Il governo davanti alla sfida sul "Superbonus"

- di: Redazione
 
I malesseri che, da tempo, si aggirano nei corridoi del potere romano, intendendo con questa definizione il governo, stanno assumendo i connotati di una patologia. Nel senso che i malesseri, se affrontati con la cura giusta, vanno via, mentre le patologie necessitano di tempo, sempre che si riesca a guarirle.
Quello che appare evidente è che, al di là delle ripetute sottolineature di come dentro il governo tutto va bene, anzi va benissimo, in un clima quasi da Mulino Bianco, gli scricchiolii si continuano a sentire e si manifestano con sortite che certo non fanno piacere a Giorgia Meloni che anche ieri, ha fatto ricorso ad una postura muscolare quando alla Camera ha parlato, in sede di replica, mulinando la durlindana.
Lo ha fatto contro i nemici (che dovrebbero essere chiaramente identificabili nelle opposizioni), ma anche contro quelli che, nel giudizio popolare, erano da considerare ''non nemici'' o addirittura amici o, comunque, esempi di cui tenere conto nella gestione quotidiana degli affari di governo. Come ad esempio Mario Draghi, nei confronti del quale ha lanciato una stoccata durissima, in sostanza accusandolo di essersi limitato, in politica estera, a farsi fotografare con Macron e Scholz su un treno diretto in Ucraina, mentre lei, per risolvere i problemi in Europa, parla con tutti. E non è stato certo un caso che, tra i suoi interlocutori, il premier abbia citato l'Ungheria, partner scomodo per chiunque.

Il governo davanti alla sfida sul "Superbonus"

Che poi ci sia stato chi si è premurato a spiegare che nel mirino del presidente del consiglio c'era il Pd e non certo Draghi non è che abbia attenuato l'impatto emotivo che hanno avuto le parole di Giorgia Meloni le cui scelte spesso sono state accostate a quelle di ''Supermario''.
Ma certo il governo deve ritrovare compattezza, se vuole affrontare e vincere le molte sfide all'orizzonte (a cominciare dalla durissima trattativa con Bruxelles sul patto di stabilità e Mes) e, quindi, riacquistare quella coesione iniziale che oggi sembra un meraviglioso ricordo. In una coalizione di governo, dove tutti si sentono fondamentali, ci può anche stare che qualcuno faccia sentire la sua voce. Ci sta meno, però, che su argomenti su cui Meloni (e anche Giorgetti) ci ha messo la faccia, come il ''superbonus'', si manifestino toni discordanti, propugnando spostamenti della deadline indicata intangibile come i confini nazionali.

E' la riproposizione degli schemi della politica che, cambiando le ere e i protagonisti, tornano a manifestarsi nella speranza di acchiappare consensi. Che il ''superbonus'' si stia dimostrando un problema per le casse dello Stato è sin troppo evidente. Allo stesso modo in cui, comunque, è evidente che le distorsioni che si sono manifestate nei meccanismi di applicazione della misura non possono gravare sul cittadino, che ha creduto in una promessa, ma non ha tenuto conto della farraginosità che l'accompagnava. Mentre, quindi, un partito della coalizione (Forza Italia) spinge per una dilazione dei termini, i numeri dicono che non si può fare. Anche se questo aprirà voragini nei bilanci di quelle famiglie che si sono impelagate in una storia più grande di loro.

Solo per citare una situazione in cui rischiano di trovarsi in tantissimi, per gli edifici unifamiliari il termine ultimo per il completamento degli interventi resta il 31 dicembre. Passato il quale si torna al regime ordinario, del 50%. Ora, qualcuno ha fatto il calcolo di quante famiglie si troveranno in questa situazione dopo essere rimaste ostaggio di imprese che erano impossibilitate ad onorare il loro impegno?
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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