L’housing sociale si sta evolvendo, esplorando nuovi modelli che uniscono formule di finanziamento innovative e concept progettuali avanzati per nuovi modelli di integrazione sociale e rigenerazione urbana, con spazi condivisi, servizi di prossimità e innovazioni tecnologiche che rispondono ai bisogni delle comunità locali e favoriscono la sostenibilità a lungo termine.
Housing sociale, caccia alle risorse: focus sui servizi
Sul fronte finanziario, si punta a ridurre la dipendenza esclusiva dai fondi pubblici e dalle fondazioni bancarie, aprendo a partenariati con privati e a fonti di finanziamento multilaterali come la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB).
«La parola chiave è blending», spiega Noemi Gallo, architetto esperta di housing, descrivendo un approccio che integra risorse economiche e attori pubblici e privati, nonché modelli abitativi flessibili e orientati alla condivisione, alla sostenibilità e alla riduzione del consumo di suolo. L’introduzione del concetto di “alloggio sociale” nel 2008 ha avviato numerosi progetti grazie al sostegno di fondazioni bancarie e enti privati, con contributi saltuari del PNRR attraverso il PINQuA. Tuttavia, oggi il settore cerca un maggiore coinvolgimento di partner privati e istituzioni finanziarie internazionali per ampliare la capacità di intervento.
Il divario con altri Paesi resta significativo. Mentre in Francia il patrimonio di alloggi sociali copre oltre il 15% delle abitazioni private, in Italia questo valore si ferma al 3%, nonostante l’aumento del costo della vita renda urgente una maggiore disponibilità di housing sociale.
Alcuni progetti pionieristici mostrano nuove strade. In Irlanda, la BEI ha finanziato un programma di edilizia sociale pubblica-privata da 120 milioni di euro per 1.500 abitazioni a basso costo. In Italia, uno dei primi esempi di finanza innovativa per l’housing sociale è il progetto di riqualificazione di 200 alloggi nel quartiere Sarpi di Milano, finanziato da 34 milioni di euro del Fondo Ca' Granda, gestito da Investire Sgr.
A Reggio Emilia, un prestito CEB da 25 milioni finanzierà la rigenerazione del distretto R60, dove verranno realizzati 150 appartamenti per studenti, coppie giovani e lavoratori temporanei, oltre a nuovi spazi culturali e sportivi. Il progetto, con un valore complessivo di 50 milioni, utilizza anche fondi del PNRR. Un’iniziativa simile è in corso a Settimo Torinese: il progetto Borgonuovo 2030, da oltre 95 milioni di euro, include la costruzione di 260 alloggi sociali per il rilancio di un’area urbana storica, coinvolgendo fondi della BEI e della CEB.
Anche i concept progettuali evolvono per rispondere alla domanda di abitazioni accessibili e funzionali. «Il tema è contenere i costi di affitto rispetto ai metri quadri», afferma l’architetto Cristiano Picco, che descrive il progetto LivingTo a Torino: 300 alloggi sociali in un’ex area industriale della Falchera, con edifici performanti ed efficienti dal punto di vista energetico, interamente elettrici e dotati di pannelli fotovoltaici. L’operazione, dal valore di 50 milioni, è sostenuta dal Fondo Abitare Sostenibile Piemonte, grazie alla collaborazione tra la città di Torino, la Fondazione Housing Sociale e la Fondazione Compagnia di San Paolo.