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Il governo introduce il reato di femminicidio: cosa prevede il nuovo disegno di legge

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il governo introduce il reato di femminicidio: cosa prevede il nuovo disegno di legge

Il 7 marzo 2025, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che introduce nel codice penale italiano il reato autonomo di femminicidio, punibile con la pena dell'ergastolo. Il provvedimento, che dovrà ora passare all’esame del Parlamento, mira a riconoscere la specificità della violenza contro le donne e ad aggravare le pene per chi commette crimini di genere.

Il governo introduce il reato di femminicidio: cosa prevede il nuovo disegno di legge

Fino ad oggi, l’uccisione di una donna veniva inquadrata nell’articolo 575 del codice penale, che disciplina l’omicidio volontario, con eventuali aggravanti specifiche in caso di legame affettivo tra la vittima e l’assassino. Il nuovo articolo 577-bis definisce il femminicidio come un omicidio compiuto per motivi di genere, ovvero quando la vittima viene uccisa in quanto donna, per odio o discriminazione di genere, oppure per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà personali.

La principale novità consiste nell'introduzione di un reato autonomo che prevede l’ergastolo come pena base, senza necessità di dimostrare ulteriori aggravanti, come invece accadeva fino a oggi con l’omicidio aggravato dai rapporti familiari o dai futili motivi. Questo significa che la motivazione di genere sarà centrale per la qualificazione del reato e non più solo un'aggravante secondaria.

Le altre misure previste dal disegno di legge
Oltre alla definizione autonoma di femminicidio, il testo approvato dal governo prevede anche un rafforzamento delle misure di prevenzione e protezione delle vittime di violenza di genere.

Inasprimento delle pene per reati correlati

Il disegno di legge interviene sugli articoli del codice penale relativi ai maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale e revenge porn, aumentando le pene fino alla metà o ai due terzi, a seconda della gravità del reato.

Misure cautelari più severe
I magistrati potranno applicare con maggiore frequenza la custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari per gli imputati di reati legati alla violenza di genere, anche quando il rischio di reiterazione del reato non sia immediato.

Obbligo di ascolto della vittima da parte del PM
Nei casi previsti dal "Codice Rosso", il pubblico ministero avrà l’obbligo di ascoltare personalmente la vittima, senza delegare l’audizione alla polizia giudiziaria. Questa misura mira a evitare che denunce e richieste di aiuto vengano sottovalutate o trascurate.

Limitazioni ai benefici penitenziari
Per chi è condannato per reati di violenza di genere, comprese le nuove ipotesi di femminicidio, sarà più difficile accedere a misure alternative al carcere, come la libertà condizionale o la riduzione della pena per buona condotta.

Formazione obbligatoria per magistrati e operatori giudiziari
Per evitare errori nell’inquadramento giuridico dei casi di violenza di genere e per prevenire la vittimizzazione secondaria, tutti i magistrati saranno obbligati a seguire corsi di formazione specifici sulla violenza domestica e di genere.

Quali sono i prossimi passi?
Il testo del disegno di legge dovrà ora essere esaminato dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica. L’iter parlamentare potrebbe portare a modifiche, ma il principio cardine del provvedimento – l’introduzione del femminicidio come reato autonomo – è ormai definito.

L’opposizione ha accolto con favore il riconoscimento giuridico della specificità della violenza di genere, ma ha sottolineato la necessità di misure strutturali di prevenzione, come l’educazione alla parità di genere nelle scuole e un potenziamento dei centri antiviolenza. Alcune associazioni femministe hanno espresso preoccupazione sul rischio che l’inasprimento delle pene possa non essere sufficiente se non accompagnato da un maggiore investimento in servizi di protezione e sostegno per le donne vittime di violenza.

Cosa cambia nella pratica?
L’introduzione del reato di femminicidio comporta un cambiamento significativo nell’approccio della giustizia italiana ai crimini di genere. La definizione giuridica autonoma di femminicidio servirà a evitare che questi delitti vengano assimilati agli omicidi comuni e permetterà una maggiore attenzione alle dinamiche di genere nella valutazione dei reati.

Resta ora da vedere se il Parlamento confermerà il testo senza modifiche e come il nuovo reato verrà applicato dai tribunali, in un contesto in cui la tutela delle vittime di violenza di genere è ancora spesso ostacolata da ritardi e carenze strutturali.

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