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Hikikomori: cresce l’isolamento tra i giovani, fino a 100.000 i casi in Italia

- di: Sveva Faedda
 
Hikikomori: cresce l’isolamento tra i giovani, fino a 100.000 i casi in Italia

Il numero di giovani italiani che scelgono di isolarsi volontariamente dalla società è in aumento. Secondo l’Associazione Hikikomori Italia, i casi accertati sarebbero almeno 100.000, con una concentrazione maggiore nella fascia tra i 15 e i 30 anni. Un’indagine dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha rilevato che circa 54.000 studenti delle scuole superiori tra i 15 e i 19 anni vivono in uno stato di ritiro sociale prolungato.

Hikikomori: cresce l’isolamento tra i giovani, fino a 100.000 i casi in Italia

Fenomeno nato in Giappone negli anni ‘90, l’hikikomori – termine che significa "stare in disparte" – ha trovato spazio anche in Italia, favorito da un mix di fattori: pressione scolastica, bullismo, dipendenza dal digitale e difficoltà relazionali. Il lockdown legato alla pandemia di Covid-19 ha poi aggravato il quadro, normalizzando l’isolamento forzato e aumentando il tempo trascorso online.

Dinamiche e fattori di rischio
Le cause che portano un giovane a isolarsi dalla società sono diverse, ma spesso si sovrappongono. Secondo l’Associazione Hikikomori Italia, le principali motivazioni sono:

Stress scolastico e sociale: la competizione elevata e la paura del fallimento generano ansia e spingono alcuni ragazzi a rifiutare il contesto scolastico.

Dipendenza da Internet: videogiochi, social e contenuti digitali sostituiscono progressivamente le interazioni reali.

Dinamiche familiari complesse: in alcuni casi, un ambiente iperprotettivo o l’assenza di una guida emotiva contribuiscono al ritiro sociale.

"L'isolamento inizia spesso con assenze scolastiche sporadiche, che poi diventano sistematiche fino a una vera e propria auto-reclusione" spiega Marco Crepaldi, fondatore dell’Associazione Hikikomori Italia. "Più a lungo dura questa condizione, più è difficile uscirne".

L’effetto della pandemia e il ruolo della scuola
La pandemia ha avuto un impatto diretto sul fenomeno. Il prolungato uso della didattica a distanza ha contribuito a rafforzare comportamenti di isolamento, riducendo ulteriormente le occasioni di socializzazione.

"Abbiamo registrato un aumento dei casi post-Covid" afferma Francesco Avallone, psicologo esperto di adolescenti. "Molti giovani, già predisposti al ritiro, hanno trovato nel lockdown la condizione ideale per chiudersi ancora di più in sé stessi".

La scuola rappresenta il primo osservatorio per individuare i segnali d’allarme. Tuttavia, secondo Save the Children, spesso il fenomeno viene riconosciuto troppo tardi. "Serve una maggiore sensibilizzazione tra docenti e famiglie per intervenire nei primi stadi dell’isolamento" sottolinea il rapporto dell’organizzazione.

Interventi e strategie di supporto

In Italia, le risposte istituzionali al problema sono ancora limitate. L’Associazione Hikikomori Italia ha avviato negli ultimi anni programmi di supporto per famiglie e scuole, con percorsi di reinserimento progressivo. Tuttavia, manca ancora un quadro normativo chiaro per affrontare il fenomeno su scala nazionale.

L’assenza di un intervento strutturato rischia di rendere il problema più difficile da gestire nel lungo periodo. Le dinamiche sociali ed economiche legate alla digitalizzazione e ai nuovi modelli di apprendimento online potrebbero contribuire alla diffusione dell’isolamento sociale anche in fasce d’età superiori, con impatti diretti sul mercato del lavoro e sulle politiche giovanili.

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