GB: in rete gli ultimi istanti di vita di un suicida. Che fine ha fatto l'umanità?

- di: David Lewis
 
Leggere un quotidiano o seguire i notiziari sulle televisioni è, spesso, la celebrazione di un rito che si ripete, immancabile, sempre eguale. Politica, economia, sport, salute, magari la fotografia di qualche bella ragazza in improbabili pose artistiche. In fondo, come si dice: letto o visto uno, letti o visti tutti.
Occhiate distratte, che si soffermano solo su un titolo o una immagine che sembrano più accattivanti o che, in qualche modo, inducono a curiosità. Ci sono, però, notizie che è difficile da presentare solo con il titolo, perché il loro oggetto è complesso nella sua a volte tragica essenza.
La notizia: un giovane condannato a sei settimane di carcere per avere filmato, prima che arrivassero i soccorsi, un uomo che si era appena suicidato. La condanna di per sé è significativa perché sottolinea ancora una volta i pericoli che una Rete senza governo e, quindi, senza regole si porta dentro.

GB: in rete gli ultimi istanti di vita di un suicida. Che fine ha fatto l'umanità?

Ma la notizia non è solo questa, perché dentro c'è il dramma della madre del suicida, che ha scoperto come la morte sia maturata appendendo, a distanza di giorni, che in Rete circolava un video che aveva registrato gli ultimi istanti della tormentata esistenza del figlio e che in modo criminale era stato veicolato, senza controlli, sui social.
Daniel Knott aveva 39 anni ed è morto il 27 marzo. Pochi giorni dopo la madre, Jenny Tancock, ha saputo che gli ultimi frammenti della vita del figlio erano in Rete, per saziare la morbosa curiosità della gente. La stessa che, magari, si va a cercare i video di omicidi. Purtroppo, prima che arrivassero i soccorsi, un giovane, Jacob Morse, 22 anni, mettendo da parte ogni sentimento, cancellando il rispetto per il dramma umano che gli si stava consumando davanti agli occhi, ha fatto partire il suo telefono cellulare per saccheggiare le immagini di un evento tragico.

Per Jenny quel video ''è l'ultimo insulto'', l'atto di un estremo degrado morale, che va di pari passo con quello della società, e non solo britannica, che, pure davanti all'enormità di episodi come questo, quasi li considerano come un prezzo da pagare alla liberalizzazione delle notizie, che corrono sui social senza che qualcuno si ponga il problema che la mancanza di filtri è un invito alla trasgressione.
Morse è stato condannato, dal tribunale di Llanelli, dopo avere ammesso le sue responsabilità ed essersi dichiarato colpevole di aver diffuso sui social media il video. Jenny Tancock non lo ha mai visto, ma sapere che altri lo hanno fatto ha provocato in lei e nella sua famiglia orrore e angoscia. Ma il fatto che altri l'avevano visto ha causato a lei e al resto della sua famiglia un'enorme angoscia. Perché l'effetto del sapere che in Rete circola un video del genere, che qualcuno abbia pensato di filmare un essere umano che sta morendo, ha acuito il dramma.

A trovare Daniel agonizzante è stata una donna che ha subito chiamato i servizi di emergenza. Morse, che aveva lavorato nelle vicinanze, si è imbattuto nella scena e ha filmato il corpo di Daniel usando il suo cellulare prima dell'arrivo dei soccorritori.
Quando si è trovata, in tribunale, faccia a faccia con l'imputato, Jenny Tancock è stata travolta dall'odio, ma non completamente: ''Non avrei dovuto essere lì, ero in lutto... ho solo tremato dalla testa ai piedi per tutto il tempo".
Ma, nonostante tutto, ha detto di provare sentimenti contrastanti riguardo alla condanna. ''Mi ha colpito come madre, lo ha fatto davvero, sembrava solo un bambino grande... ed ero davvero combattuta su come mi sentivo. Continuavo a pensare 'cosa farebbe Dan?' e non credo che Dan avrebbe voluto che andasse in prigioneSei settimane non sono sufficienti ma allo stesso tempo è una pena detentiva, è andato in prigione e questo mi dice che il nostro sistema giudiziario lo sta prendendo sul serio".
Daniel Knot era diventato un uomo problematico dopo che, sette anni fa, un incidente automobilistico lo aveva segnato profondamente nel fisico, togliendogli le certezze sulle quali aveva costruito la sua esistenza. A cominciare dalla musica, dalla quale, con il manifestarsi dei suoi demoni, aveva cominciato ad allontanarsi. Niente era più come prima e ne aveva fatto le spese anche la sua sfera emozionale: niente musica, pochissimi amici, la rottura traumatica con la sua ragazza, senza un lavoro e, quindi, senza una casa.
"È quasi come se Daniel avesse perso la battaglia", dice la madre che, vedendo gli agenti alla sua porta per annunciargli l'accaduto, non ha avuto bisogno di parole. ''Ho solo detto: per favore non fatelo, per favore non ditelo''.

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