Gran Bretagna: tutti ad aspettare l'incoronazione di Carlo III. Ma lo sfarzo è ancora giustificato?
- di: David Lewis
Il 6 maggio in Regno Unito, e con esso gran parte del mondo, guarderà a Londra per l'incoronazione di Carlo III.
Un evento di interesse planetario, in cui si mischieranno, tradizione, religiosità, politica e, anche, perché negarlo?, una spolverata di marketing. Fatta qualche piccola eccezione (le sacche di repubblicani convinti, che comunque sembrano crescere numericamente), tutti quelli che non troveranno posto lungo le strade che saranno attraversate dal corteo regale, saranno davanti alla televisione a gustare ogni singolo frangente della cerimonia, che si preannuncia come l'evento dell'anno. Ma, se tutti aspettiamo con curiosità e orgoglio, è lecito chiedersi se sia ancora giustificato lo sfarzo che caratterizzerà l'incoronazione di Carlo III, ovviamente pur nella considerazione che quella della madre, Elisabetta, avvenne settant'anni fa. O, per meglio dire, se è giustificato ancora oggi in cui il mondo, dal febbraio del 1952 (quando Elizabetta divenne regina) ad oggi, è profondamente cambiato, come le abitudini, come anche l'attaccamento dei britannici alla Corona.
Gran Bretagna: tutti ad aspettare l'incoronazione di Carlo III. Ma lo sfarzo è ancora giustificato?
Ma una incoronazione non è un evento comunque, come può essere un matrimonio o un funerale, perché rappresenta anche un fatto politico, il passaggio da un personaggio all'altro, magari tra due persone che la pensano in modo diverso, con il secondo che può abbandonare la strada tracciata dal primo.
Capisco che sono discorsi che, al di fuori del Regno Unito, hanno poco interesse, ma noi, qui, ci ragioniamo, senza per questo arrivare al dissenso o addirittura alla protesta.
Certo è che questa cerimonia arriva in un momento molto particolare per la Gran Bretagna, una contingenza delicata, determinata dalle difficoltà della nostra economia, dagli strascichi che si è lasciata dietro la pandemia e anche dall'evidente incapacità della politica di cambiare, sentendosi capace di autorigenerarsi senza passare per una presa d'atto dei fallimenti.
Oggi, nel 2023, il Regno non è lo stesso di una ventina d'anni fa, figurarsi rispetto al 1952,quando Elisabetta sentì, sulla testa, il peso - non solo metaforico - della corona, di guidare un Paese che ancora vedeva sanguinare le ferite della guerra. Eppure il trascorrere degli anni non ha intaccato il protocollo, i singoli passaggi formali della cerimonia. E sarà interessante vedere come i più giovani giudicheranno mosse, parole ed atteggiamenti che sono usciti da decenni dalla consuetudine, tra le formule del giuramento del re e oggetti della tradizione, vecchi di molti secoli.
D'altra parte, da mille anni a questa parte, le ''regole'' dell'incoronazione sono cambiate pochissimo, anche se si tratta di una cerimonia formale, per dare al popolo qualcosa da ricordare, pure se non ce ne sarebbe bisogno, dal momento che il nuovo re è tale alla morte del predecessore. Comunque, tra le parole che Carlo III pronuncerà, la promessa di "sostenere la legge e la giustizia con misericordia" sarà quella che i britannici ascolteranno con speranza, visto che ormai, a livello globale, nulla è sicuro e tutto può essere emendato. Soprattutto le promesse.