia tra il 20% e il 30%, rendendola più competitiva per le imprese.

Inoltre, l'aliquota combinata dell'imposta sui profitti d'impresa in Italia è del 27,81%, posizionandola al terzo posto tra i Paesi europei con la tassazione più elevata, dopo Portogallo e Germania. Al contrario, Paesi come Ungheria e Irlanda presentano aliquote significativamente inferiori, rispettivamente al 9% e all'11%.

Questi confronti evidenziano come la pressione fiscale italiana sia superiore alla media europea, rappresentando una sfida significativa per i professionisti autonomi e le piccole imprese.

È fondamentale che chi decide di intraprendere questa strada sia adeguatamente informato e supportato, al fine di garantire la sostenibilità e il successo della propria attività nel lungo termine.

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